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Del Boca: «Fosse comuni? Ho molti dubbi»

Le perplessità dello storico del colonialismo italiano

di Emanuela Citterio

«Su quelle tombe ho molti dubbi». Angelo Del Boca, massimo storico del colonialismo italiano ed esperto di Libia, è scettico sulle immagini pubblicate da molti quotidiani di tombe con la didascalia “fosse comuni a Tripoli”, tratte dal video pubblicato su One day on earth. «Innanzitutto è evidente anche dalle immagini che non si tratta di fosse comuni. Il luogo poi non è la spiaggia ma il cimitero di Tripoli perché si vedono un minareto e varie case che sono le ultime abitazioni della città, proprio dove comincia il cimitero».

Secondo del Boca sono gonfiate anche le cifre sulle vittime: «Non si può parlare di 10mila morti e 50mila feriti. Ma scherziamo? 50mila feriti non ci stanno in tutti gli ospedali del Medioriente. Sono cifre false e tendenziose».

Ma chi ha interesse a gonfiare le cifre? «Chi le ha riferite, cioè questo Sayed al Shanuka, componente libico della Corte penale internazionale, mi sembra una persona per bene» risponde Del Boca a Vita.it. «Ma al Shanuka non sta in Libia, se ne sta tranquillamente negli Stati Uniti». Secondo alcuni esperti, ci sarebbero alcuni libici della diaspora dietro questa valutazione esagerata del numero delle vittime, anche se resta il fatto che sono state massacrate a sangue freddo centinaia di persone in questi giorni.«Ci sono tre gruppi forti di emigrati dalla Libia, a Ginevra a Londra e negli Stati Uniti, sono i tre gruppi più importanti» afferma Del Boca. «Il problema però non sono i libici della diaspora ma i tanti giornali che prendono queste cifre per buone, sparandole una dopo l’altra senza nessun riscontro».

Del Boca riceve telefonate quotidiane dalla Libia, dove è stato molte volte, anche per intervistare Gheddafi. «Stamattina un caro amico da Tripoli me l’ha confermato: i morti sono tanti, probabilmente un migliaio. Non i 10mila che i giornalii hano scritto. Ciò non toglie che sia in corso un massacro». E i mercenari? Lo stesso Gheddafi ha parlato di 30mila soldati. «Saranno due-tremila».

Lo storico italiano racconta a Vita.it una notizia che ha ricevuto per telefono oggi da un testimone oculare: «Questa mattina a Zavia, che è una città di circa centomila abitanti a una quarantina di chilometri da Tripoli c’era una piccola folla di persone, tutti civili, riunita a discutere sul da farsi. Il mio contatto lì mi ha raccontato che all’improvviso sono arrivati una trentina di camionette di libici favorevoli a Gheddafi, molto probabilmente mercenari, e si sono messi a sparare senza dire una parola sulla popolazione facendo 60 morti. Nel giro di poco tempo la popolazione è riuscita a riorganizzarsi e a cacciare i mercenari e anche a fare alcuni prigionieri. Questo è quello che è accaduto stamattina a Zavia, circa alle ore 9.30-10».

Del Boca non crede alle tesi complottiste secondo le quali ci sarebbe la Cia dietro la rivolta in Libia. «So che un ruolo importante l’ha avuto la borghesia libica, che è stata bistrattata da Gheddafi». Il dittatore libico, prevede, ha i giorni contatti: «Fra tre-quattro giorni non ci sarà più». Secondo le informazioni a disposizione dello storico le “tribù della montagna”, ovvero quelle di Rogeban, Zintan, Warfalla e Tahruna, stanziate nella catena montuosa 150 chilometri a sud di Tripoli si starebbero preparando per l’attacco finale all’ultima roccaforte di Gheddafi nella caserma di Bab al Aziziya, in un sobborgo meridionale della capitale libica.

In allegato l’audio dell’intervista


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