Cultura

Diamanti insanguinati: trafficanti condannati ad Anversa

I preziosi provenivano dalla Liberia, dalla Sierra Leone e dal Congo. I capi del traffico erano accusati anche di aver ceduto ai ribelli armi di fabbricazione russa in cambio di diamanti

di Benedetta Verrini

Un tribunale di Anversa – lo riferiscono le agenzie – ha condannato oggi i componenti di un’organizzazione che acquistava diamanti insanguinati, provenienti da organizzazioni che operano in zone dell’Africa e che utilizzano il ricavato per acquistare armi e finanziare azioni di guerra.
Ad Aziz Nassour, considerato il capo del gruppo, sono stati inflitti sei anni di carcere e 25 mila euro di multa. Samith Ossaily, 38 anni, di Anversa, dovra’ scontare tre anni di reclusione per commercio illegale di diamanti e falso in scrittura.

Secondo quanto accertato dalle indagini, i preziosi, dopo essere stati acquistati presso gruppi ribelli, venivano rivenduti sul mercato di Anversa attraverso una societa’ anonima, la ”Asia Diam”, con sede nel quartiere dei diamanti della citta’ belga. Aziz Nassour era a capo dell’organizzazione, mentre Samih Ossaily era il punto di riferimento della banda a Monrovia, la capitale della Liberia. Altre sei persone, che hanno avuto ruoli di secondo piano in questo commercio, sono state condannate a pene variabili da quattro a 30 mesi di reclusione.
Nassour e’ arrivato ad Anversa, dal Libano, nel 1999 per avviare un commercio di diamanti. I preziosi sono stati, pero’, acquistati a piu’ riprese, nel 2000 e nel 2001, secondo quanto accertato dagli investigatori, dai ribelli congolesi a Kinsangani, e poi introdotti in Belgio con la presentazione di false fatture alla dogana da cui risultavano provenienti da Kinshasa. Negli stessi anni acquisti illegali sono avvenuti dalla Sierra Leone per poi essere rivenduti sul mercato belga e libanese.

Nassour e Ossaily erano accusati anche di aver ceduto ai ribelli armi di fabbricazione russa in cambio di diamanti, una circostanza per la quale, tuttavia, il tribunale ha stimato non sufficienti le prove raccolte. La terribile piaga del commercio dei diamanti insanguinati ha indotto i gioiellieri occidentali a fissare un codice di comportamento interno che ne vieta l’acquisto. Ma diversi rapporti hanno denunciato che le pietre preziose continuano a finanziare rivolte, violenze e genocidi.
L’organizzazione Global Witness ha reso noti i risultati di una ricerca secondo la quale, negli anni ’90, l’Unione per la liberazione totale dell’Angola (Unita) sarebbe riuscita a guadagnare quasi sei miliardi di euro con il commercio illegale di preziose gemme. Il ricavato e’ servito, secondo il rapporto, anche ad armare soldati bambini e ad alimentare una guerra civile che ha provocato migliaia di vittime.

Amnesty international ha diffuso un rapporto in base al quale il commercio di diamanti provenienti da zone di guerra ”ha alimentato lunghi e sanguinosi conflitti”, oltre che in Angola, nella Repubblica democratica del Congo, in Liberia ed in Sierra Leone ”distruggendo queste nazioni ed uccidendo circa 3,7 milioni di persone”. Sulla spinta delle crescenti pressioni dell’opinione pubblica internazionale, quattro anni fa l’industria dei diamanti si e’ impegnata a prendere parte al cosiddetto ‘Processo Kimberley’, dal nome della localita’ sudafricana dove si trova la piu’ grande miniera di diamanti del mondo.
Rappresentanti di produttori ed importatori, di imprese commerciali e di organizzazioni umanitarie di 70 paesi, vararono nel gennaio del 2003 una procedura per certificare la provenienza delle pietre grezze in modo da contrastare il traffico dei diamanti insanguinati. Verifiche fatte negli ultimi mesi da organizzazioni umanitarie segnalano che ”sono stati compiuti alcuni progressi, ma l’industria non sta prendendo il problema con sufficiente serieta’ ” in quanto ”manca un controllo sistematico e non ci sono pene per i gioiellieri che non si attengono agli accordi del ‘processo di Kimberley’ ”. La sentenza di Anversa, segna quindi un’inversione di tendenza.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.