Migranti
Ddl Migranti, Caritas: «La garanzia di 5mila euro da parte degli irregolari sa di beffa»
Olviero Forti, responsabile dell’Ufficio politiche migratorie e protezione internazionale di Caritas Italiana, commenta il decreto approvato ieri in Consiglio dei ministri. «Per i minori migranti si aprono scenari preoccupanti», dice. «L’allungamento dei tempi di trattenimento nei CPR riguarderà numero residuale di coloro che giungono sulle nostre coste e non, come è stato presentato dal Governo, una misura che riguarderà tutti gli irregolari che giungeranno», mentre «la garanzia di 5mila euro da parte del migrante irregolare che proviene da Paesi sicuri per evitare il trattenimento sa un po' di beffa».
Olviero Forti, responsabile dell’Ufficio politiche migratorie e protezione internazionale di Caritas Italiana, commenta il decreto d’urgenza (così lo ha definito il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi), approvato ieri in Consiglio dei ministri, con il quale il governo si propone di stanare i presunti falsi minori migranti e di espellerli subito così come i migranti ritenuti socialmente pericolosi anche se richiedenti asilo o già in Italia da anni con permesso di soggiorno.
«Stiamo assistendo da alcuni mesi ad una ricca produzione normativa sul tema dei migranti da parte del Governo Italiano che, in occasione delle varie emergenze susseguitesi da Cutro a Lampedusa, ha ritenuto di dover intervenire su più fronti, tutti animati dalla comune volontà di contenere e scoraggiare gli arrivi, rendendo complicata ai nuovi venuti la permanenza sul territorio nazionale. Già in occasione dell’accordo con la Tunisia, avevamo avuto modo di sottolineare che i “bilaterali” con i paesi di transito non hanno portato tanta fortuna ai vari Governi susseguitisi in questi anni. Mai previsione è stata più azzeccata: dalla firma dell’accordo con il presidente Sayed ad oggi gli sbarchi sono aumentati vertiginosamente».
Secondo Forti si tratta di «un errore tattico che rischia di mettere in discussione la strategia complessiva del Governo che per questo è stato costretto a rispolverare negli ultimi giorni la formula del blocco navale, peraltro impraticabile in quanto istituto previsto dal diritto di guerra che, per definizione, impedirebbe sia l’ingresso sia l’uscita di tutte le imbarcazioni».
Ma, al di là di quella che è stata definita dallo stesso Governo una scorciatoia semantica per implementare nei fatti un’interdizione alle partenze, in collaborazione con le autorità dei Paesi nordafricani e con l’Unione europea, commenta l’esperto di Caritas, «è evidente la difficoltà che sta incontrando nella gestione degli arrivi che devono fare i conti con un sistema cronicamente sottodimensionato, sul quale non si intende investire. E allora si cercano strade alternative, più convincenti sul piano comunicativo, a partire dal noto richiamo alla responsabilità dell’Europa affinché si implementi una redistribuzione dei migranti».
Anche questa, sottolinea, «è una vecchia formula che si scontra ogni volta con i soliti paesi riluttanti, a partire dall’Ungheria. Stessa cosa dicasi per il regolamento di Dublino che abbiamo approvato per ben due volte (Governi Berlusconi e Letta) e che oggi nessuno degli altri paesi vuole ridiscutere. Di fronte ad un quadro così scoraggiante, non rimane che intervenire a livello nazionale con una batteria di provvedimenti, alcuni dei quali già adottati nel passato, sostanzialmente inefficaci oltre che lesivi dei diritti dei migranti».
Più tempi nei Cpr? Misura per pochi
A proposito della previsione circa l’allungamento dei tempi di trattenimento nei Cpr dei cittadini stranieri destinatari di un decreto di espulsione e in attesa della definizione delle complesse procedure di rimpatrio, Forti osserva: «si tratta di un provvedimento che riguarderà numero residuale di coloro che giungono sulle nostre coste e non, come è stato presentato dal Governo, una misura che riguarderà tutti gli irregolari che giungeranno. Anche il decreto del ministro Piantedosi circa la garanzia di 5mila euro da parte del migrante irregolare che proviene da Paesi sicuri per evitare il trattenimento, sa un po’ di beffa. Quanti potranno permetterselo e soprattutto in che misura un provvedimento di questo tipo può contribuire efficacemente alla politica migratoria di un paese?».
L’esperto ricorda che «la Corte di Giustizia europea ha già sanzionato una misura analoga introdotta dall’Ungheria condannandola per incompatibilità col diritto comunitario».
Per i minori migranti si aprono scenari preoccupanti
A proposito del provvedimento che stavolta riguarderà i sedicenni che giungono sul nostro territorio, Forti osserva: «il fatto che non si riesca a garantire a tutti idonea accoglienza ha indotto il Governo a proporre una norma per cui in caso di momentanea indisponibilità di strutture ricettive temporanee dedicate, il prefetto possa disporre il provvisorio inserimento del minore – che ad una prima analisi appare di età superiore ai sedici anni – per un periodo comunque non superiore a novanta giorni, in una specifica sezione dedicata” dei centri per adulti». Inoltre si prevede che “in caso di arrivi consistenti, multipli e ravvicinati” l’autorità di pubblica sicurezza possa disporre immediatamente, già al momento dell’identificazione, “lo svolgimento di rilievi antropometrici o di altri accertamenti sanitari, anche radiografici, volti all’individuazione dell’età”.
«Si tratta di importanti deroghe alla normativa vigente che aprono scenari preoccupanti nella misura in cui non solo incidono sulla condizione dei migranti ma di migranti minorenni. Si rischia di prendere una china molto pericolosa in termini di rispetto dei diritti sui quali ci attendiamo un confronto aperto, anche e soprattutto con la società civile per individuare soluzioni condivise e rispettose dei diritti umani. Diversamente, come ha ricordato il Presidente della Cei, Cardinal Zuppi, si rischia di “politicizzare il fenomeno migratorio, anche condizionati dal consenso e dalle paure”».
Foto in apertuta, Barbara Zandoval by Unsplash
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