Sostenibilità

Delega ambientale, fa discutere lo stop di Pecoraro

Regioni e comuni cantano vittoria. Per gli industriali, invece, è un passo indietro

di Silvano Rubino

Il dibattito è aperto. Lo stop ai 17 decreti attuativi del codice ambientale (la cosiddetta legge delega sull’ambiente approvata in finale di legislatura dal Governo Berlusconi), deciso dal ministero guidato da Alfonso Pecoraro Scanio ha aperto un ampio dibattito. Due i fronti: da una parte associazioni ambientaliste ed enti locali, da sempre fieri oppositori del testo voluto dall’ex ministro Matteoli, dall’altra gli industriali. Per il direttore generale di Confindustria Maurizio Beretta lo stop è frutto di “un approccio anti industriale su temi molto, molto delicati per il sistema delle imprese”. ”Il nuovo codice ambientale aveva comunque introdotto elementi di certezza -spiega Beretta- queste decisioni in realta’ sono contro la certezza del quadro in cui le imprese operano, sono contro la trasparenza e contro l’Europa perche’ ci allontanano ulteriormente dal quadro di riferimento europeo”. In sintesi per il direttore generale di Confindustria la sospensione dei decreti fa compiere ”passi indietro sulla strada delle certezze, della semplificazione e della trasparenza”. Commenti favorevoli, invece, arrivano dall’Anci: “Le forti perplessita’ che l’universo delle Autonomie locali espressero a suo tempo sui contenuti dei decreti attuativi del codice ambientale e sul metodo seguito nella loro elaborazione trovano conferma nella decisione, comunicata dal ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, di sospenderne l’efficacia”. Lo afferma Dario Esposito, presidente della commissione Ambiente dell’associazione dei comuni italiani, Anci. ”L’Anci – prosegue Esposito- che ha sempre considerato il codice ambientale come un provvedimento dannoso per il Paese e per i cittadini, accoglie quindi con soddisfazione questa decisione. Consideriamo questo gesto – sottolinea – un segnale importante e chiediamo che si apra una discussione con gli Enti locali che finora sono stati sostanzialmente esclusi dalle decisioni in questa materia”. “Una riforma sempre contestata dalle Regioni e dagli enti locali”, ricorda l’assessore all’ambiente della Calabria Diego Tommasi, coordinatore nazionale della commissione ”Ambiente e Protezione Civile” delle Regioni,1sia per l’assenza totale di coinvolgimento istituzionale, sia per i contenuti che puntavano a una deregulation delle tutele ambientali, con il grave rischio di aumentare l’inquinamento e gli scempi”. ”Finalmente – ha aggiunto Tommasi – arriva la prima misura concreta del ministro dell’Ambiente per riavviare la concertazione tra Stato e Regioni, un segnale corretto per azzerare il contenzioso e realizzare assieme una riforma condivisa delle norme di tutela ambientale”. Esultano le associazioni ambientaliste. “Tutto quello che puo’ fermare l’ attuazione del Codice ambientale e’ ben accetto”, dice per esempio il presidente di Legambiente, Roberto Della Seta, Legambiente ”L’abbiamo sempre detto – continua Della Seta – e’ un orrido giuridico, anche per i motivi per i quali il Dicastero lo ha bloccato. Non si puo’ licenziare una controriforma a colpi di fiducia, senza alcun confronto poi con le regioni che hanno comunque espresso parere negativo. Inoltre si sarebbe dovuto cercare un dialogo tra associazioni ambientaliste, sindacali e imprenditoriali che avevano espresso parere negativo”. “La sospensione dei decreti attuativi del codice dell’ambiente e’ un fatto doveroso e importante: dopo un ‘sinistro’ per l’ambiente, quale si e’ rivelato l’ex ministro Matteoli, ora c’e’ un ministro come Pecoraro Scanio la cui assoluta priorita’ e’ la difesa dell’ambiente”. Lo afferma Grazia Francescato, componente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei deputati. ”La delega di Matteoli apriva le porte allo scempio del territorio – osserva l’esponente dei Verdi – la sospensione dei decreti e’, dunque, un preciso dovere per un ministro come Pecoraro Scanio che vuole fortemente garantire la tutela ambientale”. ”Non a caso – conclude Francescato – le critiche al provvedimento provengono proprio da quei settori che antepongono il profitto alla difesa dell’ambiente e del territorio”. L’avviso che fa decadere i 17 decreti attuativi della legge delega in materia di ambiente è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Secondo il ministero si tratta di «una misura inevitabile» trattandosi «di provvedimenti che erano stati pubblicati in Gazzetta nel maggio del 2006 a cura del ministero dell’Ambiente, sotto la responsabilità politica dell’allora ministro Matteoli, senza essere stati ritualmente inoltrati alla Corte dei conti per l’apposizione del visto di controllo preventivo di legittimità». I contenuti dei provvedimenti annullati riguardano soprattutto i rifiuti: la definizione dei tetti di inquinanti e delle procedure per terre e rocce di scavo, le semplificazioni per i piccoli cantieri in cui la produzione di questi materiali non supera i 6mila metri cubi, i modelli per il registro di carico e scarico, la riorganizzazione del catasto rifiuti e l’attribuzione di poteri all’autorità di vigilanza su rifiuti e risorse idriche.


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