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Dialogo sull’inciucio

Dopo l'aggressione a Berlusconi Pd e Pdl cercano una possibile intesa sulle riforme

di Franco Bomprezzi

A una settimana di distanza dall’aggressione a Silvio Berlusconi, il clima politico sembra davvero mutato, con prove tecniche di dialogo fra la maggioranza e il Pd, al cui interno permangono valutazioni critiche nei confronti delle aperture di D’Alema e Bersani. Se non è desiderio di inciucio è certamente voglia di superare la rissa permanente e inconcludente della politica italiana.

Apertura politica per il CORRIERE DELLA SERA di oggi. Sotto il titolo “Berlusconi: il clima d’odio spinge le menti labili a colpire” il quotidiano propone un corsivo del notista politico Massimo Franchi: “Il bipolarismo selvatico”: «…una politica che sia solo ricerca di consenso e di popolarità non va da nessuna parte e può fare danni incalcolabili. D’Alema la questione, seppur non nel migliore dei modi, la ha sollevata…Invece di indignarsi, forse bisognerebbe chiedergli di entrare nel merito, di indicare anche solo a grandi linee quale potrebbe essere, per lui, il compromesso possibile: potremmo scoprire che vale la pena ragionarci su». Possibilista, anche l’associazione di Zagrebelsky, Libertà e Giustizia, la cui posizione espressa dalla presidente Sandra Bonsanti è messa in buona evidenza dal giornale. Dice la Bonsanti: l’obiettivo è arrivare alla bozza Violante, ma se c’è un male minore da sopportare, allora potrebbe, forse, valere la pena pagarlo. Al dialogo (il CORRIERE preferisce definirlo così invece che inciucio) è dedicata la pag 5. D’Alema: mettiamoci in gioco, ma dico no a leggine pro Cavaliere. Schifani: buoni segnali, «vedo spiragli di apertura al confronto dall’opposizione e questi segnali vanno sostenuti e portati avanti». Cicchitto: «Guardiamo al merito delle questioni che non sono poche, senza infilarci in una discussione sulla sede del confronto». Bonaiuti: «Chiusa la spirale dell’odio, i cittadini chiedono le riforme. La politica non può perdersi in chiacchiere». Pisanu: il legittimo impedimento è un atto di buon senso. Dopo si potrà discutere con profitto.  Un appello al paese perché riconosca i meriti di Mediaset arriva invece da Pier Silvio Berlusconi intervistato da Daniele Manca: «Ho avuto paura per papà, ma nulla può fermarlo». Dice Berlusconi jr: «Mi piacerebbe che il paese, non dico ci aiutasse, ma avesse la consapevolezza della nostra spinta innovativa, a cominciare dalle istituzioni politiche ed economiche, fino a Confindustria». A pag 6 parla invece Antonio Di Pietro: «Dialogare con il Cavaliere? Chi ci prova è come Pilato».    

LA REPUBBLICA apre sul primo intervento pubblico (telefonico) di Berlusconi, “Io, aggredito per il clima d’odio”, e lo collega alla disponibilità di D’Alema per le riforme. Seguono tre pagine per spiegare il nuovo clima politico. Inizia Gianluca Luzi che dà il resoconto della telefonata di ieri, dell’insistenza sull’amore che vince sull’odio, della volontà del premier di andare avanti per il bene del paese, del lancio della nuova campagna del Pdl (metti una tessera sotto l’albero): «è il definitivo passaggio dall’adesione per motivi politici alla fidelizzazione degli elettori per principi etici, quasi religiosi… d’ora in poi, oltre che “comunisti”, tutti coloro che lo mettono sotto accusa sono quelli che “provano odio e invidia”». Quanto alle prove di dialogo, ci pensa Rosy Bindi a mettere i famosi paletti: «ci sono condizioni irrinunciabili. Nessuno ci chieda scambi perché non saremo mai disponibili. Non solo perché non voteremo mai leggi ad personam per l’impunità del premier, ma anche perché la nostra continuerà a essere un’opposizione ferma… Per noi sono prioritarie le riforme economiche e sociali». Quando a D’Alema, «sia più prudente e non usi la parola inciucio che è impropria», aggiunge la presidente Pd. Dal canto suo D’Alema conferma raccogliendo l’invito al dialogo lanciato sulle pagine del Corriere da Tremonti. Nel retroscena, “Silvio scommette sulla pacificazione «Credito al Pd per isolare i falchi»”, Carmelo Lopapa spiega la necessità di aprire a Bersani e D’Alema: isolare l’Italia dei valori e le frange giustizialiste interne al Pd. Tanta cordialità di rapporti apre a D’Alema la strada per la presidenza del Copasir, poltrona lasciata libera dal dimissionario Rutelli. In una intervistina, Quagliariello spiega che nei confronti dell’ex premier non c’è alcun pregiudizio e che serve una figura istituzionale. Il commento sulle prove di inciucio (sul quale nel fine settimana Eugenio Scalfari ha scritto è cosa non buona e ingiusta) è affidato a Edmondo Berselli: “La pubblicità del cavaliere”. Berselli vede dietro il “nuovo” atteggiamento del premier un calcolo politico: «annettere per corporazioni o per caste i blocchi politici dell’intero spettro rappresentativo. Il resto viene di conseguenza: riforme concesse dall’alto, come per le costituzioni dell’Ottocento, per ritagliare i giochi di ruolo da attribuire a partiti-simulacri».

“Ultima chiamata e non è inciucio” è il titolo dell’editoriale  de IL GIORNALE firmato da Alessando Sallusti che scrive: «Una cosa è chiara. Non c’è nessuno inciucio all’orizzonte. Che il Paese abbia urgente bisogno di riforme è dire una ovvietà. Se Berlusconi minaccia di farle da solo, a colpi di maggioranza, si urla al tiranno. Se su questo tema apre alle minoranze  si grida all’inciucio. La contraddizione è palese. Vedremo nelle prossime ore se l’opposizione vorrà rimanere prigioniera  dell’invasato Di Pietro e di due segretari presidenti oppure scegliere di aprire una nuova stagione per il bene della gente e per il suo. Con buona pace di Fini e di Napolitano». Per IL GIORNALE il “dialogo è difficile” ma il “cavaliere è in campo” contro “ Gli ingrati della politica”, frase quest’ultima che è il titolo che apre l’edizione di oggi del GIORNALE. “Quelli che soffiano sul fuoco per paura di scomparire” secondo Francesco Cramer sono «quelli che per ragioni diverse vorrebbero non imboccare  il sentiero delle riforme condivise  neppure turandosi il naso, Veltroni e i veltroniani,  Casini e i casinisti, Di Pietro e i dipietristi, Repubblica e i republicones». Gli altri che “Prima incassano, poi tramano” sono fotografati a pag. 2 da Paolo Bracalini «Da Casini, a Fini, da Adornato a Follini, devono tutto al Cavaliere. Ma per opportunismo o ambizione lo attaccano per farlo fuori». Il cavaliere, si diceva, è in campo e a Verona  per una manifestazione di solidarietà a favore del premier il quotidiano di Vittorio Feltri  invia Stefano Filippi che in copertina fa la cronaca della telefonata a sorpresa fra il sottosegretario Brancher  e Berlusconi  messa in viva voce per i partecipanti alla riunione dove Berlusconi ha detto: «Il clima di odio ha armato Tartaglia». Di «disarmo» parla Nicola La Torre nell’intervista a pag. 7: «Subito un disarmo bilaterale se vogliamo aiutare il Paese».

LA STAMPA in prima pagina annuncia “Presto vertice tra Bersani e Berlusconi”, «un summit che potrebbe far partire una stagione del dialogo sulle riforme». Mentre D’Alema rilancia dicendo che «sulle riforme il paese ha il dovere di mettersi in gioco», un fondo di Fabio Martini spiega che «a Berlusconi è piaciuto assai il contatto umano di una settimana fa con Pier Luigi Bersani, “persona squisita”» e quindi gli sherpa stanno organizzando un rendez-vous politico per la prima metà di gennaio, «un Be-Be». All’origine di tutto c’è «l’infelice conclusione dell’operazione mister Pesc», ovvero la mancata nomina di D’Alema a ministro degli esteri della Ue, momento a partire dal quale Gianni Letta «ha tessuto la sua trama» per portare D’Alema al Copasir. Il fronte del dialogo gode dell’appoggio «incondizionato» di Franco Marini. In un’intervista Franco Frattini invoca «una nuova costituente», che «limita i contraccolpi che la lotta politica quotidiana può avere sul dialogo per le riforme» e consentirebbe di «impegnare nell’impresa tanto la politica quanto la società civile», che «sarebbe un valore aggiunto».

E inoltre sui giornali di oggi:

GELO
LA STAMPA – Apertura sul gelo, con tre vittime in Italia, e reportage di 18 ore in treno da Torino a Calbria per «la transiberiana italiana» e panoramica sul resto del mondo, dalle 19 vittime polacche alle chiese americane che hanno cancellato le messe. Titolo: “il raffreddamento globale”.

PRESEPI
IL GIORNALE – «Regina Coeli è il punto di resistenza cristiana al politicamente corretto: ci sono un sacco di musulmani, ma c’è anche il presepe. E nessuno si lamenta». Sono le prime righe in copertina  che invitano ad approfondire la cronaca  che Renato Farina fa  a pag. 13 guidato da Padre Vittorio, il cappellano del carcere romano. «La tradizione risale al 1981 e ogni sezione  prepara i presepi e c’è una gara  per decidere il migliore. I presepi grandi sono dieci, quello alla rotonda è  del tipo napoletano. Lo hanno allestito alcuni partenopei, lo scheletro e le meravigliose statuine sono state  donata alla famosa suor Paola che le ha passate ai detenuti. Un agente che s’intende di elettricità da una mano».

BURQA
ITALIA OGGI – Il governo francese si prepara a vietare il velo integrare dagli uffici pubblici. La notizia è approfondita nel pezzo “Francia, nella p.a. burqa vietati”. Una legge che è diversa da quella iniziale, che prevedeva il bando del velo integrale in ogni angolo del paese. Prima di approdare in parlamento, il ddl dovrà ottenere l’ok dell’assemblea nazionale «incaricata di riflettere sull’uso del velo o del niqab» che secondo un rapporto del ministero degli interni è indossato da 2000 donne, tre quarti delle quali di cittadinanza francese.
 
USA
LA STAMPA – Con un’accelerata nella notte, si avvicina l’approvazione della riforma sulla sanità, «il regalo di Natale del Senato a Obama». L’approvazione del Senato arriverà pare alla vigilia di Natale, dopo che l’opposizione ha ammesso di non essere «in grado di bloccare il testo». Da quel momento partirà l’armonizzazione tra i contenuti dei due testi, quello della Camera e quello del Senato, che divergono sul ruolo dell’opzione pubblica e sull’aborto (il testo previsto al Senato è più morbido di quello uscito dalla Camera).

FORMULA UNO
LA REPUBBLICA – “Roma, ecco il Gp di Formula Uno «Firmata un’intesa con Ecclestone»”. Non bastavano i guai strutturali della capitale, adesso anche un gran premio, che dovrebbe svolgersi nel quartiere dell’Eur (in rivolta). Alemanno spera di fare la prima edizione nel 2012. Ma è abbastanza solo contro tutti. I cittadini, le opposizioni, la lega (che ovviamente difende il Gp di Monza). Di «frenesia metalmeccanica» parla Michele Serra  nel suo commento: «il patto dovrebbe essere: facciamo funzionare l’ordinario,  e solo allora accetteremo di pensare allo straordinario. Perché di ordinario si vive (a Roma, per esempio, si dovrebbe vivere di strade pulite, e di traffico meno parossistico) mentre lo straordinario è uno sfizio, un lusso».

CLASS ACTION

SOLE24ORE – La class action debutta dal 1° gennaio. «Una svolta importante», la definisce Giovanni Negri in un fondo, la cui l’attuazione tuttavia «sarà densa di interrogativi». La versione finale del provvedimento è equilibrata, scrive il SOLE, perché sanziona «con il pagamento delle spese le azioni pretestuose» e delimita i diritti che possono essere fatti valere in via collettiva, «rappresentano così una garanzia anche per le aziende». L’azione collettiva, però, nota il SOLE, è anche «un importante banco di prova per la responsabilità delle associazioni», il cui «filtro» sarà determinante per accantonare «le velleità di impiegare l’azione collettiva come mezzo di pressione sulle imprese». Una scommessa che, se vinta, farà compiere al nostro sistema giuridico «un determinante salto di qualità».

FORMAZIONE
ITALIA OGGI – “Italia, il paese senza formazione”. E’ una diagnosi pietosa dello stato della salute della formazione nel nostro paese. Alcuni numeri:il tasso di formazione in Italia è del 6,3% contro una media europea del 9,6%. Il target fissato dagli obiettivi di Lisbona indicavano in tasso del 12,5% entro il 2010. Anche per quanto riguarda l’istruzione universitaria, il ritardo è consistente: il tasso di istruzione terziaria Ue nel 2007 è del 23.0%, in Italia del 13,6%, un dato che «preoccupa particolarmente se rapportato ad una previsione secondo la quale entro il 2015 quasi il 30% dei posti di lavoro in Europa richiederà un alto titolo di studio, il 50% necessiterà di qualifiche di medio livello e solo il 20% di basse qualifiche». Secondo l’analisi del pezzo, la scarsa attività rivolta ai dipendenti non è un problema di risorse bensì di progetti. In base al rapporto «non siamo ancora in grado di spendere tutte le risorse stanziate, i corsi e le iniziative di formazione che vengono realizzati sono sostanzialmente poco efficaci e l’Europa appare sempre più lontana».


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