Cultura

De Ville, lo zingaro rock dall’anima romantica

Recensione del cd "In Berlin" di Willy De Ville.

di Enrico Barbieri

Quando si dice che non servono chitarre a 20 pedali, batterie faraoniche e tonnellate di suono per scuotere l?anima. In una bella serata berlinese ci si sono messi appena in tre: c?era una chitarra acustica tutta ghirigori barocchi, il piano blues di Seth Farber, e il contrabbasso di David Kayes, fermo e sicuro a tenere la rotta. Su tutto, la voce incredibile di Willy De Ville, capace di mimetizzarsi in ogni anfratto musicale: gridava, graffiava, si liquefaceva in dolci ballate, alcuni l?hanno perfino sentito ululare. Ritrovare De Ville nella forma smagliante di In Berlin è una sorpresa e un?emozione. Il doppio dal vivo riconsegna integro questo zingaro del rock che da troppo tempo latitava. Si capisce che intanto è andato a sud, ha respirato l?aria della Louisiana, lambito i confini del Messico. Il suono è meravigliosamente antico e fuori moda: nei 28 pezzi del doppio (20 del concerto berlinese, più 8 pezzi registrati a Stoccolma) si mischiano ingredienti diversi, ma il sapore predominante è quello blues e rock?n?roll. Con autorità, De Ville affronta classici come Rambling On My Mind di Robert Johnson, Hound Dog di Elvis Presley o Billy The Kid di Bob Dylan. Addirittura, senza smettere pantaloni e giacca di pelle nera da rocker, fa il verso allo chansonnier Gilbert Bécaud. Se lo può permettere De Ville: lo Springsteen zigano che porta ancora a spasso la sua inguaribile anima romantica.

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