Politica

Decreto Rilancio: tanti legittimi interessi, nessuna visione

Si è da poco conclusa a Palazzo Chigi la riunione del Consiglio dei Ministri che ha approvato il decreto Liquidità. Il commento del dirigente nazionale Acli e co-portavoce di Investing in Children Italia: "Si poteva scegliere se avere un’idea nuova di Paese o fare un elenco analitico di misure: si è scelta la seconda strada. Centinaia di pagine, 256 articoli, 55 miliardi distribuiti senza visione"

di Gianluca Budano

Il Decreto “Rilancio” inietta risorse innegabilmente importanti nella società italiana. Iniezione parcellizzata in qualche decina di interventi straordinari, dove il rinnovo della Naspi e dell’incentivo per autonomi e professionisti o gli ammortizzatori sociali o il sostegno al fotovoltaico, vengono messi sullo stesso piano degli interventi per l’infanzia, per le famiglie, per l’istruzione e per la diversabilità. Nulla di nuovo, un deja-vu delle leggi di bilancio degli ultimi anni, ma che una fase così drammatica avrebbe potuto interrompere. Centinaia di pagine, 256 articoli, 55 miliardi distribuiti senza visione"

Un’occasione persa per definire nel decreto una linea politica di ricostruzione del Paese, (molto attesa dopo quasi due mesi di gestazione), rendendo nette e differenti le politiche dai singoli interventi, decidendo se valorizzare la logica di ascoltare e “assecondare” i singoli e legittimi interessi delle “categorie” del Paese (i fili) o di dare rango diverso al tessuto dello stesso, fatto dalle famiglie che hanno tenuto “botta” nell’Italia all’era del Covid-19 e della salvaguardia dei diritti e del patrimonio sociali della nazione (bambini, educazione e istruzione, inclusione e coesione sociale) che non possono essere sullo stesso piano della Naspi prorogata o degli incentivi al fotovoltaico.

Si tratta di un’occasione persa per definire una linea politica di ricostruzione del Paese, rendendo nette e differenti le politiche dai singoli interventi, decidendo se valorizzare la logica di ascoltare e “assecondare” i singoli e legittimi interessi delle “categorie” del Paese o di dare rango diverso al tessuto dello stesso, fatto dalle famiglie che hanno tenuto “botta” nell’Italia all’era del Covid-19

Si può scegliere se avere un’idea nuova di Paese o di elencare un elenco analitico di misure: si è scelta sostanzialmente la seconda strada. Il Paese ha bisogno di regole e di direzioni di marcia, ha bisogno di tessere la trama della ricostruzione post Covid 19. La massificazione dei problemi dell’Italia, dimenticandoci le differenze tra i nord e i sud del Paese vuol dire fare parti uguali tra diseguali (il Fondo di Sviluppo e Coesione viene sfumato nell’originaria finalità di utilizzo prevalente al mezzogiorno del Paese per diventare la cassa per attingere per le materie più disparate, per essere “compensato” da un intervento a sostegno del sud, con un portafoglio svuotato); così come scegliere una decina di incentivi diversi per curare socialmente l’Italia, anziché un’unica iniezione di risorse a carattere universale e progressivo nei confronti delle famiglie italiane, come poteva essere con l’introduzione dell’assegno unico per figlio per determinare una qualche forma di finalizzazione delle risorse ai bambini, significa non voler dare un’impronta chiara alle politiche sociali del Paese nella direzione della natalità e della protezione dei più deboli.

Idem per il rifinanziamento dell’emergenza alimentare con altri 400 milioni da destinare a buoni spesa o soluzioni similari a gestione comunale, senza nessun criterio omogeneo che garantisca parità di trattamento a tutti i cittadini italiani; ma su questo l’Ordinanza che dovrà adottare la Protezione Civile Nazionale può porre rimedio alle 7904 disuguaglianze generate dai 7904 requisiti di accesso della precedente edizione, fissando criteri comuni per i 7904 Comuni italiani. E infine il pensiero non può non andare al “bottino” modesto portato a casa dai diversamente abili, per i servizi educativi per l’infanzia e per le politiche di conciliazione vita lavoro, che purtroppo rasentano l’ovvietà.

Resta la speranza che i tanti fili che il Governo ha tessuto nella decretazione d’urgenza, veda una fine tessitura del legislatore e dei gruppi parlamentari in sede di ratifica e una capacità esecutiva della Pubblica Amministrazione di attuare e raffinare le misure per ergerle a un abito che, più che comodo per il Paese che deve vestirlo, sia funzionale ed efficace per tutte le stagioni dell’anno e degli anni a venire.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.