Politica

Decreto cultura. Il segno di una svolta

Presentato oggi da Letta e Bray. 500 contratti di tirocinio per l'inventariazione del patrimonio. E soprattutto marcia indietro rispetto alla norma Prodi che sottraeva ai musei le risorse degli incassi

di Giuseppe Frangi

Erano quasi 30 anni che un governo non presentava un decreto interamente dedicato al rilancio della cultura: la ha fatto oggi il governo Letta dando i dettagli delle misure messe a punto dal ministro Massimo Bray. Più ancora che il contenuto è importante il segnale d'inversione di tendenza: finalmente si capisce quanto l'investimento nella cultura possa esse importante per dare ossigeno all'Italia.

Due sono le misure più significative, la prima è un programma straordinario di inventariazione e digitalizzazione del patrimonio culturale italiano, per il quale verranno arruolati 500 giovani under 35 per un tirocinio di 12 mesi. Il progetto parte in quattro regioni pilota Puglia, Campania, Calabria e Sicilia, con i primi 100 ragazzi.

Ma la misura più significativa che finalmente mette fine ad una di quelle regole assurde e inamovibili che caratterizzano la gestione della cultura in Italia è la seconda: dal 2014 il ministero dell'Economia restituirà ai musei gli introiti diretti dei biglietti.

«Questo aspetto ci consentirà di tenere aperti i musei e di utilizzare al meglio le risorse», ha spiegato Bray. In Italia infatti vige una regola (approvata nel 2008 dal governo Prodi: i nemici della cultura non stanno solo nel centrodestra…) in base alla quale gli incassi degli Uffizi, per fate un esempio, finiscono insieme a quelli del più piccolo museo statale al ministero dell'Economia, il quale provvede a girarne la metà al ministero dei Beni culturali, che poi provvede alla redistribuzione secondo criteri che non sono proporzionali ai maggiori o minori incassi ottenuti.

Evidente che un meccanismo come questo disincentiva la direzione dei musei da qualsiasi sforzo per aumentare gli incassi da bigliettazione. Anzi ha provocato una crescita fuori controllo di ingressi gratuiti, che quanto meno permettevano alla fine dell'anno di avere dati statistici un po' migliori. 

Secondo dati 2012 sono entrati gratis uno su due dei visitatori dei musei in Campania e nove su dieci (1.347.316 contro 140.876) in Friuli-Venezia Giulia. Complessivamente lo scorso anno sono entrati gratis nei musei italiani venti milioni su 36 milioni si visitatori complessivi. solo 16 milioni quello che hanno pagato.

Infine il Decreto presenta una misura che si spera contribuisca ad affrontare il Caso Pompei in modo meno estemporaneo: nasce la nuova Soprintendenza archeologica, svincolata da quella di Napoli e Caserta. Pompei avrà un direttore generale del progetto Pompei che dovrà «definire le emergenze, assicurare lo svolgimento delle gare, migliorare la gestione del sito e delle spese», come ha spiegato Bray. C'è da sperare che sia una gestione capace di presentare il Piano che l'Unesco ha chiesto per intercettare i finanziamenti europei previsti per il 2015.


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