Leggi e norme

Decreto Anziani, dalle Regioni un altro niet

Mancata intesa anche dalla seduta straordinaria della Conferenza delle Regioni del 29 febbraio. Arriva invece l'ok dei Comuni. L'obiettivo resta quello di chiudere entro metà marzo

di Sara De Carli

Mancata intesa. Anche giovedì 29 febbraio le Regioni hanno ribadito il loro “no” allo schema di decreto legislativo sulle politiche in favore delle persone anziane e per la non autosufficienza presentato dal Governo per dare attuazione alla legge delega 33 del 2023, già espresso il 22 febbraio. La mancata intesa è arrivata poche ore dopo che il ministro Orazio Schillaci in Parlamento aveva detto che confidava di «trovare nella prossima sede politica della Conferenza una soluzione condivisa in grado di fornire risposte a tutti gli aspetti problematici sollevati».

Dei passi avanti sembrano essere stati fatti (il comunicato dice che «sono state evidenziate, in modo articolato tra le stesse Regioni, criticità che ancora permangono nel provvedimento»), ma per l’intesa serve l’unanimità: di avviso contrario al decreto sono invece in particolare Emilia-Romagna, Puglia, Campania e Toscana. Resta tuttavia il tema di fondo di un mancato coinvolgimento delle Regioni nell’elaborazione della riforma, che all’atto finale sta pesando non poco.

Le regioni giustamente chiedono cosa succederà dopo il 2026 al finanziamento della stessa riforma, quando finiranno le risorse legate al Pnrr: dal 2027 mancheranno le risorse ai servizi aggiuntivi forniti agli anziani negli anni, con evidenti future ricadute negative sui bilanci regionali. Il tema è particolarmente caldo sul versante dei nuovi standard per le strutture residenziali per gli anziani. Resta da chiarire anche il passaggio di quell’articolo 40 aggiunto all’ultimo momento che limita le disposizioni della legge delega alle persone over70, che è contraddittorio con il resto del provvedimento e che sembrerebbe limitare l’età all’accesso di alcuni servizi agli over 70. Inoltre le Regioni hanno evidenziato – e qui torna il tema del mancato coinvolgimento – che non si può escludere tutta la parte sanitaria legata al provvedimento, che è di materia strettamente regionale. Le Regioni e le Province autonome hanno chiesto l’apertura di un Tavolo con il Governo per affrontare insieme questi nodi ancora da sciogliere, per verificare la compatibilità delle risorse finanziarie che garantiscano la copertura a partire dal 2027 e per monitorare l’attuazione del decreto. Le Regioni inoltre, considerato lo sforzo assunzionale che il provvedimento comporta, chiedono al Governo un impegno ad inserire con urgenza, nel primo veicolo normativo utile, una disposizione che preveda una deroga alle assunzioni delle figure professionali previste nel Piano Nazionale per la non autosufficienza 2022-2024 come già è stato fatto per gli assistenti sociali e per il personale volto a garantire il funzionamento del Runts.

È arriva invece l’intesa da parte dell’associazione dei Comuni. «Il decreto legislativo sul quale oggi Anci ha espresso l’intesa arriva dopo un serrato confronto a livello tecnico, per il quale ringraziamo il viceministro Bellucci e la struttura del Ministero del Lavoro; questo provvedimento rappresenta il primo passo di un percorso importante di riforma partito con la legge delega dello scorso anno», ha detto il vicepresidente vicario dell’Anci Roberto Pella, a margine della Conferenza unificata straordinaria sul Decreto anziani. «Per garantire la piena attuazione della riforma abbiamo chiesto un impegno del Governo a prevedere risorse finanziarie aggiuntive e strutturali dirette a favore dei Comuni, attraverso un percorso pluriennale di crescita graduale».

Foto di Lina Kivaka, Pexels

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