Non profit
Diario dalla Cop27: la partita non è già decisa
Paloma Poncela, una delle cinque attiviste di WeWorld atterrate a Sharm el Sheik per la Conferenza delle parti dell’Onu, ci racconta la prima giornata trascorsa nella Blue zone, tra conferenze stampa e negoziazioni pubbliche e riservate. E alcune riflessioni agrodolci, ma sempre cariche di consapevolezza e tenacia, sul destino climatico
![](https://www.vita.it/wp-content/uploads/2023/07/3be2931c-d90a-4119-8537-c9c752082c74_large.jpg.jpeg)
Il nostro primo giorno alla Cop27 è stato pieno di attività, scoperte e aspettative.
Siamo arrivate la mattina presto nella zona blu, l’area dove si trovano i padiglioni dei diversi Paesi e delle altre organizzazioni nazionali ed internazionali. Qui si svolgono le presentazioni dei progetti da tutto il mondo, si discutono i temi dell’agenda di questa edizione e si svolgono le negoziazioni a porte chiuse.
Abbiamo deciso di assistere alla conferenza stampa di diversi attivisti da tutto il mondo, tra i quali Vanessa Nakate o Mitzi Jonelle, dedicate a due temi principali che vengono costantemente discussi e che sono profondamente interconnessi tra loro.
![](https://www.vita.it/wp-content/uploads/2023/07/db31d000-7cec-4c07-8943-cfe47da796bc_large.jpeg)
Il primo è la responsabilità del Nord del mondo di dover rispondere per le atrocità climatiche passate e presenti, che è collegato al secondo tema: la necessità di creare un meccanismo concreto ed efficiente per fornire un risarcimento delle perdite e dei danni causati ai paesi del Sud del mondo. La lotta più grande è quella per sviluppare uno strumento che non sottragga fondi ad altre voci, come le misure di adattamento, ma che ne crei una nuova, non gravata da condizionalità e tassi di interesse eccessivi.
Tra le altre notizie di giornata, abbiamo visto che, in una delle negoziazioni tra i Paesi, Vanuatu ha proposto la creazione di un trattato per il trasferimento delle perdite e dei danni derivanti dai cambiamenti climatici. Abbiamo anche visto la negoziazione tra alcuni paesi presenti alla Cop27 e la Banca mondiale. Si evidenzia come la finanza climatica sia un argomento scottante dove si scontrano molti interessi diversi. Dovremo aspettare la prossima settimana per vedere quali misure saranno approvate definitivamente.
![](https://www.vita.it/wp-content/uploads/2023/07/b0222371-6fb9-497d-a7cc-821c4efeb067_large.jpeg)
Poi abbiamo deciso di recarci nella zona verde, normalmente destinata alle organizzazioni della società civile, ai movimenti e ai dibattiti degli attivisti, alle mostre e alle attività. Tuttavia, per varie ragioni, questo è un Cop atipico. Ci troviamo di fronte a uno spazio che, è bene sottolinearlo, è invaso dal business. Con hub finanziari e uomini d'affari che presentano ovunque le loro iniziative di greenwashing. In quel momento mi sento molto piccola di fronte a quella grande infrastruttura che è il settore privato e che ha la sua agenda e infinite risorse.
Decidiamo quindi di tornare nella zona blu e partecipiamo alla conferenza finale, "Gioventù: dalla resistenza al potere", in cui quattro attivisti Ayisha Siddiqa (Iran-Stati Uniti), Eric Njuguna (Kenya), Mitzi Jonelle (Filippine) e Re Cabrera (Messico) ci hanno raccontato la loro prospettiva di attivismo da un punto di vista anticolonialista, femminista e con una totale inclusione dei popoli indigeni. Ci raccontano quanto l'attivismo possa essere difficile, frustrante e opprimente, e io lo capisco perfettamente. Soprattutto le parole di Ayisha quando ci dice: "A volte come attivisti pensiamo di dover salvare il mondo intero, ma è impossibile.
![](https://www.vita.it/wp-content/uploads/2023/07/e1758e79-673c-4a0c-8089-e88d5614ef05_large.jpeg)
Questa è una partita molto complicata, in cui le cose sono già decise: le COP sono il momento in cui si mostra il punteggio di una partita già giocata e in cui in precedenza gli obiettivi e i vincitori e i perdenti sono già stati decisi. Ma anche con questa visione molto realistica, ci viene mostrato che è possibile agire e che la responsabilità di ognuno di noi è quella di proteggere l'ambiente circostante. E che se lottiamo tutti per la regione e l'area che abbiamo a portata di mano, diventa una lotta globale in cui possiamo essere decisivi.
Torno in albergo fiduciosa, sapendo che c'è una possibilità, che dobbiamo farci sentire, che è nelle nostre mani la reazione dei nostri politici se tutti rispondiamo a loro. Il cambiamento climatico non è qualcosa che deve essere discusso o risolto solo in queste due settimane di COP, ma è una lotta quotidiana per quanto possibile per ognuno di noi.
Ma se c'è una cosa che non dobbiamo dimenticare è che dobbiamo farci sentire, farci sentire nel nostro ambiente, nei nostri circoli, nella nostra città e nel nostro Paese. Facciamo sapere loro che ci interessa e che siamo qui, a guardare quello che fanno e che non ci fermeremo finché non avremo raggiunto una vera giustizia climatica.
*25 anni, di Barcellona, è Paloma Poncela è una delle cinque attiviste di WeWorld giunte alla cop27. L’11 novembre consegneranno a Ursula von Der Leyen le 100mila firma della petizione #ClimateOfChange
Photo Credits: lo scatto in apertura è tratta dal sito ufficiale della Cop27