Politica
Decreto lavoro, mezzo milione di famiglie non avrà accesso ai sostegni economici
Il decreto Lavoro, approvato dal Governo, sancisce il superamento del reddito di cittadinanza e l'introduzione della nuova misura di contrasto alla povertà, attraverso gli strumenti dell'Assegno d'inclusione e del supporto formazione e lavoro. «Si rinuncerà, di fatto, al principio del reddito minimo e dell'universalismo selettivo, applicato in quasi tutta Europa, riducendo la platea degli aventi diritto e rendendo inaccessibile l'Assegno d'inclusione per molte persone e famiglie in condizioni di effettivo bisogno», spiega Antonio Russo, portavoce dell'Alleanza contro la povertà
di Redazione
Il decreto lavoro, appena approvato dal governo, sancisce il superamento del Reddito di Cittadinanza e l'introduzione della nuova misura di contrasto alla povertà, attraverso gli strumenti dell'Assegno d'inclusione e del Supporto formazione e lavoro. «Con il passaggio al Senato, sono state accolte alcune delle richieste di modifica avanzate dall'Alleanza contro la povertà, ma resta l'approccio categoriale caratterizzante la riforma, con il quale si rinuncerà, di fatto, al principio del reddito minimo e dell'universalismo selettivo, applicato in quasi tutta Europa, riducendo la platea degli aventi diritto e rendendo inaccessibile l'Assegno d'inclusione per molte persone e famiglie in condizioni di effettivo bisogno», afferma il portavoce dell'Alleanza contro la povertà, Antonio Russo.
I numeri citati dall’ufficio parlamentare di bilancio sono chiari: solo il 58% delle famiglie che riceve oggi il Rdc potrà ricevere domani l’AdI. Questo significa ben 500mila nuclei (823mila persone) in meno, con un risparmio di costo pari a circa 2,7 miliardi di euro. Come si legge nel documento, “dei quasi 1,2 milioni di nuclei beneficiari di RdC, circa 400mila (il 33,6 per cento) sono esclusi dall’AdI perché al loro interno non sono presenti soggetti tutelati. Dei restanti circa 790mila nuclei in cui sono presenti soggetti tutelati, circa 97mila (poco più del 12 per cento) risulterebbero comunque esclusi dalla fruizione dell’AdI per effetto dei vincoli di natura economica”. Dal punto di vista del beneficio medio, ne avrebbero vantaggio solamente le famiglie con 5 o più componenti, mentre tutte le altre subirebbero in media delle perdite.
«Il provvedimento», si legge nella nota stampa dell'Alleanza Contro la povertà, «già contemplava, nella sua versione originaria, alcuni elementi migliorativi rispetto al RdC, come la separazione dell’Assegno unico per i figli (determinando un maggior beneficio solo per alcune famiglie con minori, mentre una buona parte beneficerà di assegni inferiori, o non ne beneficerà affatto), o la franchigia di 3mila euro, che consente un cumulo parziale del nuovo reddito da lavoro con il sussidio. Gli emendamenti approvati in Senato hanno introdotto ulteriori elementi migliorativi (come l'inclusione delle donne vittime di violenza, i soggetti inseriti nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere costituiscono sempre nucleo familiare a sé, anche ai fini Isee, e la reintroduzione dei Caf quale sede per la presentazione delle domande».
«Resta comunque, da parte dell'Alleanza contro la povertà in Italia, la preoccupazione per l'impatto di questa misura e per l'eliminazione del principio dell'universalismo selettivo, quindi la valutazione complessivamente negativa dell’intero provvedimento», conclude Antonio Russo. L’Alleanza nelle prossime settimane porterà le proprie riflessioni e proposte all'attenzione delle Istituzioni e della pubblica opinione.
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