Sostenibilità

Difendere il pianeta vivente Un’assicurazione per il futuro

Ecoimpronta

di Redazione

di Gianfranco Bologna
Il nuovo Global Biodiversity Outlook 3, il rapporto sullo stato della biodiversità presentato dalle Nazioni Unite, attraverso la Convenzione sulla Diversità biologica documenta lo stato attuale della biodiversità a livello planetario e, tenendo conto delle analisi dei numerosi indicatori che forniscono il quadro dell’andamento dello stato della biodiversità sul nostro pianeta, dimostra chiaramente che non vi sono evidenze relative ad una significativa riduzione nel tasso di declino della biodiversità e che le pressioni che intervengono sulla biodiversità continuano invece, a crescere. L’obiettivo del 2010 che tutti governi del mondo si erano dati nel 2002, non è stato raggiunto. Dal 1970 abbiamo ridotto le popolazioni animali di numerose specie di vertebrati (mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci) del 30%, l’area di superficie delle mangrovie e delle praterie di piante fanerogame marine (come la posidonia) del 20% e l’area coperta da barriere coralline viventi del 40%. Queste perdite sono chiaramente insostenibili per le dinamiche dei sistemi naturali e per lo stesso benessere e sviluppo umano. Il Global Biodiversity Outlook 3 si sofferma molto sul concetto dei punti critici ecologici del nostro pianeta, i cosiddetti Tipping Points, cioè le situazioni in cui i cambiamenti nelle funzioni di un ecosistema sono così significative da produrre un impatto importante sulla biodiversità e sulla loro capacità di continuare ad offrire servizi ecosistemici, sia a scala regionale che globale.
Possiamo prendere, come esempio, il problema della foresta tropicale amazzonica: essa influenza il clima agendo, a livello del suolo, come un gigantesco consumatore del calore, assorbendo, attraverso l’evaporazione dell’acqua, tramite le foglie, metà dell’energia solare che la raggiunge. Inoltre l’Amazzonia rappresenta un grande serbatoio di carbonio, che però viene rilasciato nell’atmosfera tramite la deforestazione, le siccità e gli incendi, e contribuisce quindi all’accumulo di gas atmosferici a effetto serra che, a loro volta, causano il riscaldamento globale.
Infine, l’acqua che defluisce da queste foreste nell’Oceano Atlantico rappresenta il 15-20% del deflusso fluviale globale totale e potrebbe essere sufficiente per influenzare alcune delle grandi correnti oceaniche che, da sole, rappresentano degli importanti regolatori del sistema climatico globale. La conservazione della foresta amazzonica è quindi necessaria anche per mantenere una sorta di stabilizzazione del clima mondiale.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA