Politica
Delega sostegno, non facciamoci ingannare dal luccichio di un diploma
La ministra Fedeli nei giorni scorsi ha garantito un dietrofront sul rischio che alcuni alunni con disabilità potessero non conseguire il diploma di terza media. Ma è proprio questo il punto? «I nostri ragazzi potranno avere una vita perfettamente indipendente, con o senza diploma, cari signori». Lettera aperta di una mamma sulla riforma del sostegno
Caro Ministro e cari genitori,
sono un’insegnante e rappresento un gruppo di circa trecento famiglie a Padova con figli per lo più con sindrome di Down, soprattutto in età scolare.
Vedo con terrore in queste ore scivolare la discussione sul tema del sostegno scolastico su questioni burocratiche marginali. Della serie: ma il mio cucciolo avrà il diploma? Mamma e core, insomma. Sono madre pure io, di tre maschi, di cui uno con sindrome di Down e lavoro in mezzo agli adolescenti. È inutile pensare alle formalità: sveglia, ci stanno togliendo le risorse! Ci possono regalare tutti i diplomi di questo mondo, belle diciture e punteggi astronomici ma se i nostri figli non avranno risorse e personale preparato a loro dedicato, se non ci sarà la volontà politica di portare avanti quanto negli anni scorsi le grandi battaglie ci hanno dato, i nostri futuri adulti avranno solo perso tempo prezioso.
I vostri ragazzi potranno avere una vita perfettamente indipendente, con o senza diploma, cari signori! Non facciamoci ingannare dai luccichii di qualcosa che il ministro ci potrà ridare facilmente domani, con un bel sorriso e tante scuse. Lottiamo invece per avere riconosciute risorse che stanno sempre più calando. I problemi didattici e sociali aumentano dentro le scuole, ma le risposte a questo incremento incessante di necessità mancano e il monte di risorse disponili per avere interventi davvero efficaci si assottiglia sempre più.
Cosa sta accadendo adesso? Si accontenta chi fa la voce più grossa. Chi protesta con vigore contro le riduzioni costanti delle ore di sostegno anno per anno, chi minaccia articoli sui giornali, chi si fa rappresentare da associazioni di categoria, chi fa cause. Ma quanto tempo perso! Non è questa guerra della pagnotta che vogliamo. Quel diploma con la ceralacca lo vogliamo solo se è il frutto di un lavoro proficuo ed efficace svolto con gli strumenti e le risorse adeguate. Vogliamo il riconoscimento strutturato del diritto allo studio, così come sancito dalla legge 104: a ciascuno secondo il suo bisogno, quel bisogno che solo chi conosce e segue da anni il percorso delle persone con disabilità può misurare.
Ora a lei, signor Ministro, la prossima mossa!
Patrizia Tolot è Presidente della Cooperativa Vite Vere Down Dadi, Presidente del Coordinamento regionale Veneto per l'Inclusione sociale e insegnante all'ITI "Severi" di Padova.
Foto Unsplash
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