“E’ inaccettabile che ancora oggi i Tribunali per i Minorenni emettano decreti di idoneità “razzisti”.
Come è possibile discriminare i bambini per il colore della pelle? Siamo nel 2009; abbiamo un Presidente Americano di colore, conviviamo con società sempre più multirazziali, l’Africa è diventata la protagonista indiscussa del G8, eppure una coppia di aspiranti genitori adottivi può ancora essere ritenuta idonea seppur non disponibile ad accogliere bambini di colore.”
Sono queste le parole con cui Marco Griffini, presidente di Ai.Bi., denuncia un decreto di idoneità emesso, lo scorso 12 giugno 2009, dal Tribunale per i minorenni di Catania a favore di una coppia di coniugi che ha dichiarato di essere disponibile “all’accoglienza sino a due bambini, di età non superiore ai cinque anni senza distinzione di sesso e religione” e “non disponibile ad accogliere bambini di pelle scura o diversa da quella tipica europea od in condizione di ritardo evolutivo”.
Il colore della pelle è quindi il discrimen nell’accoglienza di un minore. Non si tratta, purtroppo, di un caso isolato.
L’associazione infatti già nel 2000 aveva segnalato alcuni decreti discriminatori nei confronti dei minori, emessi dal Tribunale dei minorenni di Ancona e Firenze, e per questo contestati dall’associazione nell’interesse dei minori a essere accolti da una famiglia. I decreti venivano emessi sulla base di una errata interpretazione della Legge 476/1998 (art. 30, co. 2) laddove si stabiliva che il decreto di idoneità può contenere “indicazioni per favorire il migliore incontro tra gli aspiranti all’adozione ed il minore da adottare”. Proprio per scongiurare una inesatta interpretazione della normativa, il legislatore italiano ha attuato nel 2001 una riforma alla legge 183/1984 specificando (Art. 1 comma 4) “il diritto del minore a crescere, vivere ed essere educato nell’ambito di una famiglia .. senza distinzione di sesso, di etnia, di lingua, di religione e nel rispetto della identità culturale del minore”.
Il principio di non discriminazione, sancito tanto nell’ordinamento nazionale che in quello sovranazionale, non è ancora stato riconosciuto dalle autorità competenti. Ai.Bi. condanna quindi questi decreti e chiede che gli organi competenti (Consiglio Superiore della Magistratura, Ministero della Giustizia, Dipartimento per la Pari Opportunità, Commissione per le Adozioni internazionali) adottino i provvedimenti più opportuni per combattere tale prassi razzista.
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