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Deducibilità, a metà

+Dai -versi. Il pasticcio della commissione Bilancio del Senato

di Ettore Colombo

Se non fosse stato per l?occhio esperto del vicepresidente dell?Udc e membro della commissione Bilancio del Senato, il senatore Ivo Tarolli, non se ne sarebbe accorto nessuno, se non, forse, a cose fatte. Tarolli ci dà la patente dei ?segugi? e ci ringrazia perché è proprio alla domanda di Vita: «Senatore per la
+ Dai -Versi tutto ok?» che l?occupatissimo senatore si mette a riguardare il testo licenziato all?unanimità (sic) dalla commissione Bilancio del Senato la sera dello scorso 20 aprile, e in particolare la nuova versione dell?articolo 14 del decreto n. 35, quello, appunto, che riguarda la deducibilità delle erogazioni liberali.
Noi, in verità, lo avevamo chiamato per tutt?altro, e cioè per capire se lo stralcio della riforma della legge quadro sul volontariato, riguardante il trasferimento dei fondi delle fondazioni ex bancarie ai Centri di servizio del volontariato fosse, o meno, previsto nel maxi emendamento che il governo presenterà in aula. La riforma dell?articolo 15 della legge 266/91, fortissimamente voluto dal sottosegretario al Welfare, Grazia Sestini, in effetti, non si è ancora materializzata, almeno sino al momento in cui scriviamo, in aula (cioè al Senato, dove il decreto competitività è già stato vagliato dalle commissioni competenti).

Deducibilità con sorpresa
Francamente, della + Dai – Versi pensavamo di non doverci (più) occupare. Cosa fatta, capo ha, credevamo. Anche perché – come ci ha confessato, trasecolando, il capogruppo dell?Udc alla Camera, Luca Volontè – «non s?era mai visto una commissione che riscrive di sana piana il testo del governo». Morale, al comma a) del ?nuovo? punto 1 dell?articolo 14 del decreto legge n. 35 viene riscritto il testo del decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri (e ora in vigore essendo già pubblicato in Gazzetta ufficiale dallo scorso 16 marzo) cassando, tra i soggetti beneficiari delle liberalità in natura o denaro, «quelle erogate in favore di associazioni di promozione sociale iscritte nel registro nazionale previsto dall?articolo 7, commi 1 e 2, della legge 7 dicembre 2000 n. 383».
Una restrizione incomprensibile e ingiustificata della platea degli enti ammessi al principio generale della deducibilità fiscale delle donazioni e una limitazione che andrebbe a colpire il cuore degli attori del mondo del terzo settore, tra cui, per fare un esempio, Arci e Acli. Che, evidentemente, non è affatto chiara al relatore di maggioranza del decreto legge, il senatore Cosimo Izzo (FI) che invece esalta le modifiche al testo della deducibilità: «Modifiche che hanno promosso le erogazioni liberali e quelle in natura, modificandone la sperequazione e intervenendo sulla platea degli enti individuati in maniera selettiva». Già, in maniera un po? troppo ?selettiva?, onorevole.
Il senatore Tarolli e il senatore Mario Ferrara (FI), invece, si rendono conto del pasticcio, perciò assicurano a Vita che «il governo, con il maxiemendamento che scriverà dopo aver posto la questione di fiducia sul decreto legge, come anticipato dal premier, porrà rimedio all?errore». «Ho già pre-avvertito il sottosegretario Vegas», assicura Ferrara. Il sottosegretario all?Economia, Giuseppe Vegas, però, martedì 27 era troppo preso dalla nascita del Berlusconi bis e dalla sua promozione da sottosegretario a vice ministro dell?Economia, per risponderci.
Poco male, pensiamo. Scopriremo l?arcano dagli esponenti della maggioranza più sensibili alle ragioni del terzo settore e da quei veri power dog dell?opposizione. Macché, niente, nebbia fitta. Nessuno di loro sapeva nulla, infatti i loro omologhi al Senato hanno votato sì alla nuova versione.
I commenti che abbiamo raccolto dall?opposizione, a fronte dell?amara scoperta fatta da Vita, appaiono ?lunari?, a voler essere gentili. Il problema è che, nel frattempo, lo stesso mondo del volontariato e del terzo settore che pure di questa legge, ove venisse – come speriamo -? ?raddrizzata? in sede di maxiemendamento del governo (atto che, una volta posta la fiducia, diventa un vero ?prendere o lasciare? del governo nei confronti del parlamento), beneficerebbe non poco, si è distratto, occupandosi d?altro (la battaglia per difendere l?articolo 15 della legge 266, appunto), ?dimenticandosi? della +Dai -Versi. Ovvio, per chi ha a cuore la propria parte politica e il suo potenziale bacino elettorale, perché occuparsi di una cosa buona il cui destino sta ormai nelle mani della sola maggioranza di governo? Inutile attardarsi in considerazioni del tipo: la politica dovrebbe essere un?altra cosa, o bisognerebbe salvaguardare i percorsi bipartisan. Siamo in piena campagna elettorale da qualche mese e durerà ancora un anno intero. Per l?opposizione, infatti, non ci sono dubbi, lo schema, da comunicato stampa e da chiamata alle armi è chiaro quale che sia la realtà dei lavori parlamentari: il governo che da una parte dà (deducibilità fiscale delle donazioni), dall?altra toglie (riduzione delle risorse che finanziano il volontariato attraverso lo stralcio della riforma della legge 266). Inutile attardarsi sui testi licenziati dalle commissioni!

Non ci resta che l?aula
Il presidente della commissione Bilancio del Senato che ha cambiato il testo del decreto, il senatore Antonio Azzolini (FI), difende l?operato della commissione: «Abbiamo trovato la copertura per un incentivo serio a finanziare onlus e istituti di ricerca scientifica, e abbiamo licenziato una norma dall?alto valore sociale e che ha già fornito buona prova di sé in altri Stati. Cancellato anche quell?odiosa sanzione del 200% nel caso la liberalità fosse indirizzata dal donatore ad un soggetto onlus non in regola». Certo, ma così, caro senatore avete gettato il bambino con l?acqua sporca.
Come sottolinea in maniera perentoria il senatore Ivo Tarolli: «Il testo approvato in commissione peggiora e svilisce il testo della legge. Sembrano all?apparenza migliorie di natura tecnico-giuridica e invece ne svuotano la natura, in particolare escludendo dal novero dei soggetti ammessi alla deducibilità le associazioni di promozione sociale. Si tratta di un grave e incomprensibile errore. La legge va riscritta da capo tornando al testo originario licenziato in Consiglio dei ministri e pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Abbiamo già attivato il governo e in particolare il ministero del Tesoro, attraverso il sottosegretario Vegas, e il governo affinché nel maxiemendamento che verrà presentato al Senato e su cui sarà posta la fiducia vengano cassate le modifiche peggiorative introdotte e si torni al testo originario».

Volontariato-La consulta chiede
Ecco le richieste della Consulta nazionale del volontariato

No alla riforma per decreto
Si chiede un percorso parlamentare partecipato per la riforma della legge sul volontariato evitando di approvarne una parte con un decreto legge non condiviso e discusso, stralciando questo articolo dal decreto e individuando un percorso certo per la riforma della 266.

Convocare gli organismi
Si chiede una convocazione urgente della conferenza Stato-Regioni (viste le competenze legislative delle Regioni in materia) e anche una dell?Osservatorio nazionale del volontariato.

Volontariato come soggetto
Si sottolinea la necessità di tutelare e promuovere l?autonomia del volontariato, non solo come oggetto di risorse ma soprattutto come soggetto che sceglie, decide e governa le risorse e quindi gli strumenti per il suo sviluppo.

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