Famiglia

Diciotto guerre dimenticate

Tanti sono i conflitti aperti nel mondo, senza contare l’offensiva del e contro il terrorismo.

di Carlo Gubitosa

Che cos?è esattamente una guerra? La Caritas italiana, nel libro I conflitti dimenticati, la descrive come un “conflitto armato con più di mille persone morte in situazioni di combattimento in ciascuno degli anni di conflitto”. Da un?altra prospettiva, invece, Medici senza frontiere ha incluso nella classifica delle più importanti ?guerre invisibili? anche quella che l?intera Africa combatte contro la malaria (3mila vittime al giorno) e quella dei due milioni di persone che lottano contro l?Aids in America Latina e nei Caraibi.
Un altro bilancio della violenza mondiale è quello realizzato dalle Nazioni Unite nel Report on the World Social Situation 2003 (Rapporto sulla situazione sociale del mondo), nel quale si legge che gli ultimi due decenni del millennio appena terminato sono stati segnati da 164 conflitti violenti, che hanno coinvolto 89 Paesi con una durata media pari a 6/7 anni. “I conflitti”, si legge nel rapporto Onu, “tendono a essere concentrati nei Paesi poveri. Dal 1990 più della metà dei Paesi a basso reddito sono stati coinvolti in conflitti di dimensioni significative, e la regione africana è stata quella colpita più duramente”.
Il più recente ?censimento? annuale delle guerre nel mondo è quello realizzato nell?edizione 2003 del Sipri Yearbook, l?annuario realizzato dallo Stockholm International Peace Research Institute. Secondo il Sipri, nel 2002, anno precedente a quello della pubblicazione del rapporto, le ?grandi guerre? (major armed conflicts) del pianeta sono state 22: sette in Africa (Algeria, Angola, Burundi, Congo, Ruanda, Somalia, Sudan); tre in America (Colombia, Perù e la guerra degli Usa contro Al Qaeda), nove in Asia (India-Kashmir, India-Assam, India-Pakistan, Indonesia, Myanmar, Nepal, due conflitti nelle Filippine, Sri Lanka), due in Medio Oriente (Kurdistan turco e Israele-Palestina), e uno in Europa (Cecenia).
Secondo il rapporto Sipri, inoltre, negli ultimi anni il rischio legato alle armi di distruzione di massa non riguarda il presunto arsenale di Saddam Hussein, ma piuttosto il conflitto tra India e Pakistan, entrambi dotati di armi nucleari. A livello nazionale, il monitoraggio dei conflitti nel mondo è assente dall?agenda politica delle istituzioni, e nei siti dei vari ministeri non c?è la minima traccia di questo tipo di informazioni. Anche i media commerciali a diffusione nazionale sembrano focalizzati sull?emergenza di turno e non riescono a dare un respiro più ampio alle informazioni sulle zone di crisi. Gli unici spazi ancora sensibili alle guerre che ?non fanno notizia? sono i media più radicati all?interno della società civile o i vari osservatori telematici nati su Internet per sopperire alla cronica carenza di informazioni su questo tema.
Oltre alle zone di vera e propria guerra armata, nel mondo esistono altre decine di zone di conflitto, caratterizzate da una violenza che può ancora essere sconfitta con la cooperazione e l?intervento civile disarmato. L?Irlanda del Nord e il Paese Basco, o il Kosovo, sono solo alcuni dei luoghi che potrebbero allungare a dismisura la lista dei conflitti in atto, dandoci una visione del mondo più articolata del bianco e nero con cui è stato suddiviso in ?Stati canaglia violenti? e ?Paesi pacifici che esportano democrazia?. La risposta europea a questi focolai di tensione si chiama Europace, un progetto che porterà decine di giovani europei in servizio civile volontario a sperimentare il significato di parole come peace building e prevenzione dell?escalation, che oggi si studiano nelle università di Scienze per la pace.

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