Cultura
Di professione, cucitori con lIslam
Storie di pace. Chi tiene le porte aperte ai musulmani. In prima linea ci sono i vescovi, poi decine di centri, cattolici e laici. Qualche indirizzo
Un documento ufficiale per chiarire la posizione della Chiesa nei confronti dell?Islam. A questo starebbero lavorando i vescovi italiani, consci del particolare momento storico in cui il dialogo tra la civiltà occidentale-cristiana e quella arabo-musulmana attraversa uno dei momenti più fragili di sempre. Tanto che nei palazzi romani starebbero sfilando, convocati dal cardinale Ruini, i maggiori esperti italiani del dialogo interreligioso e delle coppie ?miste?.
Sono loro, infatti, i grandi cucitori di questi mesi, i rematori controcorrente che gettano ponti tra sponde lontane. Persone che conoscono e amano l?Islam, e cercano di trovare punti di contatto tra fedi diverse. I segnali incoraggianti non mancano: è della scorsa settimana, ad esempio, l?inaugurazione a Rieti del primo cimitero interreligioso italiano in cui saranno sepolti, vicini, ebrei, cristiani e musulmani. Ancora nelle scorse settimane è stato avviato, a Padova, un innovativo ?servizio Islam? che mette a disposizione di parrocchie, scuole, Comuni e gruppi, materiali e persone qualificate per far conoscere il mondo musulmano. E il prossimo 16 novembre, a Modena, si ripeterà uno dei più importanti appuntamenti nazionali di dialogo tra civiltà: il tradizionale incontro cristiano-musulmano, che le Acli dell?Emilia organizzano da sette anni, e che affronta il tema del ruolo della donna.
A lezione di arabo
Per diventare tessitori di dialogo ci vuole forse anche predisposizione, ma senza studio e preparazione non si può neppure cominciare. Ne è convinto padre Justo Lacunza-Balda, rettore del Pontificio istituto di studi arabi e islamistica (Pisai), uno dei laboratori più qualificati al mondo dove gli ?esperti cucitori? studiano e si preparano con anni di tirocinio durissimo. Non a caso, dai corsi di lingua araba e islamistica del Pisai (tre anni a frequenza obbligatoria, di cui il primo a Il Cairo) sono usciti presidenti e animatori dei principali centri interreligiosi italiani, come il Cadr di Milano, il Federico Peirone di Torino o il Cesdi di Palermo (vedi scheda).
«Molte persone sono diffidenti nei confronti dell?Islam per ignoranza», spiega padre Lacunza-Balda. «Credono di avere opinioni precise, invece si limitano ad assorbire quelle che passano i mass media. Si nutrono di generalismi, senza capire che la corretta conoscenza è l?unica base per il dialogo. Noi promuoviamo la conoscenza e l?amicizia, e cerchiamo di portala fuori da qui. A partire dal linguaggio: troppo spesso in questi ultimi mesi sento parlare solo di aggressione, guerra di religione, conflitto di civiltà: come si può pensare che in questo clima si sviluppi il dialogo? Il momento attuale è sicuramente uno dei più tesi che l?umanità abbia vissuto negli ultimi cinquant?anni», conclude Lacunza-Balda. «Per questo dico che il cammino di conoscenza dell?altro non è rimandabile. Per iniziare basta una stretta di mano, un sorriso al nostro vicino arabo. O un buon libro, magari preso dalla nostra biblioteca di 26mila volumi».
Conoscersi per parlarsi, parlarsi per dar vita a iniziative comuni. Le Acli da tempo sono di questo avviso, tanto che a Modena, già nel 1994, diedero vita al primo incontro tra cristiani e musulmani, che l?anno scorso è diventato anche un libro, I media e l?Islam (editrice Emi). «Quest?anno il convegno si farà in un clima un po? diverso», afferma Soana Tortora, responsabile Acli per il settore internazionale. «Il tipo di confronto in cui crediamo, d?altra parte, non si basa su formalità o salamelecchi, ma sulla difesa della propria identità. Per esempio, io come donna non ho problemi ad affermare che la condizione delle afghane è inaccettabile, e lo ribadirò anche al convegno. Questo non toglie che davanti alla scelta di una musulmana di portare il velo nutro rispetto. Nella piena libertà di ciascuno».
Proprio da un gesto di libertà, condiviso dai rappresentanti delle tre religioni più diffuse, è nato a Rieti il primo camposanto interreligioso italiano. A inaugurarlo, nel giorno che i cristiani dedicano ai Santi, c?erano il vescovo della città, Delio Lucarelli, il rabbino capo di Roma Elio Toaff e Mahmoud Hammad, imam della capitale. Promotore dell?iniziativa, l?associazione Forum della civiltà dell?amore, formata da diocesi di Rieti, Movimento cristiano lavoratori e Provincia romana dei frati minori, il cui simbolo è composto da un minareto, un campanile e dalla cupola di una sinagoga. «L?11 settembre ha cambiato il nostro lavoro in meglio», dice il presidente del Forum, Nazzareno Figorilli, «perché ci ha incoraggiato. Come i messaggi lanciati durante l?inaugurazione del cimitero dai leader religiosi che hanno parlato di pace e fratellanza».
Per un?esperienza che appare senza ombre, ce ne sono altre che lottano per affermare il primato dell?amicizia sull?ostilità e il pregiudizio. È il caso della Caritas, i cui operatori si trovano a fare i conti con una presenza musulmana che reclama spazio. «Anni fa c?erano meno problemi con gli islamici», dichiara Pino Gulia, responsabile del settore immigrazione. «Perché i nostri rapporti con loro si basavano esclusivamente sull?aiuto. Oggi invece ci troviamo di fronte a una forte richiesta di riconoscimento di identità. Ma visto che anche noi cristiani dobbiamo salvaguardare la nostra fede, siamo alla ricerca di un equilibrio. Abbiamo deciso, per esempio, di non concedere spazi parrocchiali per la preghiera islamica. Ma promuoviamo in tutta Italia corsi di conoscenza del Corano ed esortiamo sacerdoti e fedeli a comprendere eventuali atteggiamenti di chiusura da parte dei musulmani, che oggi si sentono particolarmente ?sotto tiro? per via del terrorismo».
Travolti da mille ansie
Chi invece è stato letteralmente travolto dalle richieste di capire e imparare è don Giuliano Zappi, giovane sacerdote diplomato al Pisai nel 1996, incaricato dal vescovo di Padova di aprire un servizio di consulenza e aiuto dedicato all?Islam. «C?è molto interesse, molto timore e molto lavoro da fare», riassume don Zappi. «Mi chiamano da tutta la regione per tenere conferenze, e le richieste sono sempre uguali: spiegaci chi sono loro per noi, e chi siamo noi per loro. C?è grande ansia, e allo stesso tempo grande attrattiva. L?effetto che provocano i miei interventi di solito è tranquillizzante, tranne quando vado in zone a forte presenza leghista, dove mi è capitato anche di prendere qualche insulto. Come quella signora di Treviso che mi ha accusato di non essere un vero prete perché difendevo ?quelli lì??». Dal suo osservatorio, don Zappi registra fenomeni ancora poco diffusi, ma che potrebbero crescere, come le incomprensioni famigliari. «Il matrimonio tra cristiani e islamici è spesso problematico. Le differenze di mentalità su famiglia e ruolo della donna sono profonde», spiega, «e il coniuge islamico subisce pressioni da parte dei correligionari perché cerchi di ?convertire? il compagno. Come se la fede dell?altro fosse un ostacolo…».
Intanto, la diffidenza si insinua anche tra i bambini, come testimonia la decisione di Telefono Azzurro di prestare un?attenzione particolare alle sempre più frequenti segnalazioni di insegnanti ed educatori alle prese con atteggiamenti discriminatori di ragazzi italiani nei confronti di coetanei arabi. «Ricordo il caso di una maestra preoccupata perché durante l?intervallo un bimbo egiziano e uno marocchino venivano chiamati ?Osama? dai compagni», dice Barbara Ghiringhelli, la psicologa incaricata di seguire questi nuovi problemi. «Non sapeva cosa fare, come intervenire. Io le ho chiesto: ma lei che cosa sa di Osama? Niente, è stata la risposta. E allora come spiega ai bambini che non bisogna usare quel nome?».
Le centrali del dialogo
Pontificio Iistituto di studi arabi e islamistica
È uno dei centri più qualificati nel suo campo. Prepara esperti di tutti il mondo tramite corsi della durata di tre anni (il primo si svolge in Egitto). È retto dai Padri Bianchi
Info: viale Trastevere, 89 – Roma, tel. 06.5882676,
village.flashnet.it/~fn026243/
Centro ambrosiano documentazione religioni
Istituito dal cardinale Carlo Maria Martini nel 1990 per promuovere il dialogo interreligioso, svolge attività di documentazione ma anche consulenza e ascolto per le famiglie ?miste?
Info: corso di Porta Ticinese, 33 – Milano, tel. 02.8375476, www.cadr.it
Centro Federico Peirone
Organizza corsi di cultura islamica e lingua araba, dispone di materiale didattico e divulgativo e di una biblioteca. Attivo anche in iniziative di solidarietà e consulenza famigliare
Info: via Barbaroux, 30 – Torino, tel. 011.5612261, www.centro-peirone.it
Cesdi – Centro studi per dialogo con Islam
È gestito dai Domenicani, già rettori di analoghi centri a Il Cairo e a Istanbul. Sorto nel 1998, promuove ricerche e scambi di tipo teologico e divulgativo tramite conferenze e corsi
Info: via Bambinai, 18 – 90133 Palermo, tel. 091.6114316, www.domenicani.net/cesdi.htm
Acli di Modena
La sezione di Modena dell?associazione organizza dal 1994 un incontro annuale cristiano-musulmano e mantiene un gruppo di studio interreligioso coordinato da Francesca Maletti
Info: via Campanella, 45 – Modena, tel. 059.225146,
www.acli.it
Servizio Islam – Diocesi di Padova
Attivo da settembre, fornisce materiali e consulenza per una maggiore comprensione dell?Islam e organizza un corso annuale. Il coordinatore è don Giuliano Zappi
Info: via Vescovado, 29 – Padova, tel. 049.8771711, /www.diweb.it/dwfiles/index.cfm
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.