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Digital innovation, social, talento e sudore: ecco chi sono i giovani oggi

Il numero del magazine in distribuzione indaga il mondo degli anti-bamboccioni. Ne abbiamo parlato con Franco Ricchiuti, già discografico per Emi e Universal, oggi ha fondato House264 - The Place for Tubers con cui segue e forma ragazzi giovanissimi sui loro progetti per YouTube. L'intervista

di Lorenzo Maria Alvaro

Il mondo giovanile lontano anni luce dalla narrazione mainstreaming degli sdraiati. Un esercito di under 35 che ha preso in mano il proprio destino diventando costruttori di futuro. Il numero del magazine in distribuzione è dedicato a loro e presenta undici esempi. Ne abbiamo parlato con Franco Ricchiuti, ex discografico per grandi etichette e oggi in prima fila con la sua House264 – The Place for Tubers nella formazione e accompaganmento di giovanie giovanissimi nel mondo della digital innovation.


Alla luce della sua esperienza professionale come le sembra siano cambiati i giovani rispetto al passato?
La mia principale constatazione riguarda soprattutto come, negli ultimi 20 anni, sia cambiato il contesto in cui questi ragazzi si trovano. L’avvento del Digitale ha di fatto creato una sostanziale differenza tra Digital Immigrants (coloro che hanno oltre 30 anni) i Digital Native ovvero gli attuali 20/25enni e i Born Digital, i teenager attuali. Queste 3 categorie di giovani hanno, nei confronti della loro capacità espressiva, approcci molto differenti rispetto a chi li ha preceduti. Primo fra tutti è l’autodeterminazione. Sanno che tramite Internet possono raggiungere ed essere raggiunti da tutti. Non si pongono limiti culturali ne sociali. Ne tantomeno geografici. Internet ha cancellato tutte i riferimenti spazio/temporali e di questo ne hanno una profonda coscienza. Chiaramente tutto questo ha fatto crescere il livello di ambizione. Se il mondo può essere il mio palcoscenico, only the sky can be the limit. Nel lontano 1993, negli USA fu lanciato il progetto IUMA.org. Internet Underground Music Archive, una sorta di X Factor ante litteram che metteva a disposizione di chiunque la possibilità di caricare un proprio Brano, opportunamente classificato per genere, con l’obiettivo di essere ascoltato dall’umanità e magari da talent scouter o media people. Fu uno straordinario momento di innovazione in un mondo, quello della musica, che era uguale a se stesso dai tempi di Puccini, Rossini, Verdi e Giovanni Ricordi.
A distanza di circa 25 anni un ragazzo che proviene da un quartiere ultrapopolare di Milano, senza nemmeno sfiorare le strade maestre che conducono ai Direttori Artistici e ai Reality Show, colleziona milioni di views su YouTube esclusivamente grazie al passaparola e nel giro di 18 mesi diventa testimonial del più importante operatore di telecomunicazioni europeo. Il sogno di IUMA diventa realtà.

Hanno le stesse aspirazioni e desideri di un tempo? Sono più o meno determinati di prima?
Oggi le ambizioni di un giovane musicista distruggono i limiti spazio/temporali e il successo diventa reale. Esempi come quelli sopra citati aumentano la “self confidence” con altri effetti positivi che si allargano, come centri concentrici, a dimensioni parallele a quelle artistiche e che si orientano alla carriera e al percorso accademico. Credo che sia il classico esempio di effetto domino positivo su una generazione che, a livello mediatico è stata dominata dal pessimismo cosmico e che ha reagito creando un mondo e un modo alternativo a propria misura.

In ambito musicale giovani e giovanissimi ascoltano prevalentemente rap. Un fenomeno che ha travolto la musica a 360 gradi. Oggi è impensabile un pezzo pop che non abbia un inciso rappato o comunque che non proponga quelle sonorità che si sono imposte grazie all’hip hop. Come si spiega?
Innanzitutto credo sia interessante notare come oggi la musica sia profondamente influenzata da un genere principale. Non è un aspetto banale se si considera che il Rap, e tutta la filiera di derivati, è un genere non soltanto transnazionale ma anche transculturale, transrazziale e al di sopra di qualsiasi forma religiosa. In sintesi, un modello espressivo che ha messo d’accordo tutti e che consente link culturali, e quindi un benefico effetto di contaminazione sociale, di cui non si trova un esempio precedente così massificato. Se si considera invece il suo sviluppo evolutivo si può notare come si è passati da un linguaggio di grande polemica e accusa al sistema sociale (soprattutto americano) a momenti di espressione del disagio, di esaltazione della famiglia sociale e della propria famiglia (soprattutto la figura materna): «Sono uscito dalla melma, Da una stalla a una stella, Compro una villa alla mamma» – «Io sono fuori: Brexit, Fluttuo come un backflip, Non sono un politico, io non cerco consensi» (Ghali, Ninna Nanna – 2017). «Entrambi i lati mamma e papà importanti, il papà per farsi i lividi e la mamma per curarli, ma se dovessi fare un figlio, un giorno, spero sia tutto suo padre, tutto suo nonno». (Emis Killa, Il King – 2012). Un ulteriore aspetto è rappresentato dal contenuto testuale, quello che dici; dalla tua capacità di dirlo bene, il tuo Flow; dallo stile con il quale lo esprimi, dove il video è la forma espressiva principale. Negli anni d’oro del cantautorato impegnato italiano la ricerca melodica era funzionale al testo che si voleva esprimere. Le canzoni si ascoltavano alla radio o nei juke box. Oggi vengono ascoltate su YouTube, Spotify, Apple Music; rappresentano vertebre di Playlist, espressioni sociali di stati d’animo, in continua condivisione, quasi a creare un’immensa rappresentazione sul palco sociale che Internet mette a disposizione 24/7. È tutta una questione di presentation skills. Non serve solamente saper cantare o saper suonare. Bisogna saper affermare il proprio stile, il proprio brand. I giovani lo sanno benissimo. Basta ascoltare le domande che si pongono prima di postare una propria foto sul proprio profilo Instagram. “È bella abbastanza?” “Raggiungerà 100 likes?” “Aumenterò i miei followers?”.



Che cosa ha il rap che attira i giovani?

Tutti questi elementi di stile, presentazione, immagine, consistenza e coerenza con se stessi e i propri simili hanno creato un trend che i giovani seguono facendolo proprio e che alimentano la propria autodeterminazione. Ogni rapper che ce la fa è la dimostrazione che tutto questo è vero e quindi posso farcela anche io. Il fatto che il Rap abbia prodotto, ovunque, così tanti successi nati dalle strade e dal nulla e che sia un genere semplice, alla portata di tutti (anche se non è proprio vero) ha influito sulla sua capacità di divulgazione a partire dai ceti sociali meno fortunati.


Nello stesso tempo sempre più giovanissimi emergono come artisti rap con numeri e performance sbalorditive. Uno per tutti è proprio Ghali (nella foto di copertina), 24enne italo tunisino di Baggio firma il suo primo contratto a 18 anni e sta battendo ogni record di visualizzazioni e vendite. Come si spiega e quanto centra la digital innovation?

Ghali è uno straordinario esempio che da speranza a tanti ragazzi. L’evoluzione sociale che Internet ha innescato nelle modalità di consumo della musica è stata determinante. Prima di Internet la musica veniva promossa dalle radio e da alcune (poche) riviste specializzate, che operavano delle scelte in base a genere e a convenienza economica. Negli anni ’60 negli Usa ci fu il famoso Scandalo delle Payola, ovvero delle mazzette che le case discografiche e i produttori pagavano ai direttori radiofonici per far passare il proprio pezzo in Alta Rotazione. Internet ha reso tutto molto più democratico. Nel 1999, Shawn Fanning e Sean Parker creano Napster e danno il via ad una rivoluzione copernicana in ambito musicale. Con il peer to peer si apre l’era della Condivisione della Conoscenza, che passa dai gusti musicali (e dallo scambio illegale delle relative tracce Mp3) con relativo accesso gratuito al patrimonio musicale disponibile. Oggi, noi guardiamo a fenomeni come Spotify come un fatto acquisito, in realtà si è tratta di un processo durato circa 15 anni dove è stato cambiata radicalmente la scena musicale globale. Per questo motivo oggi può succedere quello che è successo a Ghali. La velocità iperbolica con cui si accende (e si spegne) un consenso permette, in teoria, a chiunque, di passare dall’essere un ragazzo di un quartiere periferico di Milano con altissimi livelli di disagio sociale a diventare il testimonial di Vodafone in poco più di 18 mesi.


È un mito da sfatare il fatto che questi ragazzi, che fondano il proprio successo online, non abbiano talento? Hai esempi al riguardo?
Io credo che i ragazzi di oggi (altra citazione del grande Luis Miguel che la cantò a Sanremo nel lontano 1985), stiano sviluppando una capacità di gestione delle sollecitazioni a cui sono sottoposti straordinaria. Il numero di messaggi a cui sono sottoposti quotidianamente è semplicemente strabiliante. Inoltre, a differenza di chi li ha preceduti, gestiscono in maniera molto consapevole e con grande attenzione diverse identità, tutte molto importanti per loro: l’identità reale (quella che gestiscono con i propri amici direttamente) e le diverse identità virtuali rappresentate dalla loro presenza sui diversi Canali Social / APP. In tutto questo la famiglia gioca un ruolo centrale nell’aiutarli a difendersi da un numero molto più elevato di pericoli a cui vengono esposti.
La loro capacità multitasking, se opportunamente indirizzata, è un’arma potentissima oltre al fatto che non hanno bisogno di imparare nulla rispetto a quanto l’evoluzione digitale possa offrire; loro sanno. Detto questo, sono davvero molti gli esempi di successi a cui possiamo fare cenno. Pensate a Pew Dee Pie, uno YouTuber svedese di Göteborg che oggi ha un canale con oltre 58 milioni di persone iscritte (praticamente la popolazione italiana), diventato famoso per i suoi video mentre gioca con la playstation (un genere noto come gameplay ndr).
 Un altro esempio molto significativo in ambito musicale è Jacob Collier che, all’interno della sua stanza, nel 2012 all’età di 18 anni, ha arrangiato, cantato e eseguito la canzone di Stevie Wonder “Don’t you worry about a thing”.

Di lì a poco (2014), grazie ad un’altra interpretazione di un classico di Gershwin “Fascinating Rhythm” il video su YouTube viene visto da Quincy Jones, uno dei più importanti produttori musicali della storia e posta un commento entusistico al video.


Il commento di Quincy Jones

A fine anno Jacob Collier, firma un contratto con Quincy Jones e pubblica il suo primo album “In my room” iniziando una tournée mondiale che lo ha visto protagonista in tutti i più importanti Festival Jazz a livello globale.


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