Non profit

De Poli: non basta ritiro emendamento su 75%

E' perentorio il presidente della Fondazione Cassamarca, Dino De Poli, commentando lo stralcio dell'emendamento che portava al 75% la quota delle nomine riservata agli enti locali nelle Fondazioni

di Paolo Manzo

”Non basta”. E’ perentorio il presidente della Fondazione Cassamarca, Dino De Poli, commentando lo stralcio dell’emendamento che portava al 75% la quota delle nomine riservata agli enti locali nelle Fondazioni mentre rilancia l’idea di un ricorso al Tar del Lazio: ”Adesso vediamo cosa succede. Ma io credo che si farà perché non si riforma una riforma appena fatta” sottolinea convinto che ”forse, se potessero tornerebbero indietro” ”Quello che conta comunque è il principio e cioè, che la società civile è più vasta della realtà rappresentata dagli enti locali. Questa è la verità. Certo, – afferma- le istituzioni hanno una rappresentanza diretta, elettorale, ma i loro rappresentanti, una volta eletti, devono guardare alla società civile”. Quella del governo è ”una visione proprio sbagliata” commenta sottolineando che ” si vuole sottomettere una autonomia privata, che è – ribadisce- autonomia privata. Non ci possono dire che cosa dobbiamo fare”. L’Acri, dice De Poli, ”ora è in attesa che sia notificata la forma definitiva del decreto. Poi, dobbiamo sentire cosa dice il Consiglio di Stato, che potrebbe esprimersi anche negativamente in una o più parti del decreto. Quindi solo dopo la notificazione del decreto attuativo, sentito il Consiglio di Stato, l’Acri potrà impugnare tutto, o in parte il decreto. E questa si aggiungerà all’impugnativa fatta ai tempi di Visco”. Come dire ”quel che non farà giustizia il Consiglio di Stato, lo faranno i Tar. L’ordinanza con la quale è stata rimessa la questione dalla Corte costituzionale era pesantissima: sono stati chiamati in causa ben 7 articoli della Costituzione, con riferimento ad un controllo che al massimo potra’ essere di legittimità, ma non certo di merito come invece ‘loro’ vogliono, appunto, il ‘merito”’. E De Poli ricordando i tanti ‘no’ alla riforma che ”riporta la politica all’interno delle Fondazioni” si chiede ”perché mai le altre fondazioni esistenti, la stessa Fondazione Agnelli, non sono sottoposte a questo accanimento terapeutico? Perché il nostro peccato d’origine è che siamo fondazioni bancarie? No, risponde. Spiegando che tutto è imputabile al fatto che ” intorno all’esperienza bancaria e poi alle fondazioni si è formata una classe dirigente che non riescono a demolirle. Ma perché mai devono demolirle se controllandole, possono poi indirizzare la loro attività” chiede ancora. Non manca un attacco al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, reo di ”aver sposato in pieno le richieste della Lega”, e all’adozione delle Sgr: ”che saranno un vero e proprio fallimento. Bloccheranno i patrimoni” dice affermando di non aver ”alcuna fiducia sull’imprenditorialità di strutture altamente burocratiche e gerarchizzate che si caratterizzano per la fuga dalle responsabilita”’


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