Welfare

Detenuti stranieri: i familiari sono fantasmi

I famigliari dei detenuti stranieri sono fantasmi, lo Stato italiano non riconosce loro nessun diritto.

di Ornella Favero

I famigliari dei detenuti stranieri sono fantasmi, lo Stato italiano non riconosce loro nessun diritto. Passano a volte anni senza incontrare i loro cari, e i pochi colloqui che fanno, come racconta la testimonianza di Elvin Pupi, detenuto albanese, sono un lusso raro e pagato a caro prezzo: «Sin dal primo giorno di carcerazione, la cosa che più ho sognato è stata rivedere i miei genitori. Però sapevo che sarebbe stato difficile. Mio padre stava male, non poteva viaggiare, e aveva anche bisogno di qualcuno che gli stesse sempre vicino. Mia madre sognava di venire a trovarmi, e alla fine ha deciso di partire sola, senza mio padre, e senza avvisarmi. Prendere un visto di ingresso per l?Italia non è per nulla facile, ma dopo una attesa di undici mesi, e a costo di grandi sacrifici per trovare i soldi necessari, lei è riuscita ad arrivare. Il colloquio è durato due ore, e mia madre ha pianto per tutto il tempo. Poi è tornata subito in Albania perché mio padre stava malissimo. Da allora non l?ho più vista. Nel frattempo mio padre è morto senza che io lo potessi salutare, e questo è un peso che mi porterò dietro per tutta la vita».

QUI CI VUOLE UN GARANTE
Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale: c?è una legge, ferma da mesi al Senato, per l?istituzione di questa figura, e nell?attesa per fortuna almeno parecchi Comuni, e qualche Provincia e Regione hanno provveduto a livello locale a dar vita ai Garanti dei detenuti delle carceri presenti sul loro territorio. Questa battaglia per la trasparenza in tutte le istituzioni totali, che sono sempre e inevitabilmente luoghi a rischio di violenze e sopraffazioni, è faticosa, perché alle persone rinchiuse sono riconosciuti sulla carta alcuni diritti fondamentali, ma sono diritti che è difficile far rispettare. Anche perché buona parte della società oggi pensa che la ?perdita dell?innocenza? di chi commette un reato, a cui segue la carcerazione, equivalga alla perdita di ogni diritto. Non sarebbe il caso che le associazioni di volontariato penitenziario sostenessero con più forza e convinzione la richiesta dell?istituzione del Garante nazionale?

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