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“Diary”, otto donne raccontano la guerra per immagini

A Cagliari, sino al prossimo 10 aprile, una esposizione fotografica che mostra il terribile volto del conflitto armato attraverso differenti esperienze e sensibilità, ma evitando di trattare soltanto l'inevitabile aspetto della distruzione. Storie che si incrociano e vengono raccontate dagli sguardi di artiste giovani e altre che sono già affermate in ambito internazionale

di Luigi Alfonso

Era la notte tra il 23 e il 24 febbraio 2022, quando su Kiev cadeva la prima bomba. Maryna Brodovska, originaria di Mykolaiv ma residente nella capitale dal 2005, allora aveva 34 anni. Come tutti, a quel primo boato, si era subito domandata che cosa stesse accadendo e dove potesse trovare rifugio. Telefonò alla sua amica Olya e le chiese se avesse un piano per mettersi in salvo. Le bombe continuavano a cadere, e le due giovani donne individuarono la salvezza nel seminterrato dell’obitorio dell’ospedale dove lavora la mamma di Olya. «L’ospedale non verrà bombardato», ragionarono. Si trasferirono immediatamente in quel luogo di morte che è poco invitante ma sicuro. «La morte sembra non essermi mai stata così vicina», racconta Maryna. «E non ho mai voluto vivere così tanto quanto in questo posto. L’obitorio è diventato l’ultima isola di pace, sicurezza e certezza della mia vita».

Maryna è una delle otto fotografe (alcune professioniste da tempo e con una formazione artistica accademica ed esperienze internazionali alle spalle, altre che hanno avuto un più recente accesso alla professione) che danno vita a “Diary 8 diari fotografici in tempo di guerra”, la mostra fotografica che da sabato 4 marzo al prossimo 10 aprile, al Castello di San Michele a Cagliari, racconterà com’è cambiata la quotidianità in Ucraina nell’ultimo, terribile anno. L’iniziativa, organizzata dalla società Orientare e dall’assessorato della Cultura e spettacolo del Comune di Cagliari, è una prima assoluta e potrebbe diventare un libro se troverà una casa editrice disposta a pubblicarlo.

Le otto donne protagoniste dell’esposizione (le altre sono Gera Artemova, Sofiya Chotyrbok, Marisia Myanovska, Victoria Sorochuk, Yana Hryhorenko, Xenia Petrovska e Tania Boguslavskaya) sono nate tra il 1973 e il 1991. Attraverso 139 immagini, accompagnate da stralci dei loro diari che contestualizzano e spiegano le fotografie e i frammenti di vissuto a cui si ricollegano, “Diary” racconta le vite di otto donne piuttosto diverse tra loro (provengono da differenti distretti), unite dentro e fuori l’Ucraina da una storia divenuta improvvisamente comune. Questa drammatica esperienza ha inevitabilmente influenzato le loro visioni artistiche.


«Le opere ci offrono uno sguardo privilegiato sulla complessità della realtà, catturando l’essenza delle esperienze vissute con sensibilità e ricerca artistica», spiega Anna Melnikova, presidente dell’associazione Ukrainian Women Photography Organization (Uwpo). e curatrice dell’esposizione insieme a Maurizio Lai e Tiziana Ciocca. «La fotografia diviene un mezzo di espressione libero e aperto, capace di catturare l’intimità e la complessità delle esperienze vissute, e di comunicare emozioni e pensieri con grande potenza evocativa».

La scelta degli organizzatori è stata quella di non proporre le tradizionali immagini che provengono da una zona di guerra, salvo alcune eccezioni. «Non abbiamo voluto mostrare soltanto immagini di distruzione, ma solo gli scatti giunti da otto sguardi che devono aiutarci a capire», conferma Melnikova. «Come associazione, vogliamo prenderci cura non solo di queste artiste ma delle 1.600 fotografe a noi associate e delle loro famiglie: molte di loro sono contemporaneamente madri, figlie e mogli e si trovano in condizioni di precarietà a causa della guerra in corso».

Una parte del ricavato dei biglietti servirà a sostenere la popolazione ucraina attraverso la Uwpo, nata nel 2020 con lo scopo di unire fotografe di diverse nazionalità e aiutarle a sviluppare il proprio talento attraverso progetti educativi innovativi. E nella settimana che precederà la Pasqua, sarà organizzata una cena di gala per mettere all’asta le foto di “Diary”.

«Ospitare questa mostra in anteprima è un grande onore per la nostra città, Cagliari accoglie una numerosa comunità ucraina», sottolinea Maria Dolores Picciau, assessora comunale della Cultura. «L’esposizione ha molteplici chiavi di lettura. Questo progetto poi ci ricorda che, anche sotto le bombe, può nascere arte: le immagini realizzate da queste otto donne non hanno solo valore di reportage di un’esperienza ma rivelano come si possano creare bellezza ed emozione anche nei contesti più difficili».

«Diario significa intimità, che non ha la pretesa di diventare pubblica ma che, in questo spazio, lo diventa per forza», spiega il co-curatore della mostra Maurizio Lai. «Non è vero che le donne sono più sensibili, non sempre per lo meno, però hanno certamente un approccio più intimistico con la realtà», gli fa eco Tiziana Ciocca. «Ognuna di queste artiste mostra una differente sensibilità e insieme offrono un’ampia gamma di emozioni».

Il console onorario dell’Ucraina in Sardegna, Anthony Grande, si dice «lieto di partecipare a questa iniziativa, che dà ulteriore prova della sensibilità e della vicinanza dei sardi alla causa ucraina, che si è concretizzata non solo accogliendo migliaia di profughi ma anche supportando la cultura e l’arte, fondamentali per salvaguardare l’identità di questo popolo e tenere i riflettori accesi sull’atroce conflitto che lo sta colpendo».

La mostra sarà visitabile per le prossime cinque settimane, dal martedì alla domenica, dalle ore 9 alle 18.

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