Economia

Diamo un tetto ai nostri progetti

Ristrutturazioni, acquisti, recuperi: cresce fra le coop la voglia di dotarsi di strutture proprie. Ma la politica del mattone conviene? Queste storie dimostrano di s

di Stefano Arduini

Si apre una nuova epoca nella cooperazione sociale: l?era del mattone. Il trend sembra segnato: le imprese sociali si stanno sempre di più convincendo dell?inutilità del pagamento di un affitto. «Sono soldi buttati», interviene Fausto Ferriani, vicepresidente della cooperativa La Quercia di Roverbella, provincia di Mantova, «molto meglio acquistare lo stabile per poi gestirlo in assoluta autonomia». Proprio la cooperativa mantovana (tipo a, 46 dipendenti e un fatturato che negli ultimi tre anni si è sempre assestato intorno ai 2 miliardi e 100 milioni di vecchie lire), ha in cantiere la costruzione di un nuovo centro socio educativo, che ospiterà 30 ragazzi con handicap «e sostituirà quello esistente che poteva ospitarne solo 20». Prospettiva nuova Ma nel concreto del quotidiano che differenze passa fra pagare un affitto e pagare un mutuo? «Cambia completamente la prospettiva del lavoro», interviene Ferriani. «Con uno stabile di proprietà si ottengono maggiori possibilità di lavoro visto che si possono pianificare meglio e più in profondità i progetti da presentare agli enti e si hanno, quindi, maggiori chances di successo nella gara di appalto». Ma non solo. «Investire nel mattone», continua, «significa anche migliorare le risposte alle esigenze sociali che si manifestano nel territorio». Ferriani non dimentica quanto ha dovuto penare prima che iniziassero i lavori di riparazione del tetto del vecchio centro socio assistenziale: «Eravamo in affitto e ci sono voluti tre anni prima che qualcuno muovesse un dito». Spostandoci di qualche chilometro, ma rimanendo sempre nel cuore della pianura padana, eccoci a Montichiari, nel bresciano, dove il consorzio Tenda, che riunisce 17 cooperative di tipo a e b, ha dato il via a un progetto di housing sociale. L?idea è di costruire 13 appartamenti, di piccola e media metratura, in grado di ospitare persone che si trovino momentaneamente senza un tetto: immigrati, ragazze madri, ex carcerati, ex prostitute. «Tutto sarà pronto entro un anno». A parlare è la presidente del consorzio bresciano, Vincenza Corsini: «Il progetto sarà realizzato in un residence di nostra proprietà». Ancora una volta di affitto neanche a parlarne. Appurato che comprare conviene, «anche perché quando una cooperativa ha la certezza di potersi stabilire in un posto, diventa poi facile creare un circuito virtuoso. Noi, a fianco del residence, abbiamo già reso operativo uno sportello lavoro e pensiamo anche a una palestra per la riabilitazione e a un ambulatorio aperto a tutta la cittadinanza», aggiunge la Corsini, ma il problema è come reperire le risorse necessarie. Qui entra in gioco anche la capacità imprenditoriale degli amministratori. A Roverbella tutto nacque qualche anno fa quando un sostenitore decise di regalare alla cooperativa una porzione di edificio di 500 metri quadrati, poi, siamo nel 1995, interamente acquisito dalla Quercia attraverso un mutuo di 170 milioni di lire scaduto quest?anno. «In quell?edificio oggi c?è la nostra comunità alloggio», dice Ferriani. E proprio grazie alla garanzia ottenuta con questa proprietà è stato possibile accendere un altro mutuo (130 milioni di vecchie lire) per ottenere dal Comune per 99 anni il diritto di superficie sull?area in cui sorgerà, entro il 2005, il nuovo centro. Nel frattempo Ferriani ha creato un vero e proprio ufficio fund raising per sostenere i costi: «ci serve 1 milione di euro». Mutuo da 1 milione A Montichiari, invece, il restyling dei 1.800 metri quadrati del residence sarà finanziato con un mutuo di un milione di euro (di Banca Etica) e grazie a un finanziamento di 150mila euro della Fondazione Cariplo. Fra un anno, quindi, parte dei mille soci, fra addetti e dipendenti, facenti capo al consorzio saranno dirottati sul residence e il centro polifunzionale che vi sorgerà attorno. «Nell?housing», questa l?idea di Corsini, «saranno coinvolte direttamente cinque coop, la mensa invece sarà gestita da una squadra di donne». «In ogni caso, me lo lasci dire», chiosa la presidente, «l?acquisto dell?immobile scatena fantasia e idee». E il fatturato aumenta.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA