Non profit
Diciamo basta al maltrattamento genetico degli animali da compagnia
Arriva da Save the Dogs and other Animal un appello a vip e influencer perché «la moda degli animali brachicefali è pericolosa, servono più informazione e consapevolezza». Si tratta delle razze di cani e gatti (french bulldog o scottish fold per esempio) frutto di una selezione fatta dall’uomo e che li costringe a una vita penosa. L’emulazione dei fans però rischia di aumentare la loro richiesta e di conseguenza il traffico illegale di cuccioli in arrivo dai Paesi dell’Est Europa
Nei secoli gli uomini attraverso gli incroci hanno selezionato i propri animali da compagnia, soprattutto cani e gatti perché rispondessero ai propri gusti. In questo modo hanno esasperato caratteristiche per così dire “innaturali”. Sotto gli obiettivi negli ultimi tempi sono finiti, per fare un esempio: bulldog inglesi e francesi, carlini ma anche gatti persiani o scottish fold che sono alcune delle razze preferite da Vip e influencer come Chiara Ferragni e Federica Pellegrini. Profili con milioni di followers che rendono queste razze di gran moda, innescando comportamenti di emulazione.
L’ultimo in ordine di tempo a esporre il proprio quattrozampe – sottolinea una nota dell’associazione Save he Dogs – è Gianni Morandi, che nei giorni scorsi si è fatto immortalare su Instagram con un gattino di razza british shorthair, facendo letteralmente impazzire i suoi fan. Ma cosa hanno in comune tutti questi animali? Appartengono alla categoria dei brachicefali, cioè a quelle razze in cui il muso risulta schiacciato e il cranio tondo, caratteristiche somatiche frutto di una selezione genetica che ha un unico scopo: rispondere a canoni estetici che piacciono e che quindi incrementano le vendite.
«Sono proprio le razze brachicefale, selezionate per assomigliare a eterni cuccioli con sembianze “umane”, che secondo i veterinari di tutto il mondo hanno i maggiori problemi a condurre una vita normale», commenta Ermanno Giudici, esperto di queste problematiche che da tempo segue la questione del maltrattamento genetico. «L’esistenza di molti di questi animali è penosa e i medici ne sono i primi testimoni, perché sono migliaia gli animali che hanno bisogno di cure importanti per poter sopravvivere, quando non addirittura di interventi di chirurgia plastica per poter respirare».
La brachicefalia comporta una ridotta qualità della vita per cani e gatti a causa dei problemi respiratori dovuti alle anomalie anatomiche (narici troppo strette, difetti al palato), ma determina anche traumi agli occhi, dermatiti e cardiopatie. Patologie gravi – sottolinea l’associazione – , che hanno portato alcuni Paesi come l’Olanda e la Norvegia a vietare gli allevamenti di alcune di queste razze, la cui domanda è cresciuta ovunque in modo esponenziale proprio grazie ai social media e agli influencer.
«Nonostante i problemi di salute che coinvolgono queste razze, la loro popolarità non sembra destinata a diminuire, anzi: i vip, esibendoli con superficialità sui propri canali social, non fanno che aumentare questo fenomeno, con tutte le sofferenze che esso produce. Chi raggiunge il grande pubblico e ispira i consumi di milioni di persone deve essere consapevole delle conseguenze di ciò che comunica: gli animali non possono essere trattati alla stregua di accessori di moda. Sono creature portatrici di diritti e serve maggiore consapevolezza e preparazione quando vengono mostrati, magari proprio per aumentare i like e le interazioni», commenta la presidente di Save the Dogs, Sara Turetta.
L’esposizione mediatica di alcune razze ha determinato una crescita di allevamenti amatoriali totalmente privi di controllo, che vanno ad alimentare il traffico illegale di cuccioli in arrivo dai Paesi dell’Est Europa, proprio per far fronte ad una domanda crescente anche perché, ricorda ancora Turetta: «Oltre a Vip e influencer, hanno un ruolo determinante anche altri media come il cinema o la pubblicità, dove i brachicefali o altre razze “estreme” sono spesso le protagoniste». Per questo, conclude la presidente «serve un codice di autoregolamentazione per avere consapevolezza di quello che un post o una foto possono generare. E ricordiamoci che tutto ciò accade in un’Italia dove canili e gattili scoppiano di animali abbandonati, cosa che rende tutto ciò ancora più paradossale».
In apertura photo by Sébastien Lavalaye on Unsplash
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