Cultura

Desiderio e dovere, la lotta muove la vita

Madri e figlie. Una storia di continuità e lacerazione (di Andrea Leone).

di Redazione

A breve distanza da Nemico, amico, amante, Einaudi pubblica In fuga, prima traduzione nel mondo della raccolta di racconti di Alice Munro, una delle voci più significative della letteratura nordamericana contemporanea.
Tre storie con un?unica protagonista: una giovane donna che inizia il viaggio dell?indipendenza separandosi dalla madre. La Munro, classe 1931, è meno furente di Flannery O? Connor, cui è stata talvolta accostata, ma altrettanto crudele nel recensire la spietata, geometrica necessità dei destini.
Lo sfondo dei racconti della Munro è il microcosmo dei rapporti familiari, soprattutto l?universo femminile: zie e cugine, madri e figlie, mogli. La Munro squarcia con un colpo di coltello l?abisso quotidiano delle loro vite per arrivare al trauma della nascita e della morte. Crudele e amorevole, l?occhio della scrittrice ispeziona il mondo fisico tra mineralogia e fisiognomica, illumina personaggi spesso ingrati, marginali e votati all?ombra, anatomizza la materia nel momento in cui essa si carica di significato e diventa simbolo di un?intera esistenza. Talvolta un destino è rivelato da un minimo evento, da un equivoco.
Alice Munro ci fa scoprire l?ineluttabilità di ogni dato naturale; l?ordine che regge le cose è una infallibile equivalenza universale dove verità e menzogna, crudeltà e pietà, trauma e guarigione, separazione e vicinanza, passato e futuro sono interscambiabili, e dove la morte può essere «una vertigine eccitante».
La scrittura della Munro è formale, media, una specie di relazione confidenziale e allo stesso tempo intransigente, lenta, calma ma attraversata da improvvise accelerazioni. Le sue storie non prendono una direzione, non impongono un significato: non sono strade, piuttosto case in cui abitare. Il narratore non è il vorace io di Dostoevskij né la voce impersonale di Kafka, ma il complice della storia. La scrittrice non osserva i personaggi da una posizione onnisciente ma dal basso, come una di loro, mettendosi alla pari con la narrazione, tessendo, ordinando pazientemente e indifferentemente attimi e decenni.
L?elemento della fine non acquista la dimensione della tragedia e non rivela il mistero perché è presente in ogni punto, in ogni congiuntura della vita. L?evento è il dettaglio che apre la vertigine, la manifestazione dell?invisibile nel visibile, il punto di congiunzione del noto con l?ignoto: per la Munro, semplicemente, i fatti sono Dio.

Andrea Leone

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