Politica
Delega sul Terzo settore a Bobba? Il non profit vota sì
Nelle ore in cui Conte e i vertici di 5 Stelle, Pd e Leu stanno definendo la squadra dei sottosegretari e viceministri che dovranno affiancare i 21 ministri che hanno votato ieri, i vertici di tre grandi organizzazioni (Misericordie, Anpas e Acli) si augurano il ritorno del "padre" della riforma del Terzo settore: «Sarebbe una garanzia per portare a termine un iter che negli ultimi 14 mesi è finito su un binario morto»
di Redazione
Dopo i voti di fiducia di lunedì e martedì in Parlamento, il primo ministro Conte completerà la squadra di governo con la nomina dei viceministri e dei sottosegretari. Il mondo del sociale guarda con particolare attenzione alla delega sul Terzo settore, che negli ultimi governi è stata assegnata a un sottosegretario presso il ministero del Welfare e delle Politiche Sociali: il democratico Luigi Bobba nei governi Renzi e Gentiloni e il leghista Claudio Durigon nel governo uscente. Con la nomina a ministro della 5 Stelle Nunzia Catalfo è verosimile che la (o una) casella di sottosegretario toccherà proprio al Pd. Quale il profilo giusto? Come sarebbe accolto il ritorno dello stesso Bobba? Abbiamo girato la domanda a tre presidente di altrettante grandi organizzazioni del Terzo settore: Misericordie, Anpas e Acli. Dal loro punto di vista Bobba sarebbe una scelta azzeccata.
C’è bisogno di concludere l’iter della riforma e per farlo serve una persona affidabile e competente
Roberto Trucchi (Misericordie)
«Nei 14 mesi del primo governo Conte, il treno della riforma è sostanzialmente finito su un binario morto, ora è necessario riprendere il filo interrotto oltre un anno fa», convengono Roberto Trucchi (Misericordie), Fabrizio Pregliasco (Anpas) e Roberto Rossini (Acli). «Dopo un anno un cui si è perso troppo tempo», ribadisce Trucchi, «c’è bisogno di concludere l’iter della riforma e per farlo serve una persona affidabile e competente. Se la scelta dovesse premiare Bobba, sarebbe senz’altro ben vista dal nostro mondo, anche perché malgrado qualche divergenza d’opinione iniziale con noi ha sempre saputo mediare e tenere aperto il dialogo».
Credo che al di là del nome del sottosegretario sarebbe un segnale importante che i vertici di questo nuovo Governo e delle forze di maggioranza che lo sostengono riconoscano pubblicamente il valore aggiunto generato dal Terzo settore
Fabrizio Pregliasco (Anpas)
«Nel ciclismo si usa il termine di “surplace”, il problema è che noi siamo fermi in attesa dello scatto finale da troppo tempo. Ora serve continuità rispetto al lavoro incominciato da Bobba e quindi senz’altro una sua conferma non ci può che vedere favorevoli», sostiene Pregliasco (Anpas). Che aggiunge, facendo anche sponde sulla proposta del senatore Tommaso Nannicini di istituire un ministero del Terzo settore: «Credo che al di là del nome del sottosegretario sarebbe un segnale importante che i vertici di questo nuovo Governo e delle forze di maggioranza che lo sostengono riconoscano pubblicamente il valore aggiunto in termini di Pil (circa 70 miliardi di euro; 4,5% del prodotto interno lordo, ndr) e di occupazione (quasi un milione di dipendenti diretti, ndr) che questo mondo produce. La cui valorizzazione piena e compiuta sarebbe una grande occasione per tutto il Paese».
Dobbiamo dire forte che il mondo del non profit, come pochi altri settori, costituisce una riserva etica per il Paese. Una riserva etica che la politica dovrebbe coltivare e preservare
Roberto Rossini (Acli)
Un chiodo questo, su cui batte anche il numero uno delle Acli Roberto Rossini, che proprio in queste ore sta chiedendo «un incontro con il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, per capire in che modo i partiti che sostengo il Conte bis intendano rapportarsi col Terzo settore». Come vedrebbe invece un Bobba bis? «Non posso che rispondere “molto bene”. Il profilo è di sicura garanzia per portare avanti un lavoro che metta ordine e trasparenza in un settore che in questi mesi è stato messo all’indice con una campagna denigratoria feroce». Rossini però non si vuole fermare ai tecnicismi della riforma: «Non possiamo accontentarci della legge o di mettere sul tappeto la capacità di produrre lavoro e reddito, aspetti pur decisivi. Dobbiamo dire forte che il mondo del non profit, come pochi altri settori, costituisce una riserva etica per il Paese. Una riserva etica che la politica dovrebbe coltivare e preservare».
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