Cultura
Digiuno del 14 dicembre: le reazioni nei Paesi islamici
Adesioni e aprrezzamenti da tutto il mondo, anch da quello musulmano
di Redazione
Medio Oriente
La proposta della giornata di Digiuno e preghiera lanciata da Giovanni Paolo II sta ricevendo molta accoglienza soprattutto nei luoghi dove guerre e violenze sembrano durare all’infinito, come in Israele e Palestina. Ecco quanto ha detto a Fides mons. Pietro Sambi, delegato Apostolico a Gerusalemme.
?L’iniziativa del Santo Padre è un fatto provvidenziale. Digiuno e preghiera per la pace servono a purificare la mente e il cuore degli uomini. Il digiuno purifica i sentimenti e apre il cuore agli altri. Questo è particolarmente importante per chi è in guerra. É pericoloso che la guerra si trasformi in un “mestiere”. Chi si dà al mestiere della guerra uccide gli altri e uccide la speranza.
La Giornata lanciata dal Papa ha un valore specifico per la Terrasanta. In Terrasanta il digiuno dal “mestiere della guerra” è particolarmente necessario. Qui ogni giorno, con i due popoli, israeliano e palestinese, viviamo il disastro della guerra. Il digiuno e la preghiera aiutano a riflettere, a costruire un futuro migliore, che non si trova sulla via del terrorismo, né dell’odio, né della vendetta. Un futuro migliore si trova solo sulla strada del rispetto dei diritti e dei doveri di ciascuno dei due popoli e sulla via della giustizia. La guerra chiude gli orizzonti; il rispetto reciproco e la giustizia li apre. Ortodossi cattolici, e protestanti di Terrasanta hanno accolto con gratitudine e piena disponibilità l’invito del Santo Padre alla giornata di digiuno e di preghiera?.
Africa
Esponenti della più importante confraternita islamica del Senegal invitano il 14 dicembre gli Imam a commentare le parole del Papa. “È Allah stesso che ha ispirato il Santo Padre a indire il digiuno”. Sono solo alcune delle reazioni che dimostrano l’accoglienza positiva dei musulmani senegalesi alla proposta di una giornata di preghiera e digiuno per la pace.
“È un’iniziativa felice”. Con queste parole El Hadj Oumar Gueye, direttore dell’Istituto Islamico di Dakar, accoglie l’appello del Papa per la giornata di digiuno del 14 dicembre. Secondo Gueye, che organizza ogni anno il pellegrinaggio alla Mecca, il Papa ha una finalità precisa nel far coincidere il digiuno cattolico con la fine del Ramadan: è la prova che la comunità cattolica e, in primo luogo il suo capo, hanno il desiderio continuo di mantenere l’intesa e la comprensione reciproca tra le confessioni religiose. Egli si rallegra per l’iniziativa e assicura che i musulmani accolgono favorevolmente l’appello del capo della Chiesa cattolica.
Anche Sérigne Abibou Tall, esponente della famiglia religiosa tidianiya (la più importante confraternita del Senegal, vicina ai musulmani del Nord Africa), si compiace della proposta: “L’umanità è fatta da credenti; l’appello del Papa deve essere accolto con gioia dai sostenitori della pace. È Allah stesso che lo ha ispirato a lanciare l’appello”. Per quel giorno, in tutte le moschee, egli ha invitato gli Imam a commentare le intenzioni del Santo Padre e a pregare con lui e con i cristiani perché la pace ritorni nei cuori dei credenti.
P. Jacques Seck, responsabile del dialogo inter-religioso in Senegal, ha detto a Fides di ritenere che l’appello del Santo Padre rilancerà il dialogo tra le religioni, attualmente indebolito dopo gli attentati dell’11 settembre negli Stati Uniti e la riesplosione della crisi mediorientale. Per lui le religioni non devono essere in competizione o in concorrenza, ma devono coltivare la fraternità e l’amicizia; questo è possibile solo grazie a messaggi dei capi religiosi come quello del Santo Padre. Ricorda d’altronde che già nel 1986 in occasione del primo appello del Papa, è stato organizzato un incontro tra cristiani e musulmani. Pensa che lo stesso invito potrà essere rivolto ai rappresentati musulmani per un incontro il 24 gennaio a Dakar.
PAKISTAN
I cristiani hanno paura, ma celebreranno il 14 dicembre con un una preghiera ecumenica e una festa interreligiosa. Lo ha detto a Fides p. Rocco Patras, parroco della chiesa di san Domenico a Bahawalpur, dove il 28 ottobre è avvenuto il massacro di 15 cristiani, e che oggi si prepara a ospitare i riti del Natale. Alla vigilia della giornata di digiuno per la pace indetta dal Papa, ha dichiarato:
?Abbiamo organizzato un digiuno comune e una preghiera ecumenica con tutte le altre confessioni cristiane. Come ha chiesto il Papa, vi parteciperanno tutti i ragazzi delle scuole. Per rompere il digiuno, poi, ci uniremo ai musulmani di Bahawalpur. Speriamo sia un momento di distensione e festa. Per i cristiani nei paesi islamici come il Pakistan, il gesto del digiuno e il messaggio del Papa per la pace sono molto importanti. Il Papa fa presa su tutti gli uomini di buona volontà, cristiani e musulmani, ma non scalfisce i fondamentalisti. Qui i leader musulmani moderati sono davvero pochi. Speriamo che la tragica esperienza di Bahawalpur serva da esempio: che il martirio possa generare armonia sociale e rilanciare il valore del dialogo, in cui io credo fermamente: ce lo ha insegnato Gesù”.
Incoraggiamento e unità: sono i frutti che sta producendo in Pakistan l’appello del Papa per il digiuno del 14 dicembre. L’iniziativa ha suscitato commenti favorevoli e attività comuni nella comunità cristiana e musulmana del paese, ma pure qualche perplessità.
Leader musulmani moderati, religiosi e politici, hanno approvato il gesto.
L’ex capo della giustizia pakistana Syed Naseem Hasan Shah ha definito l’invito del Papa “un nuovo inizio del terzo millennio” e ha esortato le due comunità a eliminare vecchi rancori. “Il gesto – ha detto – aiuterà le due comunità a comprendersi ed accettarsi reciprocamente”. Mahmood Ahmad Ghazi, Ministro Federale per gli Affari religiosi, ha ringraziato il Papa per la solidarietà dimostrata ai musulmani e ha detto che il governo pakistano apprezza il suo appello. Khalid Ranjha, amministratore della provincia del Punjab, ha dichiarato: “L’appello del Santo Padre mostra che la cristianità è aperta alle altre religioni in tutto il mondo. Questo giorno di digiuno unirà cristiani e musulmani”.
Il 14 dicembre i partiti politici hanno organizzato un una festa per la fine del digiuno come augurio di un futuro luminoso per i cristiani in Pakistan. Mons. Andrew Francis, p. Francis Nadeem, p. Bernard Inayat, mons. Joseph Francis, Chaman Sadar, il rev. Akram A. Masih e altri leader cristiani sono stati invitati a rappresentare la comunità cristiana.
Fra i cristiani la riposta è stata pronta ed entusiasta. In una lettera pastorale mons. Andrew Francis, responsabile della Commissione per il Dialogo Interreligioso, affiliata alla Conferenza Episcopale, ha chiesto ai fedeli di accogliere l’invito del Papa: “In Pakistan – spiega a Fides – stiamo cercando di promuovere l’armonia sociale e la solidarietà nazionale. L’appello del Santo Padre ci aiuta a raggiungere questo obiettivo”. Anche l’arcivescovo di Lahore, mons. Lawrence Saldanha, ha inviato una lettera pastorale a parrocchie e istituzioni cristiane per ricordare la celebrazione del digiuno per la pace.
I cristiani progressisti lo considerano un buon segno per mostrare solidarietà ai musulmani e come una mossa generosa da parte cristiana per promuovere pace e perdono. Alcune perplessità si registrano tra fedeli delle fasce sociali e culturali più basse. Pur conservando rispetto verso il Papa, essi hanno mostrato insensibilità verso questo gesto e affermano che non digiuneranno pubblicamente. Digiunando nel giorno sacro all’Islam, i cristiani temono di perdere la loro identità e di sembrare sottomessi ai musulmani.
Indonesia
I leader musulmani in Indonesia esprimono al Papa gratitudine e apprezzamento per la Giornata di digiuno e preghiera per la pace, in solidarietà con i musulmani, indetta il 14 dicembre. Ma affermano che l’iniziativa va spiegata meglio ai seguaci dell’Islam.
“E’ un gesto che esprime autentica solidarietà, che verrà accolto con favore dai fedeli musulmani indonesiani. Ma occorre spiegare meglio perché la Chiesa cattolica ha avuto questa idea”, afferma Kiai Haji Hasyim Muzadi, capo del Nahdlatul Ulama (NU), la maggiore organizzazione islamica indonesiana, che conta circa 60 milioni di iscritti. “Una delucidazione è necessaria perché non tutti i musulmani indonesiani accettano l’iniziativa del Papa. Secondo me il Papa vuole sottolineare la fratellanza fra cattolici e musulmani nel mondo. Ma i fondamentalisti sollevano questioni e sospetti. L’appello del Papa non dev’essere visto come tentativo di mescolare gli insegnamenti di Cattolicesimo e Islam, ma come segno di tolleranza universale e solidarietà con i credenti di altre religioni”.
Favore a apprezzamento al Papa giungono anche dal prof. Azyumardi Azra, rettore dell’Università Statale Islamica “Syarief Hidayatullah”, a Jakarta Sud. Il professore spiega a Fides: “E’ un appello rivolto con grande spirito di amicizia. E’ una buona idea dare alla comunità cattolica nel mondo l’impegno che tutti i musulmani hanno tenuto durante il mese santo del Ramadan. Lo apprezziamo perché il fine è rafforzare la amicizia fra i cattolici e i loro fratelli musulmani”. Continua il prof. Azyumardi: “Per me si tratta quasi di un viaggio spirituale, quando tutte le religioni, come Islam, Cristianesimo ed Ebraismo fanno un gesto come il digiuno, contemplato nella loro dottrina. Non è solo un’azione di rinuncia materiale, ma è un esercizio per acquisire maggior consapevolezza spirituale. Vedo l’appello del Papa come un modo per rafforzare l’affinità spirituale fra i seguaci delle tre religioni monoteistiche, che si rifanno ad Abramo”.
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