Cultura

“Dedichiamo la Perugia-Assisi all’Africa”. Solidali, come Comboni

"Ha ragione Pezzotta. Ci vuole un’iniziativa speciale per un’emergenza drammatica". Il missionario parla del suo rapporto con il continente più povero.

di Carlotta Jesi

Per fermare la guerra in Congo, Alex Zanotelli naviga su Internet. Tra i messaggi di posta elettronica che riceve da Kinshasa e forwarda a Roma. Mittente: il cardinale della capitale congolese. Destinatari: i politici italiani che nei prossimi sei mesi guideranno l?Europa. Oggetto: embargo sulla vendita di armi a Uganda e Ruanda, costituzione di una corte penale che ne giudichi presidenti e generali, richiesta di celebrare il 55° anniversario della Dichiarazione dei diritti umani in Congo.
Un piano di pace made in Africa che non sembra sufficiente a salvare il continente più inguaiato del pianeta. Difatti Zanotelli lo rinforza con una quarta proposta: “Se davvero noi italiani vogliamo aiutare l?Africa, creiamo un ministero della cooperazione indipendente dalla Farnesina che raccolga fondi pubblici e privati e li destini alla società civile africana”. Una chimera?
Il missionario spiega che è la realizzazione pratica di un messaggio lanciato nell?Ottocento da Daniele Comboni, il fondatore della congregazione cui appartiene, per l?appunto quella dei Comboniani: abilitiamo l?Africa stessa a rigenerare se medesima. “Due secoli fa, Comboni lo mise in pratica in Sudan ordinando il primo prete nero. Oggi per me vuol dire sostenere la società civile del Sud del mondo. Perché se l?Africa si salverà non sarà per i politici o le élite della borghesia che l?hanno tradita, sarà per i movimenti di base”. Movimenti che, anche in Occidente, per Zanotelli costituiscono l?unica speranza per chi vive con meno di un dollaro al giorno: “È ora che la politica se ne stia fuori dai piedi della società civile e che la società civile forzi i partiti a cambiare le cose”.
Vita: Eppure una parte della politica si è schierata col Sud del mondo: Savino Pezzotta ha chiesto di dedicare la Perugia – Assisi all?Africa…
Alex Zanotelli: è una proposta importantissima e difficile. A parlare di Africa, si perdono voti. Me l?ha detto Veltroni, un altro politico che è stato toccato molto da questo continente. Ma parliamo di politici isolati. Anche tra quelli cattolici, e quindi vicini a una cultura della solidarietà, l?Africa è stata dimenticata. Spero che la canonizzazione di Comboni, prevista per ottobre, serva a riportare l?attenzione verso un pezzo di mondo che soffre e che l?Occidente ha dimenticato. Mi auguro, soprattutto, che la Conferenza episcopale sappia sfruttare questa occasione preparando un documento sull?Africa.
Vita: Cosa ha significato per lei Comboni?
Zanotelli: Da lui ho imparato a non tenermi stretta la vita, ma a darla via per gli altri. È quello che ho fatto per 12 anni in Kenya e che faccio qui. Gettare la vita per i più poveri, mi rende felice.
Vita: Gettarla? Dà un po? un?idea di spreco…
Zanotelli: Sì, gettarla. La radicalità della scelta è un altro degli insegnamenti che ho imparato da Comboni: voleva andare in Giappone, ma poi ha scelto l?Africa perché era il posto peggiore per vivere. Oggi è ancora così: è un Paese crocifisso.
Vita: Ryszard Kapuscinski dice che è anche un continente bellissimo. Per l?incredibile forza ed energia dei suoi abitanti.
Zanotelli: Verissimo. Il filosofo Bergson lo chiamava elan vital, slancio vitale. Io vitalologia. I neri dell?Africa hanno una passione fortissima per la vita, hanno un amore per l?esistenza che è più forte di tutti. Non ho mai visto tanta forza come nella baraccopoli kenyana di Korogocho, che è un inferno umano.
Vita: A Caserta, due padri comboniani si sono incatenati alla Questura per proteggere lo slancio vitale di tanti africani fuggiti in Italia. Che ne dici?
Zanotelli: Sono stato a Caserta e ho celebrato la messa incatenato insieme a loro. È una provocazione per ricordare alla gente che gli extracomunitari di qui, in gran parte africani, scappano da un continente di morte. Dobbiamo renderci conto che dimenticando l?Africa, dimentichiamo e distruggiamo il polmone antropologico del mondo. Non solo io a dirlo.
Vita: E chi, allora?
Zanotelli: Gli scienziati che stanno studiando il dna. Hanno scoperto che discendiamo da una coppia africana. Vuol dire che lo slancio vitale degli africani, negato da leggi come la Bossi Fini, è iscritto nella storia e nell?essenza dell?uomo.
Vita: Torniamo a Comboni. Diceva che l?Africa si era impadronita del suo cuore. Come si fa a farla entrare anche nel nostro, a non farla dimenticare?
Zanotelli: È difficile. Di certi Paesi, e di certe guerre come il Congo, in Italia non si parla. Un po? per colpa del nostro provincialismo, un po? perché certe guerre combattute dagli africani in realtà sono decise nelle capitali occidentali per il controllo sui diamanti, sul coltan e su altre ricchezze. Però non è impossibile: estendere la campagna Pace da tutti i balconi a Pace per l?Africa, per esempio, potrebbe essere una buona idea. Soprattutto in vista del vertice di Cancun che dovrà decidere su temi importanti come l?accesso alla salute nei Paesi poveri. Però non è a livello politico che qui o in Africa si può sperare di fare qualcosa.
Vita: E a che livello?
Zanotelli: Di base, della società civile. Società su cui c?è molto da lavorare, perché non conosciamo ancora fino in fondo le sue potenzialità.

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