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Del Grande: «La crisi europea ha bloccato i migranti»

Lo scrittore italiano, fondatore dell'Osservatorio Fortress europe, indica nella Libia la meta attuale più ambita da chi si sposta in Africa. Stop ai respingimenti? "Sì, ma solo per l'azzeramento degli sbarchi, non per meriti del governo Monti"

di Daniele Biella

“C’è la crisi in Europa, sono pochissimi quelli che ora vogliono raggiungerla”: Gabriele Del Grande, scrittore e giornalista esperto di migrazione, fondatore e curatore dell’Osservatorio Fortress Europe, è netto nel tracciare le nuove mappe dei migranti. “Piuttosto che venire da noi, molti scelgono di rimanere in Libia”, riporta Del Grande a Vita.it.

Le ultime notizie parlano però di nuovi morti nella rotta tra Libia e Italia: domenica almeno undici persone sono morte al largo della Libia, e solo grazie all’intervento della Marina italiana le altre sono sopravvissute, scortate a Lampedusa. Come si spiega?
I migranti somali, disperati a causa della guerra, sono gli  unici che tentano oggi a traversata. Gli altri, come egiziani e tunisini, scelgono di trasferirsi nel paese dell’ex dittatore Gheddafi piuttosto che tentare il viaggio via mare perché oggi La Libia è in pieno boom economico. I numeri sono chiari: 8mila arrivi in tutto il 2021, contro i 60mila dell’anno scorso, e una media di due-tre sbarchi al mese a Lampedusa. Senza nessuna previsione di cambiamento per i restanti mesi dell’anno.

Perché si sono bloccate quasi del tutto le partenze dalla Libia?
La prima causa è la crisi in atto in Europa: anche in Spagna e in grecia gli arrivi sono diminuiti in modo drastico. La seconda ragione è la fine del racket degli uomini di Gheddafi, che usava l’arma dei barconi come minaccia per i governi europei.

Si può parlare di stop ai respingimenti?
Sì, ma per la diminuzione della pressione migratoria. Mi spiego meglio: è un bene che le autorità italiane abbiamo portato i migranti dell’incidente di domenica a Lampedusa, che distava 135 miglia marine, anziché riportarli in Libia, che era a sole 35 miglia. Ma se il numero di partenze fosse molto più altro, accadrebbe lo stesso? Suppongo di no, dato che da quando è arrivato il governo Monti non è stato modificato il partenariato con la Libia siglato dal precedente ministro dell’Interno Roberto Maroni. Ovvero, sulla carta rimane tutto com’era all’epoca della grande emergenza del 2010.

C’è stato un cambio di approccio con l’insediarsi del governo Monti?
No. Anche se sembrerebbe essersi diffusa una linea più morbida, per esempio con il fatto che ai 20mila migranti arrivato nel periodo dell’Emergenza Nord Africa sia stato concesso il permesso umanitario temporaneo, la realtà è sotto gli occhi di tutti. Basta prendere la situazione delle persone rinchiuse nei Cie, centri di identificazione ed espulsione. L’unico cambiamento è stato il permesso per i giornalisti di visitarli, sospeso negli anni precedenti, ma per il resto le ultime regole volute da Maroni sono ancora in vigore, in primis l’innalzamento, eccessivo, a 18 mesi della durata del fermo nei Cie, il triplo rispetto ai sei mesi della legge precedente.


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