Comitato editoriale

Dieci anni del progetto “Fiocchi in Ospedale”

Il programma è nato per favorire la salute di bambine e bambini e dei loro genitori nei primi 1000 giorni di vita. Fino ad oggi, l’intervento ha coinvolto 14 aziende ospedaliere, quasi 42mila genitori e più di 38mila tra bambine e bambini, in 9 città. L’Organizzazione sottolinea l’importanza di investire nella salute nei primi fondamentali mille giorni, rafforzando la rete socio-sanitaria di supporto alla genitorialità per sostenere la natalità in Italia

di Redazione

Negli ultimi quindici anni, in Italia si è registrato un trend di natalità drammaticamente negativo e nel 2021, per la prima volta, le nascite sono state inferiori alla soglia simbolica delle 400 mila. Il trend va analizzato insieme ad altri indicatori che compongo un mosaico articolato e che evidenziano disuguaglianze sempre più profonde. La povertà, soprattutto minorile, è in continua crescita negli ultimi anni; la mortalità neonatale – anche se è una delle più basse dei paesi OCSE, con tassi inferiori anche a Francia, Germania e Regno Unito – è più alta nelle regioni del Sud e nelle Isole, rispetto a quelle del Nord e del Centro; i servizi dedicati alla prima infanzia, come gli asili nido, sono carenti su tutto il territorio nazionale e quasi del tutto assenti proprio in quelle regioni del Sud; i consultori sono diminuiti progressivamente e oggi in media in Italia ne esiste uno ogni 32.000 persone, mentre la legge ne prevedrebbe uno ogni 20.000. Questa la cartina tornasole che ci fa capire a chiare lettere la necessità di supportare in maniera olistica ed integrata i neo genitori e le giovani famiglie, accompagnandole sin dalla prima fase della nascita di un figlio.

Proprio questo è l’approccio del programma Fiocchi in Ospedale di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare la vita delle bambine e dei bambini e garantire loro un futuro, che oggi celebra i suoi primi 10 anni con l’evento Cambiare l’inizio della storia 2012-2022 Dieci anni di Fiocchi in Ospedale in programma stamane a Roma. L’incontro è stato aperto da Francesca Romana Marta, responsabile del programma Fiocchi in Ospedale di Save the Children Italia. Durante la sessione, sono stati presentati i progetti pilota di Milano, Napoli e Bari dando vita ad un più ampio confronto su natalità, PNRR, diritto alla salute dei minori e territorialità. All’evento hanno partecipato Giuseppina Princi, Vicepresidente della Regione Calabria; Giulia Radogna, Aps Mitades; Valentina Affettuoso, coordinatrice Fiocchi Niguarda; Marco Bosio, Direttore generale Niguarda; Lucrezia Calefati, presidente il Melograno; Antonella Troilo, prima coordinatrice Fiocchi Policlinico di Bari; Maurizio Marra, direttore medico di presidio del Policlinico di Bari; Flaminia Trapani, socia fondatrice Pianoterra; Brunella Cozzolino, coordinatrice Fiocchi Cardarelli di Napoli; Maria Gabriella De Luca, direttrice TIN Cardarelli di Napoli; Roberta Carlini, Economista, giornalista e scrittrice; Antonietta Spadea, Direttore UOC Accoglienza, Tutela e Promozione della Salute Distretto 14 ASL RM1; Paolo Siani Pediatra, Ospedale Santobono, Napoli; Enrica Pizzi, Ricercatrice, Responsabile Scientifica Sistema Sorveglianza 02, Istituto Superiore di Sanità. A chiudere l’incontro, Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. L’evento è stato coordinato dalla giornalista Cristiana Pulcinelli.

Al centro dell’intervento del programma Fiocchi in Ospedale, c’è un approccio precoce ai bisogni di salute di bambine e bambini fin dal momento della gravidanza e nei primi 1000 giorni di vita, considerato dalla letteratura scientifica e dalle linee guida internazionali un periodo cruciale per lo sviluppo delle capacità cognitive e relazionali di bambine e bambini, e quindi fondamentale dal punto di vista di interventi precoci che possono avere un impatto determinante anche sulla vita da adulti. Inoltre, il programma prevede il riconoscimento dei servizi più appropriati per rispondere con continuità ai bisogni di tutti i futuri e neo genitori, in continuo ascolto delle loro necessità, oltre alla identificazione di particolari fragilità che richiedono interventi in emergenza.

Il programma è presente oggi in 14 ospedali con la collaborazione di 15 partner territoriali, che rappresentano un grande valore aggiunto in termini di continuità delle relazioni con le strutture sanitarie, di competenze nella gestione delle attività con genitori e bambini e soprattutto di consolidamento delle reti con i servizi pubblici locali. Ha coinvolto 41.489 adulti e 38.200 minori. Ha avviato 10mila percorsi di presa in carico con i servizi sociali e altri servizi del territorio e si è avvalso dell’aiuto di 650 professionisti tra pediatri, ostetriche, mediatori linguistici, assistenti sociali, psicologi, nutrizionisti e assistenti legali, oltre ad aver avviato relazioni strutturate con 180 consultori familiari e 98 servizi educativi per la prima infanzia.

“Se davvero vogliamo sostenere le nascite nel nostro Paese, dobbiamo investire nell’infrastruttura sanitaria e sociale di supporto ai primi fondamentali mille giorni di vita, il cui rafforzamento risulterebbe più efficace rispetto ad interventi una tantum di sostegno alla natalità. Il nuovo modello organizzativo previsto dalla riforma dell’assistenza territoriale nel Servizio Sanitario nazionale è una grande opportunità, ma dovrà essere in grado di assicurare un sistema sanitario di prossimità, integrato e multilivello, che offra servizi essenziali di promozione della salute e di cura di qualità, accessibili e gratuiti per tutti, inclusa una rete diffusa di Consultori. Sarà inoltre fondamentale la presenza di equipe territoriali multiprofessionali e risorse umane e strumentali adeguate ad assicurare i necessari livelli assistenziali in tutte le regioni in egual misura. Ogni Casa di Comunità, fulcro della riforma, dovrebbe garantire interventi a favore dei primi mille giorni e un collegamento diretto con i reparti ospedalieri e servizi e sportelli sul territorio” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

Fiocchi in Ospedale trova la sua naturale collocazione nella fase più delicata della formazione di un nucleo familiare ed in contesti socioeconomici difficili e risponde ai bisogni di diversa natura che futuri e neogenitori possono avere durante il delicato momento della gravidanza e della nascita. Sportelli pubblici, gratuiti e senza obblighi di prenotazione e appuntamento, situati all’interno degli ospedali in cui il programma è attivo, una linea telefonica e una mail dedicata rispondono alle necessità di informazioni dei neo genitori. In caso di difficoltà economiche che possono subentrare con la nascita di un figlio, il programma offre la possibilità di doti di cura e sostegni di emergenza per i bisogni di base (alimentari e sanitari) e accompagna le persone che ne hanno necessità in percorsi personalizzati di presa in carico integrata, guidati dal servizio sociale di riferimento. Inoltre, offre sostegno psicosociale ai neo genitori, quando la nascita di un figlio causa– nelle mamme in particolare – una condizione di estremo disagio chiamata “maternity blues”, che a volte può tradursi in uno stato di vera e propria depressione che necessita di interventi clinici specifici. Colloqui individuali di supporto emotivo, interventi di gruppo di autoaiuto o consulenza (psicologica, ostetrica, nutrizionistica, pediatrica, ecc.), sono alcuni degli strumenti messi in campo da Fiocchi in Ospedale, per venire incontro alle necessità dei genitori. Inoltre, il programma, si concentra anche su bisogni legali e amministrativi, di protezione e accoglienza.

“In dieci anni, Fiocchi in Ospedale è stato un punto di riferimento per moltissimi futuri e neogenitori, soprattutto provenienti da contesti di fragilità, che hanno trovato in questo spazio informazione, ascolto, sostegno concreto e la possibilità di accedere ai servizi più appropriati ai loro bisogni. Uno spazio di ascolto e accoglienza di bassa soglia, senza prenotazione e file, si è rivelato essere uno strumento fondamentale per identificare precocemente la fragilità delle persone, intervenendo prima che diventasse vero e proprio disagio, perché non basta “non avere una malattia” per essere “in salute”. ha dichiarato Francesca Romana Marta, responsabile del programma Fiocchi in Ospedale di Save the Children Italia.

“Moltissimi i bisogni di chi frequenta i nostri spazi” ha proseguito Francesca Romana Marta “Dalla mamma in difficoltà con la pratica online per l’iscrizione del bimbo al servizio sanitario nazionale, al papà che deve prendere un treno ogni giorno per fare visita alla sua bambina ricoverata in terapia intensiva neonatale e non ha soldi per il biglietto, alla donna incinta che non ha problemi di salute, ma affronta la gravidanza da sola ed è stata sfrattata. Fiocchi in Ospedale cerca soluzioni, mette a disposizione piccole doti per risolvere emergenze, attiva la rete per cercare un servizio disponibile a risolvere un problema”.

Per il futuro, Fiocchi in Ospedale si è dato dei traguardi particolarmente sfidanti, come quello di contribuire alla salute nei primi mille giorni nell’ambito della riforma dell’assistenza sanitaria territoriale, creando degli spazi “mille giorni” all’interno dei servizi territoriali competenti. Inoltre, il programma è inserito nei percorsi formativi nazionali promossi dall’ISS e da altre importanti Organizzazioni scientifiche e professionali, rivolti ad ostetriche, pediatri, assistenti sociali e operatori dei servizi socio sanitari nelle amministrazioni regionali ed è impegnato nella tutela del diritto alla salute, attraverso un’azione che miri ad assicurare ad ogni bambina e bambino il suo pediatra fin dal momento delle dimissioni post parto, e a supportare i genitori negli spazi di degenza, in particolare nelle TIN e nelle neonatologie.

Credit Foto Francesca Leonardi per Save the Children

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.