Politica
Decreto sicurezza, cosa cambia
A cura della redazione di Vita. Sintesi di Franco Bomprezzi
di Redazione
Succede spesso che di una legge si parli a lungo prima ancora che sia approvata, e poi, quando il Parlamento vota, i giornali si limitano a un pezzo di cronaca. A parte il lodo Alfano, che sicuramente ha una forte valenza politica, il decreto sicurezza, che da ieri è legge dello Stato, tocca da vicino la vita di tutti i cittadini.
All’insegna del “prima leggere e capire”, Il Sole 24 Ore si rivela oggi il miglior quotidiano e dedica il suo Primo Piano (2 pagine) al decreto sicurezza.
Una pagina (la 4) sulla vicenda minori Rom, uno dei punti più controversi e discussi, con pubblicazione del testo delle linee guida del Ministero dell’Interno diffuse il 17 luglio scorso sugli insediamenti nomadi (notare: la parola “rom” è abolita in tutto il testo per evitare accuse di razzismo, mentre la parola “rom” viene usata negli articoli e nei titoletti del Sole, come dire che i giornali ci mettono davvero del loro). Le notizie, evidenziate dai titoli: “Dall’identificazione nessun data base”.
Nel dettaglio. Il censimento nei campi nomadi è motivato dalla necessità di intervento visto lo stato di emergenza igienico-sanitaria, socio ambientale ed è una risposta agli inviti delle organizzazioni internazionali a risolvere questa “criticità” italiana. I principi. Destinatari dell’iniziativa tutti gli abitanti dei campi a prescindere da religioni e nazionalità, è fatto divieto esplicito al censimento di gruppi o etnie. Il monitoraggio perciò sarà fatto con un foglio notizie in cui non possono essere inclusi i dati su etnia e religione, nessun database apposito come detto. Identificazione. Sulla rilevazione di impronte, poi, piena discrezionalità ai commissari anche se si ricorda che deve essere fatta solo quanto non sia possibile altrimenti l’identificazione. Per rendere più efficaci e meno invasive le operazioni i commissari si avvarranno della Croce Rossa. La rilevazione di impronte ai minori solo sopra i 14, sotto solo in casi eccezionali (per esempio rilascio del permesso di soggiorno e protezione del minore).
Riguardo al resto del pacchetto sicurezza l’altra pagina (la 5) che riassume le altre norme. Corsia preferenziale per processi di evidente allarme sociale, sentenze più rapide perché il Pm potrà chiedere processi per direttissima quando le indagini non richiedono sviluppi di indagine (flagranza di reato, per esempio). Espulsioni più facili per stranieri con condanne superiori a 2 anni (sino ad oggi era con condanne sopra i 10 anni), aggravante di clandestinità che aumenta di un terzo la pena. Sanzioni a chi affitta o vende immobili a clandestini (confisca immobile). Poteri dei sindaci rafforzati in materia di ordine pubblico e sicurezza. Confisca estesa ai reati di mafia e condanne inasprite di 2 anni. Inasprite sanzioni ai pirati della strada.
Il testo del Dl viene pubblicato integralmente e commentato nell’inserto alle pagine 35/38.
L’apertura del Corriere della Sera è per il Lodo Alfano, titolo asettico: “Lodo Alfano, Napolitano ha firmato”. Poi le prime 7 pagine sono dedicate all’affaire Tavaroli, dalla 8 alla 11 si riprende il tema giustizia (il premier festeggia: persecuzione finita). L’approfondimento sul decreto sicurezza è a pag 9. Niente di particolare. Si dà conto delle modifiche, già note (in particolare il depotenziamento della norma blocca-processi) introdotte dalla precedente lettura alla Camera. Come al solito il Corriere della Sera su questi temi intervista il presidente della provincia di Milano Penati che si felicita per «l’attenzione al censimento e all’identificabilità delle persone, una volta tolte tutte le discriminazioni» e si lamenta dell’esiguità del numero dei militari che affiancheranno la polizia: «Temo siano inutili. Nella nostra area ci sono 20 uomini e donne delle forze dell’ordine, non saranno 300 militari addestrati ad altro a sconvolgere la situazione».
A mezzo taglio, in prima di Avvenire, «Sicurezza, fatto il pacchetto. Super-immunità già in vigore». All’interno, il titolo dell’articolo è «Sì al decreto sicurezza, da agosto soldati in città». Di fatto una sintesi delle novità principali, che per Avvenire sono la stasi di 18 mesi per i processi già coperti dall’indulto e la corsia per direttissima dei processi per mafia, incidenti sul lavoro, immigrazione clandestina; l’aggravante per i clandestini che commettono reato, con la pena aumentata di un terzo; esercito sulle strade con 3mila uomini; chi uccide un agente di polizia avrà l’ergastolo.
“Berlusconi: persecuzione finita”: sotto questo titolo in prima la Repubblica sceglie di racchiudere tutti i provvedimenti presi dal governo, compreso il pacchetto sicurezza. Di cui parla a pagina 7: “Esercito in città e stretta su clandestini. Intercettazioni, niente carcere per la stampa”: il decreto diventa legge: aggravante per i reati commessi da clandestini, uso di 3mila soldati nelle città, rinvio di 18 mesi per i reati indultati e riapertura dei patteggiamenti («Mini legge ad personam per Mills, dicono i dipietristi»). 161 sì, contro 120 no. Adesso sottolinea Repubblica si apre il capitolo intercettazioni, con aperture della maggioranza. Ghedini: «Non è che si voglia mandare in cella i giornalisti, si vuole solo trovare un sistema per evitare che le intercettazioni continuino a essere propalate prima di finire in mano ai legittimi detentori». cioè gli imputati – scrive Repubblica. Quindi ci si sta orientando verso sanzioni per chi passa i testi e multe per gli editori. Secondo Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia della Camera: «Le intercettazioni sono il banco di prova di una possibile collaborazione parlamentare per arrivare a una riforma condivisa». Ma tutto dipende dal reato di corruzione: se sarà inserito fra quelli che motivano una intercettazione oppure escluso (come continua a chiedere Berlusconi).
La Stampa apre con un pezzo che mette insieme sia il lodo Alfano che il decreto legge sulla sicurezza sotto un unico titolo “Ha firmato una legge immorale” la frase di commento di Di Pietro dopo la controfirma del Quirinale che prevede l’immunità per le alte cariche dello stato.
Nel primo piano la stampa sintetizza così la legge: «Prevede l’impiego di tremila militari nelle attività di controllo del territorio, l’aggravante (di un terzo della pena) per i reati commessi dai clandestini, l’aggravante (ergastolo) nel caso in cui la vittima di un omicidio sia un pubblico ufficiale, pene più severe per chi guida in stato di ubriachezza, la facoltà per i magistrati di sospendere i processi meno importanti per 18 mesi, lo stop al gratuito patrocinio per i mafiosi». Il guardasigilli è raggiante: «Questa è una legislatura che ha una maggioranza solida, che ha un’idea chiara della giustizia, che ha un programma: è l’occasione giusta per procedere e noi non ce la faremo scappare». A settembre il calendario delle priorità stabilità al vertice tra Berlusconi, Bossi e Calderoli: federalismo fiscale, modifica della Costituzione e riforma della giustizia.
Sul dispiegamento di militari nelle città La Stampa intervista il sindaco di Padova Flavio Zanonato. E’ stato il primo ad essere chiamato sindaco-sceriffo, ma sul provvedimento dice che «i militari per le strade a difesa della sicurezza sono solo una misura di facciata». «Basta guardare i numeri del provvedimento che, ricordiamolo, rimarrà in vigore pochi mesi» dice. I militari sono 3mila, divisi in dieci città. A Padova ne toccano 100. Contando i turni ce ne saranno in servizio 20 alla volta. «Io non butto via nulla» dice Zanonato, «li userò in un paio di posti dove più forte è lo spaccio di droga». Ma secondo il sindaco rimane una «misura di propaganda che vale quello che vale», considerando che «i tagli alle forze dell’ordine in dicussione con la finanziaria incideranno più o meno come 15mila o 16mila uomini».
Sul decreto sicurezza il manifesto ha un richiamo piccolo in prima “Via libera del Senato: stranieri diversi per legge”. Il pezzo è a pagina 5, è a piè di pagina, non è firmato, ed è intitolato “Soldati in strada, immigrati nel mirino. La sicurezza del Pdl”. Con il gioco dei neretti nel testo si riportano tutti i nodi più importanti: dalla “corsia preferenziale dei processi” al “patteggiamento allargato”, dalla “aggravante clandestinità” al “carcere per chi affitta a clandestini”, ma si prevede anche la confisca della casa. Un piccolo vademecum che ricorda come tra i processi con precedenza ci siano quelli per immigrazione clandestina, mentre per chi uccide un pubblico ufficiale è prevista un’aggravante che porta all’ergastolo. “Soddisfatto Maroni: «mi auguro – ha detto il ministro degli Interni – che adesso il parlamento approvi il disegno di legge che prevede, tra l’altro, il reato di immigrazione clandestina».
A pagina 5 il pezzo più ampio è di Federico D’Ambrosio (a corredo una fotografia di Giorgio Napolitano mentre firma). Titolo: “Lodo, Napolitano firma e spiega: è legittimo. Di Pietro lo attacca e lancia il referendum”. Titolo e foto si spiegano fin dalle prime righe dell’articolo: “Tutto l’accordo attorno al lodo Alfano è opera sua. L’ok allo scambio con l’emendamento bloccaprocessi, la mediazione per fare in modo che l’opposizione di centrosinistra fosse «durissima» solo formalmente. E persino lo stop al Csm e ai suoi pareri sulla «costituzionalità» del decreto sicurezza. E ora che la legge è fatta, Napolitano ci mette la firma”. E sul fronte giustizia non c’è pace, verso la fine dell’articolo che riporta sia le posizioni di Mancino: «ora mi sono imposto un periodo di tregua» e di Di Pietro: «Nei prossimi giorni ci rivolgeremo alla Cassazione per depositare il quesito e chiederemo le firme…» si legge: “In attesa dell’eventuale consultazione o dei ricorsi dei giudici bloccati alla consulta, il ministro della giustizia Angelino Alfano guarda oltre. Dimenticando di aver promesso a inizio mandato che non ci sarebbe stata alcuna riforma della giustizia, ora al contrario spiega che quell’intervento è ormai al centro della sua attenzione”.
E inoltre sui quotidiani di oggi:
Avvenire – “Sempre più forti le voci per Eluana”, così titola l’apertura di Avvenire. Che spiega nell’occhiello: «Cresce la mobilitazione civile e interviene anche Berlusconi: le leggi le fa solo il Parlamento». All’interno, pezzo sul documento firmato da 22 giuristi (tra cui Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte costituzionale, Francesco D’Agostino ex presidente Comitato nazionale di bioetica, Giovanni Giacobbe presidente del Forum famiglie e Alberto Gambino consulente sui Pacs della Bindi) con la seguente tesi: la sentenza della Corte d’Appello viola la Costituzione e introduce l’eutanasia visto che i giuristi escludono che idratazione e alimentazione siano trattamenti e quindi non ci si può rinunciare. In più, la sentenza rompe con la giurisprudenza perché la rappresentanza serve per favorire e proteggere situazioni soggettive. In sostanza, per loro, Eluana «è stata rappresentata impropriamente». Nell’altra pagina si presenta l’appello delle 34 associazioni laiche impegnate sul fronte stati vegetativi/traumi cranici/cerebrolesioni gravi acquisite: «Uccidere Eluana è aprire le porte all’eugenetica». La Roccella, in questo contesto, ha annunciato entro ottobre un tavolo di lavoro su questo tema, per sapere quante Eluana ci sono in Italia: «Solo con gli strumenti del Registro e dell’Osservatorio potremo calibrare un’adeguata politica sanitaria». E rilancia la possibilità di una legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento (non testamento biologico) condivisa, partendo dal documento del 2003 del Cnb.
Corriere della Sera – pag 21. Berlusconi su Eluana. «Un magistrato, non può fare la legge, la deve applicare. Il potere legislativo spetta al parlamento , è giusto intervenire». Allo stato comunque la sentenza della corte d’appello di Milano è inapplicabile. Per fare le cose alla luce del sole come vuole il padre è necessario che per togliere il sondino sia presente anche un medico dell’ASL. Il medico di base della famiglia (che lavora nella clinica gestita dalle suore) ovviamente non è disponibile. Per trovare qualcuno disponibile ci sono voluti giorni e solo martedì, dopo molti rifiuti è stata individuata una persona. Nel frattempo però il “Nespolo”, l’hospice che avrebbe dovuto accogliere Eluana, ha rigettato la domanda di ricovero perché Eluana non si trova nella condizione di malato terminale. «Devo attenermi ai criteri di gestione delle liste di attesa che abbiamo», conferma il direttore Mauro marinari. Impossibile infine un ricovero temporaneo all’ospedale Manzoni. «Se Eluana arriva senza sondino, noi, per deontologia professionale dobbiamo rimetterglielo», spiega il direttore generale Ambrogio Bertoglio.
La Stampa – dedica un articolo breve in cronache alle dichiarazioni di Berlusconi sul caso Englaro, sottolineando che il sottosegretario del Welfare Eugenia Roccella ha assicurato che il parlamento sta lavorando a un registro e un osservatorio nazionale sugli stati vegetativi e che «in tempi ragionevoli» arriverà una legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento.
Italia Oggi – Immigrazione: “Regolarizzazioni caso per caso”. Bruxelles sta preparando le linee guide comunitarie. Tante buone intenzioni nei preamboli, ma stop alle regolarizzazioni di massa, via libera a regolarizzazioni eccezionali e caso per caso, per motivi umantiari, o economici (richiesta della Spagna, ma non si capisce bene che cosa voglia dire). Potrebbero cambiare anche le regole sui matrimoni.
La Repubblica – p. 19: Due miliardari contro “Big Tobacco”: Bill Gates e Michael Bloomberg stanziano 500 milioni di dollari (250 a testa, in più anni) per lanciare una crociata contro il fumo nei paesi in via di sviluppo, dove i produttori delle bionde stanno creando nuovi dipendenti con spregiudicate strategie di marketing. Per un consumatore in meno negli Usa, ve ne sono 3 in Africa, Asia e Sud America.
Il giornale – pagg. 8-9 sulla sedia elettrica come giostra al lunapark di Milano. A parte pezzi di cronaca: un euro il costo del biglietto. Codacons che ha chiesto (e ottenuto) il sequestro dell’attrazione. Il giostraio, Renzo Biancato che dice: «vado fiero. i bambini sanno distinguere fra finzione e realtà». Dalla prima commento di Stenio Solinas che dice: “Il problema è che abbiamo paura della morte”. E via annoverando libri e film cult dei teen ager che sono un concentrato di splatter. Quindi niente scandali rispetto alla giostra dell’idroscalo milanese. “Mi ha colpito invece la foto dei due cadaveri sulla spiaggia nell’indifferenza – aggiunge Solinas – . Ecco il trionfo della morte come rimozione». Il caso del manichino ripropone il problema del rapporto con la morte: «nel corso dei secoli la morte familiare ci è venuta dapprima estranea, poi nemica, ma una nemica di cui si finge di ignorare la potenza e l’esistenza. oggi il posto della morte non c’è. Il rifiuto della morte è una fuga dalle responsabilità individuali, è un no a tutto quanto provoca dolore».
Il manifesto – In prima il richiamo al nuovo incidente alla centrale nucleare francese di Tricastin: contaminati 100 operai. A pagina 10 l’articolo di Lucia Sgueglia ricorda che è la stessa centrale da cui il 7 luglio sono fuorusciti 74 kg di uranio. “Ieri, il direttore dell’impianto Alain Peckre ha qualificato l’accaduto come un «fatto senza gravità», proponendo di classificarlo al grado zero della scala internazionale Ines (international Nuclear Event Scale), che ne contempla 7. L’Asn decide invece di assegnargli il livello 1. Ma per Tricastin, 160 km dal confine italiano, non una centrale, ma una «piattaforma nucleare» che ospita ben 8 impianti diversi, il secondo complesso di questo genere per grandezza in Francia, è una débacle. Non manca il commento di Di Pietro che invita il governo a ritirare la proposta di tornare al nucleare in Italia, mentre il ministro ombra del Pd all’ambiente, Ermete Realacci, denuncia la «mancanza di trasparenza sconcertante» dei francesi.
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