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Devolution: una scheda di Cittadinanza attiva

Le ragioni del no

di Redazione

Cittadinanzattiva, come organizzazione di tutela e di rappresentanza dei diritti dei cittadini, esprime la sua contrarietà all’ipotesi di devolution presentata dalla maggioranza di governo. La nostra opposizione nasce da un attenta analisi degli aspetti che sono in gioco. Infatti, a parte gli ipotetici vantaggi potenziali, esistono gli svantaggi certi per i cittadini, le false promesse della maggioranza e i rischi per tutto il paese. 1. I VANTAGGI POTENZIALI – Istituzioni più vicine. Dare maggiori poteri legislativi alle regioni può accelerare il processo di avvicinamento delle istituzioni ai cittadini. Offrire più numerosi centri di imputabilità degli atti amministrativi garantisce maggiori opportunità di intervento dei cittadini. – Valore delle differenze. Aumentare l’autonomia delle regioni significa, specie nel settore della formazione, valorizzare le specificità territoriali – Welfare più plastico. Diversificare la risposta delle istituzioni locali negli ambiti previsti dalla proposta di modifica dell’art.117 Costituzione potrebbe portare ad una maggiore plasticità territoriale del sistema nazionale di welfare – Rafforzamento della dimensione civica. Diffondere i centri decisionali a livello locale significa sollecitare l’emersione di una dimensione civica locale nella doppia chiave della cooperazione e del conflitto – Deburocratizzazione nazionale. Il progetto di riforma può provocare una virtuosa deburocratizzazione delle amministrazioni centrali (si pensi, in particolare, all’elefantiasi della Pubblica Istruzione) – Alleggerimento della leva fiscale nazionale – Riduzione della rigidità nel lavoro. Il progetto di riforma potrebbe favorire una rottura della rigidità del sistema del lavoro dipendente con alcuni vantaggi in termini di efficacia ed efficienza 2. GLI SVANTAGGI CERTI Guasti dell’amministrazione – L’intervento negli ambiti previsti dalla riforma (sanità, scuola, sicurezza) comporterà la costruzione di poderose burocrazie regionali – La conseguente ed esponenziale moltiplicazione di strutture amministrative e di personale dipendente comporterà un’esplosione incontrollata della spesa pubblica regionale – Al necessario aumento della spesa pubblica regionale conseguirà l’aumento della leva fiscale regionale Guasti nella tutela dei diritti dei cittadini – Eliminazione del servizio sanitario nazionale. La diversificazione dei sistemi sanitari regionali sancisce la fine del servizio sanitario nazionale, in quanto resta l’art. 32 della Costituzione, ma non le leggi nazionali che lo sostengono. Tutto ciò riduce la certezza dei diritti dei cittadini. – Fine del welfare universale. Il progetto di riforma produce contemporaneamente la frammentazione del welfare e l’abrogazione dei livelli essenziali delle prestazioni portando così allo svuotamento del principio di tutela eguale dei diritti (per esempio, attraverso servizi di numero e qualità inferiori) e al rischio di compressione della legge sull’assistenza (l.328/00) e del principio di sussidiarietà che la informa – Regioni meridionali più deboli. La riforma è pensata in modo tale da far carico sul diverso potenziale fiscale delle regioni e per questo favorirà quelle con il Pil più alto (a rischio le regioni meridionali) – Diritti degli studenti a rischio. La legislazione regionale può mettere ulteriormente a repentaglio, superandoli o frammentandoli, i diritti sanciti nello Statuto degli studenti adottato con DPR – Nessun accenno alla partecipazione civica. I cittadini non hanno alcun ruolo in questa riforma come soggetti attivi della determinazione del nuovo welfare né come target omogeneo dell’offerta di servizi Guasti costituzionali – Scarso coordinamento delle norme. La riforma costituzionale attuata per emendamenti parziali – come nel caso in discussione – non riesce a governare rischi e problemi emergenti – No alla Camera delle Regioni. La parzialità e inadeguatezza di questa riforma è data anche dalla mancata previsione costituzionale di una Camera delle Regioni – Aumento della conflittualità Stato-regioni. Da questo progetto discende la trasformazione in valvola di sfogo dei conflitti istituzionali della Conferenza Stato-Regioni, organismo di coordinamento informale che non prevede la partecipazione delle rappresentanze dei cittadini – Fiducia vs libertà del Parlamento. L?ipotesi – annunciata dal capo del governo – di porre la fiducia sulla riforma costituzionale è grave perché, se realizzata, costituirebbe uno sbrego della logica costituzionale. Questa prevede, viceversa, la doppia lettura da parte delle Camere proprio per garantire il libero convincimento del Parlamento e un?ampia maggioranza in occasione di modifiche della Carta fondamentale. 3. FALSI PROBLEMI – Improbabile il decentramento dell’ordine pubblico. Al di là del merito, la moltiplicazione dei corpi di polizia potrebbe rivelarsi un nulla di fatto sia per la presenza e il mancato coordinamento dei corpi già esistenti che per la mancanza di risorse da investire nell’ordine pubblico – Demagogica l’introduzione della cultura locale. Sembra abbastanza improbabile una reale incidenza della riforma sul rapporto ponderato tra cultura nazionale e cultura locale nei programmi scolastici – Inutili doppioni. Molti dei problemi in campo sanitario esplosi con la devolution sono già posti dalla riforma del Titolo V 4. RISCHI PER TUTTI – Anarchia istituzionale. Il progetto prevede di lasciare le ?mani libere? alle regioni nella scelta di esercitare o meno i poteri assegnati con la riforma. Una tale libertà priva di reale accordo interistituzionale significa spezzettare l?architettura istituzionale e minare la coesione sociale del paese. – Aumento della conflittualità del paese. Potrebbero aumentare le occasioni di conflitto tra Regioni ed Enti locali (basti pensare al rapporto tra piani sanitari regionali e piani di assistenza sociale comunali), e, allo stesso tempo, i conflitti tra Governatori e Autonomie funzionali (basti pensare al rapporto tra i poteri legislativi regionali e l’autonomia delle istituzioni scolastiche) – Neocentralismo regionale. L’aumento di burocrazie, personale e tasse regionali può provocare forme di neocentralismo regionale, e portare vantaggi solo ad alcune regioni come la Lombardia, mentre si potrebbero generare nuove forme di clientelismo. – Aumento dei costi In chiave eruopea, l’aumento della spesa pubblica potrebbe portare all’aumento del deficit pubblico nazionale – Privatizzazioni. I tentativi di controllare la spesa pubblica regionale potrebbero portare all’aumento dell’outsourcing in direzione di profit e non profit e/o a privatizzazioni dirette 5. LE NOSTRE PROPOSTE Al fine di ridurre i pericoli di una ipotesi di devolution, quale quella in discussione in Parlament, Cittadinanzattiva propone quanto segue: – Creare una corsia preferenziale per il ddl La Loggia che accoglie l’emendamento presentato dal Comitato Quelli del 118, al fine di non snaturare i contenuti della sussidiarietà orizzontale – Mantenere il fondo perequativo nazionale, che garantisca le regioni più deboli – Mantenere la competenza legislativa nazionale sui livelli essenziali delle prestazioni (e, pertanto, del principio costituzionale della tutela eguale dei diritti) – Introdurre la Camera delle Regioni e/o rafforzamento del ruolo costituzionale della Conferenza Stato-Regioni con l’integrazione di parti sociali e organizzazioni civiche – Introdurre e/o rafforzare gli strumenti di partecipazione e valutazione dei servizi da parte dei cittadini – Introdurre il principio di sussidiarietà orizzontale negli statuti regionali


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