Volontariato
Diario della settimana
Si mettono al bando le mine, non le loro vittime
di Teresa Sarti
Quasi cento Paesi, tra i quali l?Italia, nei primi giorni del prossimo dicembre firmeranno a Ottawa un trattato che mette al bando impiego, produzione e commercio di mine antiuomo in tutte le loro forme, comprese quelle ?intelligenti?, cioè di efficacia limitata nel tempo. Non saranno tra i firmatari Russia e Cina, che non hanno nemmeno considerato l?eventualità di proibire queste armi delle quali sono, al presente, io massimi produttori.
Mancheranno gli Stati Uniti, che a Oslo nei lavori preparatori hanno tentato in ogni modo di rendere il testo compatibile con le loro esigenze, proponendo limitazioni ed eccezioni che gli altri partecipanti hanno respinto, ritenendole uno svuotamento.
Il peso di queste assenze limita sensibilmente l?estensione e l?efficacia della decisione, ma insieme comprova l?impegnativa consistenza del suo contenuto. E? ragionevole aspettarsi un coinvolgimento sempre più ampio in tempi relativamente brevi, se i firmatari del trattato lo applicheranno con serietà e rigore.
Gli effetti di questa messa al bando saranno direttamente percepibili, in termini umanitari, soltanto tra molti decenni, perché i 110 milioni di mine antiuomo già disseminati in una settantina di Paesi continueranno nel frattempo ad uccidere, accecare, mutilare.
Il testo preparato a Oslo prevede, per limitare questi danni, un impegno dei Paesi firmatari in iniziative di distruzione degli ordigni oggi sul terreno. Ma la rimozione o la neutralizzazione delle mine antiuomo è impresa pericolosa e lunga: con i ritmi e le tecniche attuali, questa bonifica richiederebbe millenni.
Il problema delle vittime continuerà a presentarsi negli stessi termini degli ultimi anni. La cura e l?aiuto continuano a essere un?emergenza. Il risultato positivo di un?iniziativa umanitaria si convertirebbe nel suo contrario, se la soddisfazione di un passo importante verso la messa la bando totale delle mine antiuomo producesse la sensazione di un capitolo chiuso, generando disimpegno o disattenzione.
Si mettono al bando le mine, non le loro vittime.
*Presidente di Emergency
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.