Famiglia

Di Noto: «L’esclusione di Meter dall’Osservatorio è un danno alla lotta alla pedofilia»

Don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter Onlus, non ci sta a non far parte del'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile: «Siamo i padri di quello strumento. La nostra esclusione non è solo grottesca ma rischia di danneggiare il contrasto a questi fenomeni». L'intervista

di Lorenzo Maria Alvaro

Il 30 agosto il ministro Maria Elena Boschi ha nominato il nuovo Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, tra i membri tre rappresentanti delle Associazioni (qui la notizia)

Tre le personalità scelte nel mondo del Terzo settore: Il prof. Ernesto Caffo di Telefono Azzurro S.O.S., Cristiana De Paoli di Save the Children Italia e Federica Giannotta di Terre des Hommes.

Ha destato perplessità l'esclusione di Don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter Onlus, realtà da decenni impegnata nella lotta alla pedofilia



Don Di Noto lei ha contestato con forza la scelta del Governo di escludere Meter Onlus dall’Osservatorio. È così importante per lei partecipare a quel tavolo?
Il problema non è avere una poltrona. Non mi interessa. E va anche subito chiarita una questione sostanziale: sedere all’Osservatorio non garantisce in alcun modo fondi.

E allora qual è il punto?
Che noi come Meter ci occupiamo di pedofilia e pedopornografia da 25 anni, cioè ben prima di chiunque altro in Italia. Ogni anno inoltriamo alla polizia postale decine di migliaia di segnalazioni. Insomma abbiamo un impegno visibile, continuativo e verificabile. Non solo. Siamo i padri di quell’Osservatorio che è nato su nostra idea. Bisogna ricordare che il primo Parlamento al mondo che si occupò di questi temi fu quello Italiano. E lo fece votando all’unanimità, nel 1997, una mozione per l’impegno dello Stato nel varo di leggi ad hoc sulla pedofilia. Quella mozione porta la mia firma.

Dunque è una motivazione “storica” per così dire?
Non solo. Anche operativa. È un danno al nostro impegno. Essere nell’osservatorio significa avere una voce, anche in Europa. Non si può dimenticare che la lotta alla pedofilia non è un fatto nazionale e il credito che deriva dalla partecipazione a quel tavolo ci permette di divulgare il nostro lavoro con un imprimatur istituzionale. Quello che è successo poi è assurdo anche per altri motivi

Ce li vuole spiegare?
Che in Italia si decida di escludere l’associazione più importante nell’impegno su un argomento dal tavolo in cui si lavora proprio su quel problema è già inaudito. La cosa incredibile però è che ogni anno lo stesso Osservatorio ci chiede una relazione annuale da presentare in Parlamento. Lei capisce che è complicato immaginare che si sia trattato di una dimenticanza.

La vostra speranza è quella di venire integrati?
Non so se sia possibile. Ma la cosa importante è che la nostra rimostranza arrivi a chi ha preso la decisione. Per noi è importante far sapere questo fatto, non tanto per gli interessi di Meter, ma perché la nostra esclusione all’operatività e all’efficacia della lotta alla pedofilia.

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