Immigrazione
Decreto flussi: c’è il sì della Camera. Ma il testo è rigido e inefficace
Il decreto regola l’ingresso in Italia di lavoratori e lavoratrici dall’estero. «Non c'è il superamento del click day o la possibilità di assumere persone già presenti sul territorio ma rimaste senza documenti. Né sono state introdotte misure di garanzia per le decine di migliaia di vittime di questo sistema iniquo», dichiarano le realtà che hanno promosso la campagna "Ero straniero", portata avanti da una rete di organizzazioni impegnate a imporre nel dibattito pubblico il tema della gestione dei flussi migratori
di Redazione
«Il testo del decreto 145/2024, così come approvato oggi dalla Camera con voto di fiducia, è decisamente peggiorato dopo l’esame parlamentare», dichiarano le realtà che hanno promosso la campagna “Ero straniero“, portata avanti da una rete di organizzazioni, laiche e religiose, impegnate a imporre nel dibattito pubblico il tema della gestione dei flussi migratori e la necessità di una riforma.
«Nessuno degli emendamenti che abbiamo suggerito e che avrebbero potuto scardinare l’impianto rigido e inefficace che regola l’ingresso in Italia di lavoratori e lavoratrici dall’estero, come il superamento del click day o la possibilità di assumere persone già presenti sul territorio ma rimaste senza documenti, è stato approvato. Né sono state introdotte misure di garanzia per le decine di migliaia di vittime di questo sistema iniquo, come abbiamo denunciato nel dossier di monitoraggio sugli esiti dei decreti flussi nel 2022 e 2023. Si tratta di persone che hanno fatto ingresso con il decreto flussi, magari hanno anche lavorato per un certo periodo col solo nulla osta, ma che poi non sono state assunte per cause indipendenti dalla loro volontà e sono destinate a diventare irregolari e a vivere e lavorare nel nostro paese nell’invisibilità: a loro va data la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno per attesa occupazione che consenta di trovare un altro impiego e ottenere i documenti, così come chiedevano diversi emendamenti presentati in I commissione nei giorni scorsi, che non sono stati approvati».
«Addirittura», continua l’analisi delle organizzazioni, «come nel caso del ricongiungimento familiare o della possibilità di ottenere un permesso di soggiorno per le vittime di sfruttamento lavorativo, gli interventi sul testo normativo hanno finito per introdurre ulteriori rigidità e ostacoli. Inoltre, quanto stanziato per l’assunzione di personale negli uffici dei diversi ministeri interessati dalla procedura non sarà sufficiente per consentire alla persone straniere di avere risposte dalla pubblica amministrazione sul proprio stato giuridico in tempi certi, senza aspettare anni, come avviene oggi. Gli interventi correttivi minimi introdotti dal decreto – il tetto massimo di domande che un datore di lavoro può presentare, tempi più lunghi per pre-compilare la domanda, l’aumento dei controlli incrociati e automatizzati per verificare la solidità di chi intende assumere, l’interoperabilità tra le banche dati di Viminale e degli altri ministeri ed enti coinvolti – anche se necessari, non intaccheranno i limiti pesantissimi di un meccanismo “scassato”, come l’ha definito lo stesso sottosegretario Mantovano. Ribadiamo la necessità di un approccio nuovo, maggiormente flessibile, come prevedono le nostre proposte superando quote e rigidità inutili attraverso canali diversificati, con l’introduzione della figura dello sponsor, di un permesso per ricerca lavoro e di un meccanismo di regolarizzazione su base individuale, sempre accessibile, senza bisogno di sanatorie»
La Campagna Ero Straniero è promossa da A Buon Diritto Onlus, ActionAid, ASGI, Federazione Chiese Evangeliche Italiane, Oxfam, Arci, CNCA, CILD, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”.
Foto Mauro Scrobogna/LaPresse
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.