Cultura

Di come nasce e si moltiplica una bufala

di Lorenzo Maria Alvaro

Questo è un breve riassunto che spiega plasticamente come nascono e si propagano tante notizie che in realtà non hanno alcun fondamento. Prima di parlare di come nasce una bufala però è necessario conoscere bene il contesto da cui scaturisce. Quindi dovrete avere pazienza se mi dilungherò nell’introduzione.

A luglio 2016 insieme al collega Marco Dotti ho preso la macchina e sono partito alla volta di Cerreto Alpi. Piccolo comune montano dell’appennino tosco emiliano, il borgo sarebbe del tutto sconosciuto, se non fosse anche casa e nido di Giovanni Lindo Ferretti, mitologica figura del panorama prima musicale e poi culturale del nostro Paese. L’ex leader dei CCCP, Csi e poi Pgr oggi è l’animatore del suo paese natale, per cui, anche attraverso il teatro montano, che fa con i suoi amati cavalli, è punto di riferimento e linfa vitale insostituibile. Il motivo del nostro viaggio era proprio rispetto al suo vivere e far vivere il territorio. L’intervista che facemmo è uscita sul numero Montagna Felix di Vita Bookazine di agosto.

Naturalmente, da appassionato di musica, ho parlato con Ferretti di tanto altro. In quel periodo era appena circolata l’indiscrezione che voleva Manuel Agnelli, leader degli Afterhours, giudice a X Factor. Per questo, in previsione di una possibile pubblicazione a notizia confermata, ho pensato di fare GLF qualche domanda anche su questo.

La risposta di Ferretti recita: «Almeno Manuel Agnelli per un po’ di tempo si prenderà un po’ di soldi. Più tu sei estraneo a quel mondo più diventi significativo per quell’ambiente nella misura in cui sei disposto ad entrarci. Il talent show è una figata da un punto di vista della comunicazione e dei media. Era qualcosa che per forza avrebbero dovuto inventare perché comunque la musica è uno dei grandi consumi della modernità. è un mondo che esiste e ha una sua dignità, parallelo a centomila altri mondi. Certo non ha nulla a che fare con la musica così come chi è vissuto negli anni ’60, ’70 e ‘80 la immaginava. Gente che era disposta a riconoscere alla musica molti più pregi di quanti effettivamente ne abbia. Un’epoca in cui si immaginava la musica molto meglio. Ma quel mondo non esiste più».

Agnelli, com’è noto, è effettivamente diventato un giudice del talent show targato Sky e, poco prima dell’inizio della trasmissione, il 16 settembre, ho effettivamente pubblicato l’articolo con il Ferretti pensiero sulla vicenda (più lungo e articolato dello stralcio riportato sopra).

La notizia ha un suo decorso normale fino al 28 settembre, data in cui, inaspettatamente subisce un’impennata nelle visualizzazioni. Il motivo, scopriamo poi, è la sua pubblicazione da parte di Gianni Maroccolo sul proprio profilo Facebook.

A quel punto però succede qualcosa di strano. Sulla rete cominciano a girare articoli, che, riproponendo solo una parte dei virgolettati del mio pezzo, quelli inziali («Almeno Manuel Agnelli per un po’ di tempo si prenderà un po’ di soldi. Più tu sei estraneo a quel mondo più diventi significativo per quell’ambiente nella misura in cui sei disposto ad entrarci») veicolando un senso completamente travisato secondo cui Ferretti avrebbe detto a Vita che Agnelli farebbe il giudice al talent show per soldi e quindi sarebbe un venduto. Fin qui però, la notizia rivista nel suo senso, gira solo su piccoli siti di settore.

Il pomeriggio del 29 settembre però, intercettate da Andrea Rock di Virgin Radio, le dichiarazioni estrapolate di Ferretti finiscono addirittura in un’intervista con Manuel Agnelli che si trova a dover rispondere.

Le parole del leader degli Afterhours sono: «Giovanni Lindo è persona di intelligenza e profondità non comuni e credo che come tutti abbia una percezione di quello che ho fatto io che è la sua percezione. Ha tutto il diritto di averla, però la mia percezione è diversa dal 99% di quelle che ho sentito in giro fino adesso. La gente giustamente ragiona con la propria testa e giustamente analizza le cose così come le avrebbe analizzate se fosse stata protagonista delle vicende. Quando mi danno del venduto per i soldi che ho preso è perché probabilmente loro si sarebbero sentiti dei venduti a fare questa cosa. Per cui io non voglio commentare. Io so benissimo che per fare questa trasmissione ci ho pensato dei mesi. I motivi per cui l’ho fatto io li conosco; non è un motivo solo, sono molti e sono anche molto molto personali, anche scompaginare la mia vita a 50 anni è uno dei motivi per cui l’ho fatto. Magari è meno nobile, ma per me è uno dei più importanti. Quello che mi fa un po’ ridere è che tutte queste persone che disprezzano la televisione, disprezzano i talent e forse disprezzano anche me, ne parlino così tanto. Questa è una cosa curiosa».

Da lì in rete cominciano a girare articoli il cui tenore è riassumbile con un titolo “Agnelli risponde alle accuse di Ferretti”.

In meno di due giorni insomma una notizia è stata travisata, cambiata nel suo senso, diventata virale e infine sancita come verità grazie alla risposta che Agnelli, suo malgrado, ha rilasciato. Ma non è finita. La bufala per essere del tutto completa manca di un passaggio: il dibattito. Che arriva su Il Foglio di domenica 2 ottobre. Il giornale diretto da Claudio Cerasa, si schiera in difesa di Manuel Agnelli, contro GLF, perché, come scrive Giulia Pompili che firma l’articolo, «è il mercato bellezza».

A questo punto il cerchio si chiude. Oggi l’attacco (mai avvenuto) di Giovanni Lindo Ferretti a Manuel Agnelli è cronaca, verità comprovata. Chiamati in causa Andrea Rock e Virgin Radio, coloro che hanno divulgato e sottoposto al diretto interessato la questione, fanno spallucce.

Ecco come nasce e si propaga una bufala. Ecco come addirittura si trasforma in dibattito.

Questo, purtroppo, è il giornalismo italiano. Per dirla con Il Foglio, è la stampa bellezza.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.