Formazione
Decreto scuola, via l’imu per le paritarie
Via il bonus maturità, via l'Imu per le scuole gestite da onlus, 26mila insegnanti di sostegno assunti e permesso di soggiorno valido per tutto il corso di studi. Giovanni Vinciguerra analizza il decreto Carrozza e lo mette a confronto con le 6 idee del dossier di Tuttoscuola
Oltre 26mila docenti di sostegno assunti a tempo indeterminato, passando dall’oraginico di fatto a quello di diritto, dando così una risposta stabile a più di 52.000 alunni oggi assistiti da insegnanti che cambiavano da un anno all’altro. Cento milioni di euro per aumentare il Fondo per le borse di studio degli studenti universitari a partire dal 2014 e per gli anni successivi. 15 milioni di euro per la lotta alla dispersione scolastica, in un programma di didattica integrativa che contempla una didattica individuale e il prolungamento dell’orario per gruppi di alunni nelle realtà in cui è maggiormente presente il fenomeno dell’abbandono e dell'evasione dell'obbligo e altri 15 milioni spendibili subito per la connettività wireless nelle scuole secondarie, con priorità per quelle di secondo grado. Altri 13,2 milioni per potenziare l’insegnamento della geografia generale ed economica. Altri 8 milioni per finanziare l'acquisto da parte di scuole secondarie di libri di testo ed e-book da dare in comodato d'uso agli alunni in situazioni economiche disagiate. Dieci milioni di euro per il 2014 per la formazione del personale scolastico, in particolare per rafforzarne le competenze digitali, formarli in materia di percorsi scuola-lavoro e potenziare la preparazione degli studenti nelle aree ad alto rischio socio-educativo. Altri 10 milioni nel 2014 serviranno per l’accesso gratuito del personale docente di ruolo della scuola nei musei statali e nei siti di interesse archeologico, storico e culturale. Ma c’è anche lo stop al “bonus maturità”, il credito basato sul voto conseguito all'esame di Stato, valido per i test d'accesso all'università. E l’eliminazione dell’IMU per le scuole paritarie gestite da Onlus. E il sì alle detrazioni fiscali al 19% per le donazioni fatte a favore di università e istituzioni di alta formazione artistica che riguardino l’innovazione tecnologica, l’ampliamento dell’offerta formativa, l’edilizia. Vietato il fumo anche nei cortili, nei parcheggi, negli impianti sportivi di pertinenza delle scuole. Sì all’estensione del permesso di soggiorno per studenti stranieri che copra tutta la durata del corso di formazione, superando la necessità di rinnovarlo ogni anno.
Si chiama “L’Istruzione riparte” ed è il decreto legge licenziato questa mattina dal Consiglio dei Ministri all’avvio del nuovo anno scolastico e accademico. Il decreto vuole «gettare le basi per la scuola e l’università del futuro, restituendo ai settori della formazione centralità e risorse», dice il comunicato del Governo. In tutto 400 milioni investiti nella scuola, dopo anni di tagli. Ne parliamo con Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola, che nei giorni scorsi ha presentato un corposo dossier dal titolo “Sei idee per rilanciare la scuola”.
Direttore, che ne pensa di quanto deciso dal Consiglio dei Ministri di oggi?
È un segnale di attenzione molto positivo. Detto ciò, 400 milioni non sono poi molti per una realtà che ogni anno spende, solo in stipendi, 40 miliardi di euro. Logicamente si potranno fare solo alcune cose, l’importante sarà spendere bene quei soldi.
Facciamo un esempio sugli insegnanti di sostegno: oltre 26mila stanno per essere assunti nell’organico di diritto.
È una cosa che chiedevamo da tempo, ma la precarietà degli insegnanti di sostegno è molto diversa sui territori. Nella scuola primaria e dell’infanzia a Caserta sono precari solo il 3% degli insegnanti di sostegno, a Cremona il 75%. Il famoso rapporto 1 a 2 non è realizzato allo stesso modo in tutta Italia: capisco che togliere insegnanti da una regione per spostarli su un'altra era complesso, oggi con le nuove assunzioni serve l’attenzione di fare le nuove assunzioni solo nelle regioni “sguarnita”.
Pochi giorni fa avete lanciato questo dossier “Sei idee per la scuola e contribuire alla crescita del Paese” (una sintesi, in allegato). Perché?
Ci occupiamo di scuola per mestiere, da 35 anni, ma ci siamo resi conto che serviva un salto di qualità nel dibattito pubblico sulla scuola. Serviva mettersi degli altri occhiali, cambiare la visione e la mentalità. Non abbiamo la pretesa di risolvere tutti i problemi della scuola, né quella dell’originalità.
La scuola che disegnate è una scuola meravigliosa: aperta il pomeriggio, dove le famiglie possano trovare servizi e proposte di educazione non formale e informale, aperta in estate, attenta alla dispersione scolastica…
Il nucleo centrale della nostra idea è “più servizi, più risorse”, ribaltando il vecchio patto non scritto “ti pago poco, ti chiedo un po’ meno”. Mettere più servizi dentro la scuola è la chiave di volta, il modo per attrarre risorse e anche per generare più occasioni di lavoro, contribuendo a risolvere il problema del precariato. L’alternativa qual è?
Qual è?
Continuare così non ha futuro. Su cosa intervieni? Certo ci sarebbe bisogno di allineare gli stipendi degli insegnanti italiani a quelli dei loro colleghi europei, ma solo quello costerebbe 3 miliardi l’anno, mentre noi oggi siamo nelle condizioni di dover festeggiare per 400 milioni, come dicevamo all’inizio. Puntare sull’integrazione fra la scuola, l’educazione formale, e quella non formale e informale – ripeto – invece permette di attrarre risorse. Interesse ce n’è, diversi dipartimenti di partiti, diversi onorevoli ci hanno contattato. Anche il servizio studi del Quirinale.
Ma gli insegnanti? Loro sono disponibili?
Certo non chi è entrato nella scuola per fare un secondo lavoro. Per tantissimi insegnanti però non si tratta di lavorare di più, ma di lavorare meglio, all’interno di una struttura e di un’organizzazione diversa. Credo che molti più ancora saranno disponibili nel momento in cui si capirà che è un modo per portare risorse alla scuola.
Cosa vi aspettate esca da questo dibattito?
Un dibattito utile a quella costituente sulla scuola di cui ha parlato il ministro Carrozza. Certo serve una vera autonomia della scuola, con pari dignità fra le scuole pubbliche e paritarie, con i fondi assegnati in base a criteri oggettivi di valutazione del servizio, nel senso che se non ci sono i risultati si tolgono i finanziamenti. Speriamo che si aprano nuove prospettive per la scuola. Noi faremo altre proposte, la prima sarà sul digitale. Stiamo andando troppo lentamente, l’anno scorso le scuole completamente digitalizzate dal Miur erano appena 14 su 9mila…
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