Non profit

Detax e rimesse, le idee italiane ai grandi

Intervista a Elisabetta Belloni, direttore della Cooperazione italiana

di Paolo Manzo

«Il governo avanzerà proposte innovative per il finanziamento degli aiuti», anticipa il direttore. «Una quota dell’Iva da mettere in un fondo
per lo sviluppo e una riduzione fiscale sulle rimesse…» I tagli alla cooperazione sono un «grande problema» cui per ora fa fronte «con l’aumento dell’efficacia degli aiuti allo sviluppo», ma la speranza è che già da quest’anno inizi «un piano di rientro per rispettare gli impegni assunti con la comunità internazionale», anche perché al G8 la cooperazione sarà «una priorità dell’Italia». Ha le idee chiare il ministro plenipotenziario Elisabetta Belloni, prima donna alla guida della Dgcs, la Direzione generale Cooperazione allo sviluppo, dopo avere diretto l’Unità di crisi della Farnesina. Vita l’ha intervistata in esclusiva in vista del vertice de L’Aquila.
Vita: Cosa rappresenta il G8 per la cooperazione allo sviluppo?
Elisabetta Belloni: L’Italia punta molto sul vertice. Lo dimostra la riunione dei ministri della cooperazione allo sviluppo del G8 dell’11 e il 12 giugno, ospitata alla Farnesina e fortemente voluta dal nostro governo.
Vita: Quali le proposte che l’Italia farà agli altri Grandi?
Belloni: Innanzitutto le cosiddette I8, le iniziative per il finanziamento innovativo della cooperazione.
Vita: Di che si tratta?
Belloni: Sono iniziative che i Paesi del G8, ma anche altre nazioni emergenti, vaglieranno per destinare all’Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) altre forme di finanziamento oltre a quelle tradizionali. Sono meccanismi innovativi, due dei quali promossi dall’Italia.
Vita: Quali?
Belloni: La prima è la detax, una forma di tassazione dell’Iva per raccogliere in un fondo dei finanziamenti per lo sviluppo. L’altra è un’iniziativa che mira alla riduzione della tassazione sui trasferimenti degli immigrati che lavorano nei Paesi industrializzati. L’obiettivo è una riduzione graduale, in 5 anni, che porti i costi di transazione dall’attuale 10 al 5%. Abbiamo calcolato che se si riescono a diminuire questi costi, gli stessi immigrati sarebbero in grado di far pervenire nei Paesi d’origine cifre molto consistenti da investire in attività di sviluppo.
Vita: Ministro Belloni, la legge 49/87 che regola la cooperazione la soddisfa?
Belloni: No, quella legge è datata e non corrisponde al nuovo concetto di sviluppo.
Vita: Ovvero?
Belloni: Non possiamo limitarci ad alcuni aspetti, come l’aiuto a dono, che tradizionalmente i Paesi industrializzati hanno dato a quelli poveri, ma bisogna tenere conto di tutto l’insieme dello sforzo che gli Stati, in particolare quelli del G8, fanno per lo sviluppo. Per questo l’Italia sosterrà a L’Aquila il Whole of Country Approach, cioè l’insieme delle attività per lo sviluppo verso i Paesi meno avanzati, dall’investimento al commercio, dall’Aps ai partenariati pubblici-privati.
Vita: Ministro, guardi che i tagli in Finanziaria sono stati fatti nel giugno 2008. Prima che si parlasse della crisi…
Belloni: Sì, ma è un dato di fatto che le limitazioni finanziarie che ci sono state imposte colpiscono le nostre capacità di contribuire ai processi di sviluppo. Certo, l’Italia deve fare di più in termini di Aps e mi auguro che nel 2009 e negli anni a venire vengano apportati correttivi. Pensi che noi qui alla Farnesina già discutiamo di un piano di rientro, un programma per fare crescere di nuovo il nostro Aps per mantenere gli impegni che abbiamo assunto in seno alla comunità internazionale in termini quantitativi. Detto questo, e senza disconoscere le criticità della cooperazione dell’Italia dovute ai tagli, sempre più oggi noi puntiamo sull’efficacia dell’aiuto, garantendo che quanto viene devoluto all’Aps vada a buon fine e sia usato come elemento innescante un processo di sviluppo. È quindi necessario essere da una parte generosi e dall’altra rigorosi.
Vita: Si dice che, a parte i tagli in Finanziaria, anche la Dgcs sia sottostrutturata, quasi in crisi. Conferma?
Belloni: Sì, la carenza di risorse della Dgcs è un problema enorme. Se si vuole davvero fare bene la cooperazione allo sviluppo è fondamentale non solo che ci siano i soldi ma anche le competenze professionali e le risorse umane necessarie per poter assicurare il buon utilizzo dei fondi. Su questo punto siamo indietro, abbiamo troppe poche risorse e questo rischia di compromettere la nostra capacità d’azione.
Vita: A un anno dal suo insediamento, come giudica il rapporto con le ong?
Belloni: Ottimo. Abbiamo instaurato uno scambio quasi quotidiano che credo sia arricchente per entrambi.


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