Non profit

Dieci miliardi al terzo settore

L'indagine dalla Banca d'Italia: la maggior parte dei finanziamenti al nord

di Maurizio Regosa

Sarà non profit, ma anche al Terzo settore i soldi servono. E dunque i finanziamenti sono necessari: è la premessa della relazione che Giorgio Gobbi (titolare della Divisione struttura e intermediari finanziari della Banca d’Italia) ha preparato assieme a Roberto Felici e Raffaella Pico e svolto oggi alle Giornate di Bertinoro. Ma come si comportano gli istituti di credito?

La domanda

Ovviamente un settore in crescita come il Terzo settore ha visto, in questi anni, aumentare anche la dimensione del credito accordato. Qualche dato a giugno 2010: a 4.700 istituzioni ed enti religiosi risultano accordati finanziamenti per 2,1 miliardi; circa 7 miliardi invece sono andati a 13mila realtà senza scopo di lucro e che sono al servizio della famiglia; ad oltre 4mila cooperative sociali le banche e le finanziarie hanno concesso un credito per 1,6 miliardi. Questo, circa 10 miliaardi, per i soggetti strettamente  del terzo settore. Più in generale, allargando il confine alla cosidetta “economia civile”, ad altre 19mila cooperative non finanziarie (ovvero il mondo cooperativo in quanto tale al netto delle coop sociali e delle banche di credito cooperativo) sono andati oltre 24 miliardi. Numeri che impressionano e che però, nello stesso tempo, evidenziano la consueta frattura nord-sud: ai 6,3 miliardi prestati al terzo settore settentrionale corrispondono i 3,1 andati a quello del centro e l’1,3 che ha raggiunto il meridione. Nel complesso rispetto al giugno 2001 il credito al Terzo settore a giugno 2010 risulta comunque cresciuto di quasi il 250%.

 Chi sono gli interlocutori del Terzo settore?

Le banche maggiori, anzitutto: hanno il 50% delle non profit come clienti (e in questa percentuale grande spazio hanno le istituzioni senza scopo di lucro, seguite dalle istituzioni ecclesiastiche e dalle cooperative sociali). Al secondo posto le banche grandi e medie (per una quota di mercato che supera il 20%) e dalle piccole (attorno al 7%). Per quanto riguarda il sistema delle Bcc, è intermediario per il Terzo settore nel 12% dei casi circa. Da notare che nel caso delle Bcc, le principali clienti sono le cooperative sociali (che presso gli altri interlocutori hanno meno “ascolto” delle associazioni e delle istituzioni ecclesiastiche). Quanto al costo del denaro, va registrato un peggioramento per quanto riguarda le condizioni offerte al non profit: se nel 2007 i crediti costavano al Terzo settore meno che alle famiglie, nel 2010 (nel contesto della generale discesa dei tassi), il rapporto si è invertito. Oggi pagano più le onlus, seguite dalle imprese non finanziarie e dalle famiglie.

Un quadro interessante

«I prestiti agli operatori del terzo settore rappresentano una quota piccola, ma in rapida crescita, del mercato del credito italiano», ha concluso Gobbi, e «accanto a numerosi operatori le cui esigenze finanziarie ammontano a poche decine di migliaia di euro, vi sono organizzazioni il cui indebitamento raggiunge dimensioni tipiche di quelle che si riscontra nelle piccole e medie imprese». In generale infine «le caratteristiche del mercato del credito aI terzo settore non si discostano in misura significativa da quelle del mercato dei prestiti alle imprese per prestiti agli operatori per tipologia degli intermediari, forme tecniche, tassi di interesse e rischiosità». Vi sono però numerose questioni aperte: dalla sostenibilità del debito in presenza di tassi più elevati alla misurazione del merito di credito del Terzo settore.


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