Cultura

Delitto Trintignant. Quante domande. Un eroe all’inferno

A Venezia arriva l’ultimo film dell’attrice uccisa dal suo compagno, un cantante simbolo dei no global. Che ora s’interrogano su questa tragedia.

di Ettore Colombo

Il videoclip della canzone più famosa (forse l?unica, veramente famosa) del gruppo dei Noir Desir s?intitola Le vent nous portera ed è a dir poco agghiacciante: mamma e figlio vanno in spiaggia, forse per una gita, forse perché ci vanno tutti i giorni. Il bambino si allontana e inizia a costruire un castello. La mamma, indifferente, legge, stesa al sole. Pian piano si alza il vento, che preannuncia tempesta: il cielo si fa scuro, sulla spiaggia non c?è più nessuno. La mamma si mette a cercare prima solo preoccupata, poi disperata, il bambino, ma il vento diventa presto una tempesta di sabbia e la mamma prima perde i sensi e poi ne viene travolta, soffocata. Il bambino è vivo, nella buca del suo castello. Un ghigno cattivo gli illumina gli occhi. Non ha mosso un dito per aiutare sua madre a salvarsi, eppure aveva costruito un castello bellissimo e una buca profonda e accogliente, stile ventre materno. Il video è girato tutto in bianco e nero e mette addosso un?inquietudine oscura: nel mondo si muore per l?indifferenza delle madri o per l?egoismo animalesco dei figli? Le botte di Vilnius Bertrand Cantat, leader dei Noir Desir, uno dei gruppi rock francesi più cari all?area no global e amico personale di Manu Chao (che, nella canzone Le vent nous portera, suona la chitarra), è stato il protagonista di una delle più impressionanti tragedie di quest?estate. Infatti con un pestaggio selvaggio in una camera di hotel di Vilnius, il 28 luglio ha ridotto in fin di vita la sua compagna Marie Trintignant, morta tre giorni dopo in ospedale. Madre di quattro figli e figlia d?arte a sua volta (del grande attore Jean Louis Trintignant), Marie aveva un volto d?angelo dolente, una voce bella e misteriosa come quella del suo ultimo uomo e tre matrimoni falliti alle spalle, case grandi come castelli e una madre, Nadine, che chiede, inflessibile, giustizia contro colui che ritiene il volontario carnefice di sua figlia. Un cantante cupo e depresso che, imbottito di antidepressivi e di ideali anarchici, ha preso a schiaffi e pugni la sua compagna di notte: il litigio è avvenuto in un hotel di Vilnius, Lituania. Tutta la Francia ha pianto Marie Trintignant, una donna che sembrava l?ideale della purezza: malinconica, dolce, delicata, voleva fare la veterinaria e controvoglia era diventata attrice («Mi piacciono i personaggi che hanno qualche handicap, che sono fragili», diceva), restando aliena dal frusto bel mondo del cinema. è morta a 41 anni, ha vissuto con passione la sua vita privata, con tristezza e noia quella pubblica: il suo primo ruolo fu quello di un?autistica e di sé diceva: «Sono un ex muta». Bertrand, cupo e ombroso diavolo che per capriccio del destino le ha rubato la vita: nessuno, tranne quella sinistra vecchia e nuova che in fondo un po? li ama, al cinema come nella realtà, i cattivi. Libération ha scritto che «non si abbandona un amico, anche se sbaglia». Le mailing list del popolo no global si sono riempite di messaggi che inneggiano alla rivolta, anche a quella contro la vita, e difendono le scelte estreme e radicali del loro cantante-mito. I Noir Desir rifiutavano di fare spot e jingle pubblicitari in tv nonostante proprio la loro canzone più famosa fosse congegnata come uno spot perfetto. Rifiutavano le pubblicità delle multinazionali che ritenevano ?sporche? (anche se i loro dischi sono prodotti da una multinazionale). Naturalmente, i Noir Desir erano, assieme a Manu Chao, gli idoli del movimento che si batte contro la globalizzazione e, in Francia come in Italia come altrove, riempivano sale e piazze. All?ultimo raduno del popolo no global, organizzato da José Bové a metà agosto contro il Wto, però non sono andati: non era più il caso. Anche Manu Chao sembrava più stanco del solito. Bertrand è un diavolo corrucciato che beve, si droga e finisce per uccidere perché il suo pensiero negativo non può che seguire una ferrea e perdente logica: disperazione, rivolta e morte. Va maneggiata con cura ?l?arte dell?abisso? (così i Noir Desir definivano la loro musica) ma è troppo facile chiudere tutto nel solito, manicheo schema del buono/cattivo con il quale troppi affrettati commentatori vorrebbero mettere le brache al mondo. Come in una pagina di Izzo Lo aveva capito bene Jean Claude Izzo, lo scrittore marsigliese morto misconosciuto, da un cui libro è stato tratto l?ultimo film girato da Marie Trintignant e che verrà proiettato in anteprima a Venezia. Izzo oggi gode di un successo tenace, popolare e vero, grazie ad una trilogia (Casino totale, Chourmo e Solea) che s?impernia su un amabile perdente, l?ex commissario Fabio Montale, attorniato da figure di duri e fieri immigrati e perdenti come lui, e su altri due libri, Il sole dei morenti e Marinai perduti (il romanzo da cui è stato tratto il film), che traggono ispirazione sempre dal clima e dalle atmosfere dolenti e sporche del Sud della Francia. «Non c?è niente da vedere. La sua bellezza non si fotografa», scriveva Izzo di Marsiglia; ma avrebbe potuto dirlo di una canzone dei Noir Desir o del volto triste di Marie Trintignant. Bertrand è impazzito, nella sua ricerca disperata di desiderio, e ha finito con uccidere se stesso assieme a Marie, la sua libertà. Marie, per aver a lungo soffocato se stessa, è morta infelice. Soltanto gli eroi di Izzo (le cui gesta goffe e perdenti vi consigliamo caldamente di leggere) hanno strappato a un mondo dove il bianco e il nero non sono divisi da una penna ma confusi la loro ansia di libertà: «Le albe sono solo l?illusione della bellezza del mondo», scrive Izzo sconsolato, di fronte all?ennesimo fallimento dei suoi eroi. Ma a Izzo non manca il desiderio, come a Bertrand, né la libertà, come a Marie, solo la felicità. Pietas e vitalità ne ha per tutti.


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