Famiglia

Depressione: colpisce 5 milioni di italiani

Entro il 2020 sarà la seconda malattia al mondo, intanto sono in aumento "vertiginoso" i giovani (8-10%). Ammonta a 15 miliardi la spesa sanitaria annua

di Redazione

Entro il 2020 la depressione sara’ la seconda malattia debilitante al mondo: l’allarme e’ lanciato dall’ordine degli psicologi che propone ‘la terapia della parola’ per combattere il fenomeno. I dati piu’ recenti -diffusi dagli psicologi- per l’Italia stimano 5 milioni di persone colpite (con uno svantaggio forte per la popolazione femminile, che ne soffre in una percentuale quasi doppia: il 15% contro l’8% degli uomini), con una spesa sanitaria valutabile in 15 miliardi di euro l’anno. Cifra che comprende, oltre ai costi delle cure, quelli relativi alla mancata produttivita’, cioe’ le giornate di lavoro perse.
Un particolare allarme suscita l’aumento dei casi tra i giovani e giovanissimi: sempre in Italia, riguarderebbe l’8-10% degli adolescenti, dato che coincide con quello relativo ai casi di suicidio in questa fascia di eta’, che rappresenta la terza causa di morte tra i giovani di 14-24 anni. I disturbi d’ansia sono ancora piu’ diffusi: se per la depressione si parla del 15% della popolazione, si stima che oltre il 20% delle persone nei paesi occidentali soffra di una qualche manifestazione clinica d’ansia.
Si stimano nel mondo 330 milioni di persone che soffrono di depressione e secondo Christopher Murray (direttore del dipartimento di Epidemiologia dell’OMS) entro 15 anni la depressione grave sara’ la seconda malattia debilitante al mondo. Se invece si considera soltanto la popolazione tra 15 e 44 anni di entrambi i sessi questo posto gia’ gli spetta. La media italiana relativa al 2006, secondo il rapporto di Osservasalute, attesta un uso di antipsicotici pari a 3,49 dosi per mille abitanti al giorno e 30,08 dosi ogni mille abitanti di antidepressivi.
Questi farmaci, sempre secondo la ricerca di Hull condotta da studiosi inglesi e americani, sarebbero efficaci solamente per i pazienti molto gravi, mentre non servirebbero affatto a quelli con leggeri sintomi. Antidepressivi indurrebbero miglioramenti minimi rispetto al placebo, valutabili in due punti sulla scala Hamilton della depressione, che si compone di 51 punti. Chi e’ lievemente depresso, quindi, si sentirebbe meglio assumendo medicinali solo grazie all’idea di seguire una terapia farmacologia che puo’ dare benefici, ma nei fatti gli antidepressivi non avrebbero alcun effetto e non sarebbero piu’ efficaci di un placebo.
Nonostante cio’, il numero di prescrizioni mediche sta crescendo di anno in anno. Secondo l’Osservatorio dei farmaci l’uso di questi medicinali e’ aumentato dell’8% tra il 2005 e il 2006. ”Il Governo inglese -afferma Giuseppe Luigi Palma, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi- ha fatto una scelta molto seria perche’ basata, come dovrebbe sempre accadere, sulle evidenze scientifiche disponibili (fornite dall’Istituto Nazionale per l’Eccellenza Clinica del Regno Unito -NICE) che dimostrano come la psicoterapia sia efficace quanto i farmaci nel trattamento di questi problemi e piu’ efficace nel mantenimento degli effetti e nell’evitare le ricadute dopo la cura”. Proprio per questo l’Inghilterra ha deciso di investire in terapie psicologiche, passando da una spesa di 6,5 milioni di euro per il 2007 a 221 milioni entro il 2010.
”In Italia -spiega il Presidente Palma- abbiamo una buona legge sulla psicologia e sulla psicoterapia, che ha consentito la formazione di molti professionisti competenti con cinque anni di laurea e almeno quattro di specializzazione. Ma come accade spesso nel nostro Paese non vi e’ stata coerenza nel loro utilizzo per la salute dei cittadini, che solo in pochi e fortunati casi possono beneficiare delle loro competenze in ospedale o nelle ASL. L’Italia -conclude Palma- dovrebbe seguire l’esempio inglese, che peraltro si sta attuando anche in molti altri Paesi, e attivare un piano serio, basato sulle regole dell’appropriatezza e dell’efficacia, per l’attivazione ed il potenziamento di servizi psicologici negli ospedali e nel territorio, in grado di fornire interventi qualificati di prevenzione e terapia ai cittadini ed alla comunita’, ma anche di lavorare con l’insieme dei servizi sanitari e con i medici di famiglia per fornire risposte piu’ integrate agli utenti e piu’ attente alle loro specifiche esigenze”.
”La popolarita’ degli antidepressivi, introdotti alla fine degli anni 80, e’ schizzata alle stelle -spiega Mario Sellini, Segretario Generale dell’Associazione Unitaria Psicologi Italiani (AUPI)- oggi e’ necessario proporre anche terapie psicologiche. Come per le cure odontoiatriche, il Ministero della Salute dovrebbe stanziare fondi anche per le cure psicoterapeutiche che contribuirebbero a ridurre la spesa farmaceutica, facendo consumare meno farmaci. Questo garantirebbe, inoltre -conclude Sellini- meno assenze dal lavoro e maggiore produttivita’ , un guadagno certo per l’economia italiana”.


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