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Dei buoni presupposti, traduciamoli in legge
Necessità di agire sul piano normativo per realizzare una legge sull'impresa sociale
di Redazione
La prima cosa da fare, volendo affrontare il tema dell?impresa sociale, è definire al meglio ciò di cui stiamo parlando. Che esista un ampio universo di associazioni, cooperative, enti, organizzazioni che svolgono attività imprenditoriali nel settore sociale, è un dato di fatto. Anzi, è una vera e propria ricchezza del nostro Paese. È giusto, allora, agire sul piano normativo affinché venga realizzata una legge sull?impresa sociale che sia effettivamente uno strumento per lo sviluppo economico e sociale del Paese, occorre innanzitutto fare un?operazione chiarezza.
Molto è stato fatto da quando, nel dicembre dell?anno scorso, il ministro Maroni manifestò l?intenzione del governo di legiferare. Abbiamo discusso anche animatamente, all?interno del non profit, con le istituzioni, con il mondo profit. Ora ci ritroviamo con un testo che contiene molti punti positivi. È stabilito, ad esempio, che alle aziende profit non sarà consentito possedere o controllare imprese sociali. Questo non certo per una diffidenza di principio nei confronti di chi agisce per realizzare profitti, ma per non snaturare queste nuove realtà imprenditoriali. Come può un?organizzazione nata per fare profitti controllare imprese che, per definizione, i profitti non li possono realizzare? Sulla questione della proprietà e del controllo delle imprese sociali si gioca una partita molto importante. Riconoscere la diversità dei soggetti e difenderne la specificità significa promuovere il pluralismo economico, e di conseguenza rafforzare l?applicazione dei valori della democrazia economica. Le imprese sociali sono caratterizzate anche dal fatto che gli stessi beneficiari possono partecipare alla gestione, secondo principio della sussidiarietà.
Apprezzabile è anche il fatto che nell?annunciare l?approvazione del disegno di legge da parte del Consiglio dei ministri, il ministro Maroni abbia riconosciuto la possibilità che fruitori dei servizi dell?impresa sociale possano partecipare alla gestione dell?impresa stessa: una scelta in favore della responsabilizzazione dei cittadini e della democrazia economica.
Ora il Parlamento ha il compito di definire ancora meglio il concetto di impresa sociale e introdurre quelle regole che possano consentire l?attuazione di quei principi riconosciuti dal Consiglio dei ministri.
Fondamentale ora favorire una crescente presa di coscienza dell?importanza di questo dibattito alla luce del ?Welfare che verrà?. Un?impresa sociale ben definita, capace di radicarsi nel territorio, favorire la partecipazione alla vita sociale di tutti i cittadini potrà essere un valido strumento per lo sviluppo economico e sociale del Paese.
Franco Marzocchi, presidente
Federsolidarietà-Confcooperative
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