Welfare

Delle Foglie: sbarrare la strada allo statalismo è una responsabilità del cattolici

Prima intervista al neo presidente dopo i 19 anni dell'era Costalli: «C’è una sola possibilità: sbarrare la strada al ritorno dello statalismo che ci avvicina sempre più alle democrature che affascinano anche tanti europei. In fondo, è una grande e vera questione politica, prim’ancora che economica». E rivolto al suo Movimento dice: «Occorre superare ogni rischio di autoreferenzialità e perciò dialogare, senza riserve e pregiudizi, innanzitutto con il mondo cattolico, ma non solo»

di Redazione

Giornalista di lungo corso (Gazzetta del Mezzogiorno, Avvenire, Sir fra le esperienze più significative), Domenico Delle Foglie lo scorso 20 giugno è stato eletto alla presidenza dal Consiglio generale Mcl. La sua elezione ha chiuso dopo 19 anni l'era Costalli. Tifoso della squadra della sua città (il Bari o la Bari come suona meglio nel capoliogo pugliese) è un grande consumatore di fiction americane e ha un sogno nel cassetto: un viaggio on the road in lungo e in largo per l'Europa.

Presidente, finiamo l'identikit con il libro e il film preferiti?
Film preferito: Blow Up di Antonioni, la rivelazione della modernità. Libro preferito: “Le vie dei Canti” di Bruce Chatwin.

Quando e come è entrato in Mcl?
Solo pochi anni fa, dopo una lunghissima vita da giornalista. Sino a quel momento ho avuto una sola tessera, quella dell’Ordine. Era una mia scelta di autonomia. Andato in pensione, ho pensato di dare una mano agli amici di Mcl.

La sua presidenza chiude l'era Costalli. Quali le linee di continuità e quali le innovazioni che vedremo nei prossimi due anni di guida del movimento?
La continuità sarà certamente nel protagonismo sociale e politico conquistato da Mcl in questi anni. Le innovazioni saranno legate ai modi di esprimere la nostra ecclesialità, anche nei territori. E poi alle nostre risposte sul versante della complessità. Prime fra tutte le rivoluzioni ambientali e digitali che interrogano anche i corpi intermedi.

Durante il confronto che ha portato alla sua elezione lei ha accennato alla necessità di "spalancare le finestre e vivere una nuova primavera". Cosa intende nel concreto?
Occorre superare ogni rischio di autoreferenzialità e perciò dialogare, senza riserve e pregiudizi, innanzitutto con il mondo cattolico, ma non solo. La primavera arriva solo se fiorisce nei cuori e nelle menti di tutti noi.

Nel suo primo intervento da neo presidente ha più volte usato il termine "popolo". Come descriverebbe a uno sguardo esterno il popolo di Mcl?
Un popolo generoso, coraggioso e attento ai territori. Ecclesialmente motivato e socialmente assetato di modernità. E dunque molto meno conservatore di quanto lo si voglia far apparire. Aperto ai bisogni del tempo. A quello stato di necessità, in cui si nasconde il disegno della Provvidenza.

22,77 milioni versus 22,78 milioni. Il primo è il numero di occupati in Italia, il secondo dei pensionati. Sorpasso. Il dato della Cgia di Mestre si riferisce a maggio. Paradossalmente però il tema dello sviluppo e del lavoro sono poco presenti nel dibattito pubblico. Quali sono le proposte di Mcl?
Innanzitutto abbandonare la strada dell’assistenzialismo che sta minando la consapevolezza di un intero popolo, fortemente impaurito e che sempre più si convince che non ci sia salvezza fuori dal perimetro dello Stato. E quindi ripartire dagli investimenti produttivi in infrastrutture, sanità, scuola e università. Senza una spinta formidabile alla costruzione del capitale umano, l’ascensore sociale resterà immobile. Per non parlare della sovrana indifferenza, soprattutto della politica, dinanzi al dramma epocale della denatalità che rischia di minare, nel tempo, anche il nostro sistema produttivo.

De Rita sulle pagine di Vita ha sottolineato come l'emergenza stia producendo un neostatalismo che rischia di mettere nell'angolo la società civile. Le vicende Autostrade, Alitalia e Ilva in effetti paiono iceberg di questo fenomeno, che per altri versi si manifesta con fenomeni come quello del boom delle raccolte fondi a favore di enti pubblici. Come uscire dall'angolo?
C’è una sola possibilità: sbarrare la strada al ritorno dello statalismo che ci avvicina sempre più alle democrature che affascinano anche tanti europei. In fondo, è una grande e vera questione politica, prim’ancora che economica. Ma soprattutto un’immensa responsabilità dei cattolici che credono nell’economia sociale di mercato, nell’iniziativa individuale, nella cooperazione, nella possibilità dei lavoratori di partecipare responsabilmente alle scelte aziendali, nel Terzo Settore. Alla società civile il compito di ricordare, senza tregua, il valore del pluralismo. Ad ogni livello: sociale, culturale ed economico.

Sarà soddisfatto se al termine del suo mandato…?
Se tutti i soci del Movimento, in ogni angolo d’Italia, potranno dire di aver fatto, anche grazie al mio aiuto, un solo piccolo passo in avanti. Sa, io sono un riformista, convinto e tenace.


I NUMERI MCL

Il MCL (Movimento Cristiano Lavoratori) è un Movimento a carattere sociale, di solidarietà e volontariato, nato 45 anni fa per promuovere i principi cristiani nella vita, nella cultura, negli ordinamenti, nella legislazione. Accanto all’impegno politico, culturale e formativo, il MCL fornisce assistenza su temi fiscali, pensioni, previdenza, materie legali, del lavoro, formazione professionale, assistenza in agricoltura. Con i suoi circa 320mila iscritti, il MCL ha sedi di Movimento e Servizi (Patronato e Caf) su tutto il territorio nazionale, in Gran Bretagna, Svizzera, Germania, Francia, Belgio e poi a Sarajevo, Bucarest e Chisinau (Moldavia). E, nel resto del mondo, in USA, Canada, Argentina, Brasile, Australia. Le sedi di Patronato sono presenti in 68 province italiane, le sedi Caf su tutto il territorio nazionale: complessivamente la struttura MCL Servizi ha all’attivo oltre 850 dipendenti e oltre 3.000 volontari. Inoltre, sempre su tutto il territorio nazionale, sono presenti 1.850 Circoli MCL. IL MCL da anni ha avviato progetti di cooperazione con comunità locali di vari Paesi del mondo dove maggiore è l’incidenza di povertà, bisogno, disagio sociale.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.