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Deducibilità e famiglia. Il credo di Marco Follini

Il segretario Udc: "In questa legislatura m’impegno sulla +Dai -Versi. Per la prossima la priorità la daremo al quoziente familiare. E' il mio programma".

di Ettore Colombo

Sarà perché era un ?cavallino di razza? già ai tempi della Dc, quando i suoi maestri venivano tutti dalla sinistra democristiana. Sarà perché l?Harry Potter – nomigliolo che gli ha appiccicato addosso Francesco Cossiga e che gli calza a pennello – della politica italiana ragiona, da storico di formazione qual è, sui tempi medi e non su quelli brevissimi in cui si consuma la lotta politica. Sarà perché l?uomo è magro quanto austero, perbene quanto timido, moderato quanto riformatore (vorremmo dire ?riformista? ma oggi la parola, un tempo a sinistra ritenuta un insulto, è abusata), a Marco Follini, segretario nazionale dell?Udc dalla sua nascita e da poco nominato vicepremier, tendiamo a perdonare molte cose. Di essere entrato in un governo di centrodestra, per dire, che di riformatore ha ben poco. Di aver accettato, dopo aver a lungo resistito, a onor del vero, norme e leggi che fanno a pugni col buon senso, oltre che con il diritto e la Costituzione, dalla riforma dell?ordinamento giudiziario Castelli alla legge Cirielli, legge dalla quale persino l?onorevole Cirielli medesimo ha ritirato il nome per la vergogna (è meglio nota, infatti, come ?salva Previti?). «La politica non deve essere trasformata in un campo di battaglia etico», ribatte Follini, che abbiamo incontrato nel suo nuovo ufficio, che si trova al terzo piano di Palazzo Chigi, in compagnia di uno dei più bravi portavoce, il mansueto Paolo Messa. Poi prosegue, senza citar Previti: «Il moralismo tante volte finisce per essere immorale a sua volta». Vien voglia di dare ragione a lui e non a Nanni Moretti, che ?girotondando? davanti a Montecitorio, ha ironizzato sulle attese di un centrosinistra che ?tifava? Follini sì, ma perché ne restasse fuori, e ha sentenziato: «Ha scelto di fare il vicepremier nel momento più cupo della storia di questo governo». A Vita che gli riporta la battuta tagliente, Follini sorride di sottecchi: «Mi consolerò mangiando un pezzo di Sacher torte?». Vita: Vicepremier, al primo vertice di governo cui ha partecipato, lei ha avanzato una sola richiesta: la deducibilità fiscale delle donazioni, a un passo dal passare come emendamento, in Finanziaria. Ma ha perso, nonostante l?impegno suo e del capogruppo alla Camera, Luca Volonté… Marco Follini: Abbiamo perso una battaglia, non la guerra. Questa Finanziaria ha un carattere ?emergenziale?. Contro la durezza dei numeri e dei parametri che ci sono richiesti dall?Europa, c?era poco spazio per fare altro. Inoltre, bisognava onorare l?impegno alla riduzione delle tasse che il premier aveva preso con gli italiani a inizio legislatura. Un prezzo che doverosamente andava pagato, anche se non si vive di sole tasse. Ma la proposta detta +Dai -Versi è e sarà parte integrante della nostra azione di governo già in questa legislatura perché coniuga il principio di solidarietà e quello di responsabilità. Valorizza quanto c?è nel campo della solidarietà mettendo in rapporto cittadino e istituzioni e permette di dare respiro a iniziative non stataliste. Vita: Insomma, almeno come principio +Dai -Versi le piace. Poi però arrivano i forestali della Calabria, si mettono di traverso sui binari e i pochi spiccioli che avanzano finiscono a loro? Follini: Capisco l?obiezione, ma ci sono emergenze sociali che un governo deve affrontare. Anche i forestali della Calabria avevano le loro buone ragioni. È necessario favorire la riconversione di queste esperienze sociali a non attingere più solo e soltanto a risorse pubbliche per trovare soluzione ai loro tanti problemi. Ecco anche perché spostare l?accento, le risorse e l?attenzione su iniziative come la +Dai -Versi aiuta a far passare quello che definivo prima come il principio della responsabilità: aiuta cioè le persone a scegliere e a scegliere bene. Ecco dove lo Stato deve aiutare il cittadino, a scegliere tra quali enti e soggetti donare, ma poi è il cittadino che si assume l?onore della scelta, decidendo a chi vanno i suoi risparmi, la sua donazione. Il problema l?ha posto anche Giorgio Vittadini sul Corriere della Sera. Vita: Dunque, impegno a far vedere la luce a +Dai -Versi in questa legislatura. Poi? Follini: L?obiettivo cui lavoriamo come Udc è quello di introdurre anche in Italia il ?quoziente familiare?. Dunque: +Dai -Versi entro questa legislatura, quoziente familiare – che implica un nuovo orientamento di tutta la materia fiscale, oltre che un evidente incremento di spesa che sarebbe pari, di fatto, all?intera manovra economica di quest?anno – entro la prossima legislatura. Ma anche provvedimenti immediati e urgenti per la competitività e lo sviluppo da prendere subito, nel 2005. Poi, certo, vorrei contribuire a svelenire un clima politico troppo rissoso. L?eccesso di faziosità non aiuta a risolvere i problemi del Paese. Né a riscaldare i cuori degli elettori. Vita: Sulla giustizia anche Ciampi vi fa le pulci. Sindacati e Confindustria dicono: non fate nulla contro il rischio declino. Follini: Concordo pienamente con i rilievi mossi dal presidente della Repubblica alla riforma dell?ordinamento giudiziario. Dobbiamo riscrivere i punti della legge che hanno suscitato le obiezioni di Ciampi, accogliendole. Sulla Cirielli, poi, ho sempre espresso le mie obiezioni. Il Paese vive difficoltà economiche, è vero, figlie però anche della miopia di certe imprese e di alcuni sindacati. Il Paese deve investire sul suo futuro: ha bisogno di coesione e coraggio. Io cerco di tenere la barra al centro. Non per nostalgia del passato ma perché vedo esaurirsi l?onda nuovista. La mitologia del maggioritario non ha migliorato il sistema: ecco perché credo in una riforma del sistema elettorale in senso proporzionale.


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