Mondo
De Ponte: «Non si può slegare le migrazioni da sviluppo e cooperazione»
Il segretario generale di ActionAid Italia interviene sulla sfida all’Europa lanciata da Johnny Dotti su Vita.it per un grande piano di cooperazione con l’Africa
L’appello di Dotti mette in luce un elemento che anche noi come parte della società civile evidenziamo da anni: e cioè che il tema delle migrazioni è assolutamente interdipendente con quello dello sviluppo e della cooperazione.
Nonostante la UE stessa riconosca in teoria, i benefici delle migrazioni nei suoi documenti ufficiali, poi però nella pratica concentra la sua attenzione su politiche migratorie finalizzate a prevenire e controllare i flussi in funzione delle esigenze (economiche e sociali) degli Stati membri; lasciando di fatto in secondo piano la comunitarizzazione delle politiche di accoglienza, di inclusione sociale dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati. E l’attuazione dell’agenda su migrazioni e sviluppo.
Quindi la cooperazione con Paesi terzi, tra cui anche quelli africani, diventa solo un’offerta di incentivi a combattere l’immigrazione irregolare.
Se prendiamo il bilancio comunitario, risulta chiaro questo sbilanciamento a favore delle politiche di contrasto all’immigrazione irregolare: infatti sugli stanziamenti (a sostegno del Programma quadro di solidarietà e di gestione dei paesi terzi in materia di flussi migratori e asilo) per il 2007- 2013 pari a 4 miliardi di euro, il 46% è destinato al Fondo frontiere mentre solo il 21% al Fondo integrazione e un ancor più misero 17% al Fondo rifugiati.
Con queste cifre è difficile credere che la UE sia in grado di spostare il focus dal controllo e prevenzione dei flussi, all’accoglienza e all’inclusione sociale. O che comprenda davvero che per gestire il fenomeno migrazioni, bisogna investire di più nel partenariato allo sviluppo e in azioni politiche che ristabiliscano l’equilibrio in aree di crisi, come la Libia e la Siria, l’Africa Sub-sahariana.
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