Welfare

Detenuto disoccupato, detenuto per sempre

Il lavoro è la sola ricetta che impedisce le ricadute nei reati. Come succede a Padova dove una cooperativa dà opportunità a 100 carcerati su 700. Intervista al presidente

di Redazione

Non sono certo le porte blindate o le sbarre delle celle, le fotografie più efficaci per rappresentare l?isolamento di chi vive in carcere. C?è un dato, infatti, che meglio di ogni altro rende l?idea del corto circuito di un sistema che fa acqua da tutte le parti: quello della recidiva. Un terreno così franoso che sull?argomento il ministero della Giustizia non azzarda statistiche ufficiali. Eppure la recidiva è un salasso che l?intera comunità paga carissimo in termini di sicurezza e di portafoglio. Per avere lumi in materia allora bisogna rivolgersi altrove, a chi questo mondo lo conosce come le sue tasche. A Nicola Boscoletto, per esempio. Padovano, laurea in Scienze forestali, classe 1963, una moglie e due figli di 10 e 6 anni. Ma soprattutto, da oltre 10 anni, presidente della cooperativa Giotto (Cooperativa Socale Giotto). Quello che segue è il resoconto di un colloquio a briglie sciolte. In poco più di un?ora la parola amnistia non è mai stata pronunciata. La vera chiave di volta per Boscoletto è un?altra e si chiama lavoro. Vita: Perché è così importante dar da lavorare ai detenuti? Nicola Boscoletto: Per due ragioni a dir poco decisive. Aumentando gli impieghi dei detenuti la società ci guadagna in sicurezza e in denaro. Vita: Ci spieghi? Boscoletto: Oggi registriamo un tasso di recidiva intorno all?80%. Questo significa che ogni 10 detenuti che escono dagli istituti, otto vi rientrano. E sa qual è la prova del nove? Vita: Dica. Boscoletto: Una volta in libertà solo il 10% degli ex detenuti trova lavoro. E chi non ci riesce in qualche modo deve pur campare, no? Lascio immaginare in che modo ci riesca. Vita: Quindi? Boscoletto: Un?indagine condotta su tutte le persone che dal 1991 al 2003 abbiamo avviato a una professione dimostra che per i detenuti lavoratori il tasso di recidiva crolla al 15%. Oggi, lo ripeto, siamo all?80%. A livello nazionale ogni riduzione del 10% equivale a 5.800 detenuti in meno e a un risparmio per le casse dello Stato di 510 milioni di euro. Ricordo, a titolo informativo, che il governo con l?ultima Finanziaria ha ridotto di circa un quarto il capitolo sulle lavorazioni penitenziarie che già ammontava a solo 12milioni 800mila euro per tutta Italia. Vita: Oggi quanti sono i detenuti lavoratori? Boscoletto: Circa 12mila. Quelli ?veri?, assunti cioè da una ditta esterna, sono però solo 2mila. Gli altri dipendono dall?amministrazione penitenziaria e si occupano di manutenzioni e servizi nel e per il carcere. Lavori che difficilmente sono spendibili all?esterno. Vita: E invece? Quali tipologie di lavoro si può portare ?dentro?? Boscoletto: Noi qui al Due Palazzi (il carcere di massima sicurezza di Padova, ndr) fino ad ora abbiamo offerto un?opportunità di lavoro a 100 persone (su 700 detenuti). Le attività sono diverse: all?interno abbiamo un corso di giardinaggio. Sei detenuti invece lavorano per la valigeria Roncato (leader mondiale nel settore). Sempre in un laboratorio interno all?istituto è nata la linea di design di prodotti in cartotecnica che celebra i 700 anni dalla consacrazione della cappella degli Scrovegni (vedi box). Recentemente poi abbiamo avviato il secondo call center nazionale intramurario (dopo quello della Telecom a San Vittore, ndr) e il primo telemarketing e teleselling gestito direttamente dall?interno di un carcere. In queste settimane, per esempio, stiamo vendendo olio di una ditta locale. I detenuti che possono avvalersi di permessi, e quindi uscire dal carcere, sono invece impiegati in attività di manutenzione del verde, pulizia civile e industriale, piccole manutenzioni, raccolta rifiuti e perfino in operazioni cimiteriali. Vita: Quanto conviene alle aziende entrare in carcere? Boscoletto: Il meccanismo più efficace prevede che le imprese affidino commesse a cooperative sociali come la nostra. Da sole le aziende non entreranno mai. Sono troppo spaventate. Questo perché non posseggono gli strumenti per gestire direttamente i detenuti lavoratori. Ciò detto, ritengo che per tutte le attività con un?altissima percentuale di manodopera la produzione carceraria sia decisamente più conveniente. La defiscalizzazione e il credito d?imposta, introdotti dalla legge Smuraglia, infatti rendono più basso il costo del lavoro. D?altro canto, chi lavora dentro deve sostenere costi aggiuntivi come il mantenimento di un ufficio sociale che dialoghi con la direzione e gli educatori e la perdita di tempo determinata dagli inevitabili controlli di sicurezza: pensiamo solo alle operazioni di ingresso e di uscita. Vita: Come si quadra il cerchio? Boscoletto: Se un?impresa prima spendeva 100, dobbiamo permetterle di spendere 99. Oppure sempre 100, ma con il valore aggiunto di aver svolto una finalità sociale. Tanto più che in questo periodo si fa un gran parlare di bilancio sociale e spesso si vende solo fumo. Ecco, noi offriamo contenuti reali. I 700 anni della scrovegni-Il logo nato tra le sbarre Settecento anni festeggiati dal carcere. Il logo ufficiale del settimo centenario della Cappella degli Scrovegni compare infatti su una linea di prodotti di cartotecnica, ispirata a singole scene o a dettagli del monumento padovano, realizzata e confezionata da quattro detenuti del carcere cittadino Due Palazzi. Oltre che del Comune l?inziativa è merito di due cooperative sociali, la Giotto e la Cusl. Quaderni, puzzle, blocchi, penne, carta da lettere, portapenne, poster, cartoline, l?intera gamma degli oggetti è in vendita presso il bookshop della Cappella degli Scrovegni (uno dei capolavori più importanti di Giotto, intitolata a Santa Maria della Carità e affrescata fra il 1303 e il 1305). «Questi prodotti hanno una natura particolare», rimarca Salvatore Pirruccio, direttore della casa di reclusione: «consentono infatti una speranza concreta ai nostri detenuti. Anni di esperienza dimostrano che il lavoro rappresenta la sola e concreta alternativa alla recidiva». Castelli,ministro combinaguai Proprio un testone, l?ingegner Castelli. Eppure basterebbe dare un?occhiata alle cifre per capire che la strada intrapresa dal Guardasigilli in camicia verde rischia di dare il colpo di grazia a un malato già gravissimo. I numeri sulla recidiva che riveliamo in questa pagina, infatti, raccontano solo un pezzo del dramma che si vive quotidianamente dietro le sbarre. E il governo che fa? Seguono esempi in pillole. Per combattere la cronica mancanza di volontari lancia la proposta di legge Meduri, ribattezzata appunto ?ammazza volontariato?. D?altra parte contro il sovraffollamento (1/3 dei detenuti in più dei posti disponibili), ecco la Cirielli-Vitali (la famigerata ?salva Previti?) che avrebbe come effetto collaterale l?entrata in carcere di 20mila nuovi detenuti. Tutta leghista è anche la proposta di legge dell?onorevole Guido Rossi che vorrebbe introdurre il lavoro ?non retribuito? per i detenuti. Fermatelo!


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