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DiCaprio: «Per me conta di più salvare l’ambiente che vincere l’Oscar»

In attesa di vincere il suo primo Oscar per l’interpretazione di Hugh Glass, un leggendario cacciatore di pelli sopravvissuto all'attacco di un orso e alla natura impervia, l’attore americano è stato insignito con il Crystal Award del World Economic Forum

di Monica Straniero

In attesa di vincere il suo primo Oscar per l’interpretazione di Hugh Glass, un leggendario cacciatore di pelli sopravvissuto all'attacco di un orso e alla natura impervia, nel nuovo film di Alejandro G. Iñárritu, Revanant, Leonardo DiCaprio ha ricevuto il Crystal Award del World Economic Forum per il suo impegno a favore dell’ambiente.

ll premio ogni anno viene assegnato ad artisti di rilievo globale che si sono distinti per il loro impegno a migliorare la salute del mondo. Tra i vincitori delle edizioni precedenti, Lorin Maazel, Matt Damon, Emma Thompson e Andrea Bocelli.

Davanti alla platea del Forum Economico Mondiale, che riunisce potenti della Terra, grandi manager dell’industria e della finanza, intellettuali e studiosi, DiCaprio ha chiesto di intraprendere azioni coraggiose per salvaguardare l’ambiente. In particolare, l’attore americano si è scagliato contro le aziende del settore energetico (carbone, elettricità, gas, petrolio), accusate di esercitare pressioni per frenare la politica mondiale per le energie rinnovabili. I rischi del Global Warming sono ormai evidenti nonostante i tentativi dei colossi del carbon fossile di minimizzare gli effetti che la combustione di carbone, petrolio, gas fossile e legname provoca nell’atmosfera. Eppure un’inchiesta di John Richardson pubblicata su Esquire a giugno 2015, descrive il dilemma esistenziale degli scienziati che studiano il cambiamento climatico. In particolare si racconta la storia di Jason Box, il glaciologo americano che nel 2014 è stato accusato di allarmismo per aver espresso la propria preoccupazione dopo la scoperta che smog e fuliggine stanno accelerando la scomparsa dei ghiacciai della Groenlandia. Secondo gli studi più recenti, lo scioglimento dell’intera calotta dell’isola potrebbe infatti far salire il livello del mare di sei metri.

Ma se i ripetuti fallimenti dei tentativi di costruire una politica globale decisa contro le emissioni di gas-serra hanno generato frustrazione nella comunità scientifica, Di Caprio non intende arrendersi ad un sistema economico dominato dall’industria del carbon-fossile. L’attore di Hollywood ha invitato la platea di Davos a incentivare le giuste politiche e i necessari sussidi per sostenere la delicata transazione energetica alle fonti rinnovabili.

Il crollo del prezzo del petrolio oltre che da cause congiunturali come il rallentamento economico e da scelte strategiche delle principali potenze mediorientali e mondiali, dipende infatti anche da un'economia che si sta affrancando dalle fossili. La cattiva notizia è che banche, compagnie di assicurazione e fondi pensione hanno più di un trilione di euro investiti in combustibili fossili, quindi anche denaro dei contribuenti. Due terzi delle riserve di carbonio nel sottosuolo sono di fatto non bruciabili (unburnable) se si intende mantenere gli aumenti di temperatura nell'ambito dei due gradi. Il rischio, avvertono le associazioni ambientaliste, politici e scienziati, è lo scoppio della bolla del carbonio se non si smetterà presto di investire in fonti fossili.

Lo sa bene anche Di Caprio che recentemente è entrato a far parte del movimento Divest, un’iniziativa che incoraggia privati, fondazioni e istituzioni a togliere i propri investimenti dai combustibili fossili. L’attore è anche il produttore esecutivo di Cowspiracy, il secreto della sostenibilità, il titolo è un gioco di parole tra cow (mucca) e conspiracy (cospirazione). «Il film che le organizzazioni ambientaliste non vogliono che vediate», è lo slogan di questo documentario, che sulla base di ricerche svolte da grandi organizzazioni internazionali come Fao, Science Mag, Nasa, World Watch, denuncia l’industria più distruttiva del mondo contemporaneo. Le emissioni di gas serra legate al bestiame in 237 paesi nel corso di un quasi mezzo secolo sono aumentate del 51%.

Così Leonardo di Caprio potrebbe riuscire lì dove gli scienziati hanno fallito: vale a dire sensibilizzare politici e opinione pubblica su un problema devastante per il futuro dell’umanità.

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