Politica

Deleghe, primo round a ferrero

Governo. La geografia del sociale nelle istituzioni / Il ministro della Solidarietà sociale esce rafforzato dal conclave umbro. E il Parlamento è vicino al terzo settore

di Ettore Colombo

E dunque il braccio di ferro, alla fine, lo ha vinto il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero. La decisione formale verrà presa al prossimo Consiglio dei ministri, ma la sostanza politica della contesa sulle deleghe non cambia e, soprattutto, è stata decisa molto prima. Per la precisione a San Martino in Campo, dove Prodi ha riunito i suoi ministri per una full immersion di politica e rigore che ha partorito molte chiacchiere su come comunicare sui media e (qualche) decisione operativa.
Tra queste c?è stato anche il braccio di ferro tra la neo ministra della Famiglia, Rosy Bindi e il ministro Ferrero: la Bindi, infatti, voleva strappare al ministero di Ferrero – già amputato, da parte del Lavoro, della previdenza – una serie di deleghe ?pesanti? (c?erano in gioco ambiti quali le politiche sui minori, anziani, adozioni). Ferrero si è appellato direttamente a Prodi: «Decidetevi una buona volta se volete che questo ministero sia reale o se volete trasformarlo in una sorta di San Vincenzo degli emarginati che si occupa solo di drogati, immigrati e nomadi?», avrebbe detto a premier e colleghi. Forte sarebbe stata anche la, ventilata, alternativa: «O il ministero viene riconosciuto nel suo peso specifico o si pone un problema di presenza del Prc dentro questo governo». Dura la controreplica della Bindi, che a questo punto si sentirebbe titolare di una ?scatola vuota?. Sulle politiche sociali restano in realtà molte questioni ancora aperte: dalla attribuzione delle deleghe ai due sottosegretari di Ferrero (De Luca, che avrà il servizio civile, e Donaggio, più attenta ai temi del lavoro) a un necessario ricambio all?interno della squadra del ministero, che andrà rinnovata tenendo conto, però, delle competenze acquisite in questi anni, immigrazione in testa, mentre sulle droghe il ricambio sarà sostanziale.
L?Ufficio nazionale del servizio civile resterà, invece, in capo alla presidenza del Consiglio; le politiche giovanili afferiranno allo Sport (Melandri) e lo stesso staff del ministro non è completato (nominati i capi di segreteria e legislativo, mancano ancora altri ruoli). Mentre il governo roda la sua macchina, anche le Camere mettono a punto la loro: Giorgio Benvenuto (Ds) è diventato, grazie a un franco tiratore, presidente della commissione Finanze del Senato, Mimmo Lucà (sempre Ds) presidente della commissione Affari sociali della Camera ed Ermete Realacci (Margherita) presidente della Commissione Ambiente. Due amici di Vita, si può dire. Come anche Ferrero.

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