Politica

Decreto sviluppo con polemiche

Il Governo vara le misure per l’economia. Ma scoppia il caso spiagge

di Redazione

Fisco, mutui, casa: tutte le misure varate ieri. Con gli ambientalisti che contestano la concessione di 90 anni delle spiagge demaniali ai privati: «Un regalo agli speculatori». Il resoconto dei quotidiani in edicola.

 

Due i temi del Decreto sviluppo che il CORRIERE DELLA SERA sceglie per il titolo di apertura: “Misure per neoassunti e Sud”.  In due pagine, la 10 e la 11, un bello schema di sintesi sulle misure messe in campo dal governo, con tre approfondimenti: la nascita di una Authority per l’Acqua, “autorità indipendente cui è affidato il controllo sulla corretta gestione dell’oro blu, il bene pubblico per eccellenza”; il tetto previsto per i mutui variabili (clausola che scatta per i prestiti fino a 150mila euro e i redditi fino a 30mila), misura sposata con “giudizio decisamente positivo” da Giuseppe Mussari, presidente dell’Abi; il richiamo di Berlusconi agli industriali, quel “non potete solo chiedere” che rimbalzerà oggi all’assise convocata da Confindustria a Bergamo con 5mila imprenditori. In evidenza, un approfondimento, ancora fitto di molte ipotesi, sul varo della Banca del Mezzogiorno, istituto di cui è già stato approvato e presentato il logo, e per la costituzione della quale è già stato dato il via libera a Poste Italiane – attore forte dell’operazione, che da gruppo postale si appresta a diventare conglomerato finanziario – per l’acquisto del Mediocredito Centrale. A pag. 13 approfondimento sulle misure previste dal decreto per il comparto turistico: su tutto, la concessione delle spiagge ai privati per 90anni, una formula che, secondo Tremonti, consente di mantenere la proprietà pubblica delle spiagge, ma di valorizzare le coste. No deciso di WWF (“lo stato ha ceduto alle richieste dei gestori degli stabilimenti; è allarme cementificazione”), di Legambiente (il presidente Cogliati Dezza parla di “regalo alla mafia”) e dell’Unione dei consumatori (“così si privatizza il mare”).

 

“Spiagge, il regalo ai privati”: LA REPUBBLICA che apre  su “I piani segreti di Bin Laden” titola con uno degli aspetti del decreto sviluppo, cui dedica due pagine interne. “«Spiagge ai privati per 90 anni» gli ecologisti: regalo agli speculatori”. Tra le varie misure per incentivare l’economia, il “diritto di superficie” per coste e litorali. In pratica chi fino a ora ha avuto la gestione dei lidi ne diventa di fatto proprietario per 90 anni e senza doversi preoccupare di rinnovare le concessioni. È un modo di tutelare gli investimenti degli imprenditori. Insorgono gli ambientalisti e attaccano le opposizioni: «svendono le coste italiane». In effetti a leggere il testo qualche passaggio a dir poco ambiguo c’è: la misura «riguarda aree goà occupate lungo le coste da edificazioni esistenti, aventi qualunque destinazione d’uso, ancorché realizzate su spiaggia, arena o scogliera». Cosa significa questo «ancorché»? È anche previsto che nelle aree ancora vuota sarà possibile realizzare nuove strutture. In cambio lo stato incasserà a «prezzi di mercato», dice Tremonti che afferma anche che il diritto di passaggio non sarà modificato. Gli incassi saranno divisi fra regioni, comuni ed erario. Legambiente sulle barricate: «mai avremmo potuto immaginare di raggiungere un punto così basso… un regalo a criminali e speculatori». Anche il Wwf lancia l’allarme. Per quanto riguarda i futuri incassi, se realizzati saranno una vera novità: oggi, come scrive Corrado Zunino, le concessioni sono davvero bassissime. Il fatturato complessivo del settore è a quota 2 miliardi: allo Stato va meno del 5 per cento. Il prezzo medio della concessione è 3866 euro l’anno. In Versilia ad esempio uno stabilimento paga ben 4500 euro e ricava 3 milioni. Il 9% dei titolari di concessione dichiara un reddito sotto i 30mila euro annui. Il commento di Giovanni Valentini è titolato “Libertà di mare”: «si possono anche assegnare in concessione temporanea i beni pubblici come le autostrade o le frequenze televisive a condizione che la durata e il canone siano adeguati, cioè proporzionali al valore materiale e immateriale del singolo bene… Corrispondono a questi criteri le norme sulle spiagge? Evidentemente no». 90 anni «equivalgono a una dismissione. Un trasferimento di proprietà. Un’alienazione». Nelle pagine d’economia si riferisce del decreto sviluppo nel suo insieme. Prevede la stabilizzazione di 65mila precari della scuola, crediti d’imposta per chi assume al Sud e fa ricerca, una semplificazione per il permesso di costruire (fondata sul silenzio-assenso da parte dell’amministrazione) e l’elevazione da 500mila a 1 milione la soglia per gli affidamenti senza gara. Introduce inoltre un principio chissà quanto legittimo: i controlli alle imprese devono essere al massimo semestrali (sostituendo così al criterio della opportunità e della necessità un parametro temporale). Infine una norma salva-mutui (contestualmente Tremonti ha annunciato il disco verde della Banca d’Italia alla creazione della banca del Sud: «nasce un gigante», con 7mia sportelli tra Poste, Bcc e banche popolari). C’è anche la riforma dell’apprendistato che diventa un contratto di lavoro a tempo indeterminato finalizzato all’occupazione dei giovani. Il decreto è stato presentato ieri da Sacconi.

IL SOLE 24 ORE, ovviamente, dedica l’apertura e molto spazio (da pagina 2 a pagina 13, con in più il testo integrale da pagina 16 a pagina 39!) al decreto sviluppo. Il titolo di apertura sintetizza così “Casa e fisco più semplici”. Di spalla il commento è affidato ad Alberto Orioli “Fantasia positiva con poche risorse”: «Alcuni segnali di sistema si vedono, nonostante permanga il macigno del debito che non consente slanci nella spesa e impedisce il reale dispiegamento di robuste “politiche della domanda”. Che per ora restano affidate alle nuove iniziative per la valorizzazione delle coste e a quelle sul piano casa, la cui rinnovata edizione si spera non incappi più nei veti delle Regioni o nelle resistenze dei Comuni, finora vero impedimento nella realizzazione. Per questo Giulio Tremonti e la squadra di ministri interessata ha lavorato soprattutto sul lato dell’offerta. Semplificazioni, accorpamenti dei controlli, crediti d’imposta, rivalutazioni dei terreni e procedure più rapide per la cessione dei beni obsoleti (ampliati). Una operazione a costo zero, o poco più, ma di stimolo indiretto perchè, come ha spiegato Tremonti, «non sarà la spesa pubblica il motore della ripresa». È proprio questo, però, il nodo principale: le iniziative risultano spot e non ancora strutturali proprio per problemi di finanziamento. Ancora grandi assenti le liberalizzazioni, a cominciare dalle società municipalizzate, dove 4 su 5 sono in perdita, e spesso gemmano solo “poltronifici” ad uso micro-elettorale.  Parte, tuttavia, l’authority per l’acqua, un segnale importante per la trasparenza delle regole in un mercato che ancora non è un vero mercato (sempre che non si riveli come un espediente escogitato solo per evitare il referendum).  Il resto, se non incapperà in assalti parlamentari o in complicate fasi attuative (per ora non alle viste), appare comunque significativo. Il nuovo fisco diventa sanzionabile nel caso di accanimento verso il contribuente: non è poco, è senza dubbio una svolta di immagine oltre che di sostanza».

Sotto al titolo “Il rilancio dell’Italia – Silvio sveglia gli industriali” IL GIORNALE  dedica cinque pagine. Sono analizzate le diverse parti del decreto sotto a titoli rassicuranti come “Stop ai controlli ossessivi, punito chi vessa le aziende”, “Via ai bond per il Sud e alla revisione mutui”, “Subito 67mila assunti contro il precariato”. Senza mezzi termini il fondo  di Francesco Forte: “Questa è davvero una riforma liberale”. Il professore di economia scrive: «Il decreto si basa infatti su tre principi cardine della dottrina economia di mercato – da quando è iniziata la controrivoluzione anti dirigista del presidente Usa Ronald Reagan con la sua teoria della supply side economy, ossia dell’economia basata sull’incentivazione dell’offerta: privatizzazioni,  liberalizzazioni,  deregolamentazioni. C’è anche un antipasto di un quarto principio quello della riduzione delle imposte per stimolare l’offerta, concetto ben diverso da quello della riduzione tributaria per far crescere la domanda di consumi che agisce tramite deficit di bilancio».

«Sviluppo, decreto con polemiche» è il titolo del taglio centrale de LA STAMPA. I contenuti vengono descritti da pagina 12 a 15. L’apertura è per gli interventi sull’edilizia: «Ripresa, si punta sul mattone», con un’intervista alla vicepresidente di Confindustria Diana Bracco: «Idea buona ma troppi ostacoli per avere gli sgravi». Mentre sulla «polemica sul mare: spiagge ai privatiper 90 anni», si registra l’esultanza del sindacato degli stabilimenti balneari: «Giusto tutelare gli investimenti a lungo termine». Ma è l’editoriale di Mario Deaglio a valutare il peso deiprovvedimenti del Governo. Il titolo è «Senza soldi non si cresce». Scrive l’economista: «Le nozze con i fichi secchi: questo modo di dire toscano che si riferisce all’atteggiamento di chi vuole realizzare qualcosa senza averne i mezzi, e perciò rischia di rendersi ridicolo, descrive abbastanza bene il «decreto sviluppo» varato ieri dal Consiglio dei ministri. L’affermazione del presidente del Consiglio che il decreto «non graverà sui conti dello Stato» mostra chiaramente i limiti di questo provvedimento: la crescita dell’economia non deriverà, come per magia, da una manciata di micro-misure come quella sulle facilitazioni alle imprese per disfarsi di beni obsoleti, o la soppressione dell’obbligo di compilazione della scheda carburanti per chi paga con moneta elettronica, o la soppressione del limite d’età per la carta d’identità elettronica». Certo, ci sono «alcune misure di buon senso», riconosce Deaglio, ma nel complesso «non mancano anche provvedimenti discutibili che rischiano di creare dei mostri senza generare sviluppo». Un discorso serio «dovrebbe partire dalla constatazione che è molto difficile per qualsiasi governo “fare sviluppo” senza quattrini da spendere. Il settore pubblico di quattrini da spendere sicuramente non ne ha e il settore privato, come mostrano anche i dati sul forte calo del risparmio delle famiglie, ne ha sempre meno». Purtroppo «a discorsi di questo genere non sembrano preparate né la maggioranza né le opposizioni».

Su ITALIA OGGI sono ben 9 le pagine dedicate al decreto sviluppo. Il taglio è tecnico per la maggioranza dei pezzi. I temi approfonditi sono soprattutto quelli che riguardano gli interessi dei professionisti e delle imprese come l’innalzamento delle soglie entro cui si può godere del regime di favore nel pezzo “Contabilità semplificata per molti”;le novità Iva e la comunicazione degli acquisti tracciati dagli operatori finanziari “Spesometro con confini ristretti”; la rinegoziazione delle rate dei finanziamenti “Mutui, arriva la rinegoziazione”; le misure di incentivo fiscale “Deducibile la ricerca fatta in casa” ;le principali novità del Patto di Famiglia “Più respiro al Patto di Famiglia”; e tutte le novità sul permesso di costruire sprint “Edilizia, permessi in 90 giorni”. L’unico commento è affidato a Marco Bertoncini che nella sua consueta nota politica a pag 2 “Ricucita la maggioranza vanno fatte le riforme” scrive:«Berlusconi in realtà, sa perfettamente che, di là dello sfoggio d’immagine il problema reale consiste nelle riforme. Milioni di elettori lo votarono perché cambiasse le nostre strutture. Non da oggi essi vorrebbero passare all’incasso. Il Cav è convinto di dover dar loro soddisfazione. Qui però, cominciano i dolori». Quello principale è il tempo:«Se il Cav non fissa un cammino rigoroso, rischia di arrivare scoperto alla fine del mandato».

IL MANIFESTO dedica al Dl sviluppo solo lo spazio di un boxino a pagina 8. Titolo: «Spiagge ai privati e opere pubbliche alle cricche». Le spiagge «non sono state messe in vendita maè come se lo fossero, prestate ai privati per 90 anni», gli appaltiinvece «saranno più abbordabili da qualsiasi cricca che potrà vederseli assegnati fino a un milione di euro (finora il limite era 500mila) senza alcuna gara pubblica».

AVVENIRE sceglie di dedicare l’apertura all’emergenza “monnezza” riesplosa a Napoli. Al decreto sviluppo è riservato un titolo a centro pagina “Economia, via alla scossa a costo zero. Spiagge ai privati. Ed è subito battaglia”. I servizi a pagina 11 illustrano le misure adottate (almeno sulla carta): bonus per gli assunti al Sud, aiuti a chi cambia mutuo e rilancio del Piano-casa e poi credito d’imposta per la ricerca, nuove procedure sugli appalti, controlli “più morbidi” per le imprese. Per Berlusconi si tratta di «10 articoli che sono motori di sviluppo, ma senza spesa pubblica». Scrive AVVENIRE: «Con questo provvedimento il Governo punta a rispondere alle critiche piovute in questi mesi dalle imprese. Alle quali il Cavaliere ha lanciato un messaggio preciso: “A Confindustria dico di fare qualcosa per noi, e che non sia solo il Governo a fare qualcosa per loro”». Per le imprese «Lo sforzo c’è». Confindustria ritiene che «le misure contenute nel Decreto Sviluppo siano “positive”, ma chiede che vengano quantificate le risorse messe a disposizione per il credito d’imposta per la ricerca». Per quello che riguarda il Mezzogiorno, invece, Confindustria ribadisce che «i provvedimenti efficaci per lo sviluppo devono riguardare la fiscalità a beneficio del rilancio degli investimenti e della produttività… ma nel decreto ci sono tantissime cose che testimoniano uno sforzo da parte del governo di andare incontro alle esigenze delle imprese e della collettività». In un articolo di spalla si affronta lo scontro sul caso demanio con la concessione degli arenili per 90 anni. Ieri però Tremonti ha precisato che «non c’è nessuna vendita sulle spiagge che restano pubbliche. In realtà per chioschi e centri balneari ci sarà un “diritto di superficie” per il quale bisogna essere in regola con fisco e previdenza». Insorgono Legambiente, che  parla di “rischio cementificazione”, WWF e Codacons. Mentre il verde Angelo Bonelli fa un po’ di conti: «Con meno di mille euro al mese si potrà affittare uno stabilimento da 10mila metri quadrati per 90 anni». Infine sono evidenziati in un box i commenti del vicesegretario Pd Enrico Letta (“Il decreto per ora non c’è: ogni anno in campagna elettorale il governo fa qualcosa sulla casa, ma l’impressione è che sia propaganda e non cose concrete”), del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli (“Misure nella giusta direzione”) e di Massimo Donadi dell’Idv (“Spiagge? Per metà una polpetta avvelenata e per l’altra una vergogna”).

 

E inoltre sui giornali di oggi:

 

SCUOLA
IL CORRIERE DELLA SERA – A pag. 27 il Corriere riprende il dossier pubblicato da Tuttoscuola  che misura la qualità del sistema scolastico pubblico italiano provincia per provincia. Dal mix dei 96 indicatori presi in considerazione dall’analisi (risorse, strutture, organizzazione, servizi, condizione del personale, risultati scolastici ecc) al primo posto risulta Biella, settima Milano, al 71esimo Roma e chiude Isernia. In appoggio, un pezzo di Gian Antonio Stella di approfondimento e spigolature sul dossier, e la condizione della scuola italiana.

SOCIAL HOUSING
IL SOLE 24 ORE – “Social housing da 2,7 miliardi”. «Quasi 300 milioni statali hanno fruttato oltre 15mila alloggi economici, per un volume di investimenti di oltre 2,7 miliardi in totale. L’approvazione della prima, corposa, tranche del piano di social housing è il pezzo forte del super Cipe di ieri, dove figurano molti investimenti in infrastrutture, con assegnazioni sia a opere specifiche (Brebemi, Tirrenica, Mose), sia a stazioni appaltanti (Anas e Rfi). I 298,6 milioni messi sul piatto dal ministero delle Infrastrutture rappresentano l’80% dei 377,8 milioni assegnati ai programmi regionali previsti dal piano casa. La tranche approvata ieri include i programmi di 15 Regioni. Restano fuori il Lazio (che ha inviato il suo programma al ministero solo lo scorso 4 maggio), Friuli Venezia Giulia, Calabria, Abruzzo e Valle d’Aosta. All’appello mancherebbe anche la Provincia di Bolzano, titolare di 6 milioni statali. L’Ente sembra però orientato a non partecipare al programma e a restituire i fondi assegnati. Le risorse statali hanno attivato un cofinanziamento di 440 milioni di Regioni, Comuni e aziende casa. Ma la vera primadonna è l’imprenditoria privata. Sui 2,7 miliardi di investimenti totali, ben 2 miliardi arriveranno da imprese, coop e finanziatori che hanno concorso in quasi in tutte le Regioni. La massima partecipazione si è registrata in Liguria (155 milioni), Piemonte (112 mln), Sicilia (99 mln) ma il record spetta alla Campania, con un 1,4 miliardi, tutti privati.  Il cofinanziamento privato si spiega con la possibilità di integrare i programmi edilizi economici con iniziative immobiliari di ampio respiro, rivolte al mercato libero, con residenze, negozi, uffici, parcheggi e altro ancora. In questa prospettiva, il piano casa potrebbe stimolare la riqualificazione urbana su vasta scala. Oltre al primato dell’investimento privato, la Campania ha anche quello del numero di alloggi (7.059), quasi la metà dell’intero programma. Dopo il Cipe serve l’ok in conferenza unificata e l’approvazione dei programmi con Dpcm».

 

POVERTÀ
AVVENIRE – A pagina 3 reportage da New York sugli homeless, che negli Stati Uniti sono oltre un milione. Il fallimento dei programmi di formazione professionale e disintossicazione ha spinto le associazioni americane a rivedere la strategia di intervento., Da uno dei padri di Facebook l’idea di un network per collegare e far conoscere i progetti di solidarietà. A pagina 18 si parla invece del rapporto Onu che lancia l’allarme sui 42 milioni di nuovi poveri in Asia causati dal rincaro dei generi alimentari.

 

ENERGIA
AVVENIRE – A pagina 10 si parla del “Rebus rinnovabili”: dopo l’intesa tra i ministri Romani e Prestigiacomo è stato firmato l’atteso decreto per gli aiuti al solare, ma partono le cause di aziende straniere che si sentono danneggiate dal provvedimento del Conto Energia e chiedono 500 milioni di risarcimento. Nel periodo transitorio – questo e il prossimo anno – è prevista una riduzione progressiva degli incentivi e un tetto di spesa massima solo sui grandi impianti. Un box evidenzia i Pro (Più certezza per le aziende) e i Contro (Troppi vincoli e contraddizioni) del provvedimento.


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