Welfare

Difensori: la politica non c’entra, vince chi ha titoli

Il difensore civico

di Redazione

L?incarico di difensore civico non è un atto sottoposto ad arbitrio politico e le pubbliche amministrazioni devono assegnare questo incarico a chi è risultato più titolato. Lo sostiene l?avvocato Giuseppe Fortunato, difensore civico della regione Campania, che si è visto riconoscere dal Consiglio di Stato, la legittimità della sua nomina. Si tratta della quarta pronuncia giudiziaria, tra Tar e Consiglio, che Fortunato ottiene contro gli appelli della stessa regione Campania. Tutto nasce dalle modalità che hanno portato Giuseppe Fortunato a ricoprire questo incarico: ovvero una selezione in base ai titoli preferenziali e culturali presentati dai concorrenti che hanno risposto all?avviso pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione. Ma giacché l?amministrazione non completava il procedimento di nomina, l?avvocato Fortunato ha deciso di avvalersi delle sedi giudiziari per ottenere l?atto dovuto: la nomina con decreto arrivata solo nel giugno dello scorso anno. Nomina, però, immediatamente contestata dalla stessa Regione che ha sostenuto, invece, la natura di ?atto politico? della carica di difensore civico, invocando quindi la discrezionalità nella scelta, ed eventualmente anche senza tener conto dei titoli professionali e culturali richiesti nell?avviso pubblico. Una interpretazione contestata dall?avvocato Fortunato che ha sottolineato il dettato della legge 241 datata 1990 chiedendo l?intervento dell?autorità giudiziaria che per quattro volte, tra ordinanze e sentenze, hanno sostenuto l?orientamento del difensore civico campano. «Le risultanze giudiziarie – afferma l?avvocato Giuseppe Fortunato – creano un importante precedente per tutti i cittadini che desiderano accedere ad incarichi pubblici: la Pubblica Amministrazione non può sfuggire, in virtù di arbitrio politico, ai propri doveri di affidare incarichi a chi è più titolato».


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