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DDL Lobbying: il Senato non esoneri Confindustria e sindacati dagli obblighi di legge
La coalizione #Lobbying4Change, formata da 35 organizzazioni della società civile, unite dall'obiettivo di ottenere al più presto la regolamentazione del lobbying, è stata audita in Commissione Affari Costituzionali del Senato. Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby, l’organizzazione non profit promotrice della campagna, ha evidenziato a nome della coalizione tutte le carenze del testo di legge sul lobbying approvato il 12 gennaio alla Camera e ora in discussione al Senato (Ddl 2495)
di Redazione
Oggi, giovedì 24 marzo, la coalizione #Lobbying4Change, formata da 35 organizzazioni della società civile, unite dall'obiettivo di ottenere al più presto la regolamentazione del lobbying, è stata audita in Commissione Affari Costituzionali del Senato. Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby, l’organizzazione non profit promotrice della campagna, ha evidenziato a nome della coalizione tutte le carenze del testo di legge sul lobbying approvato il 12 gennaio alla Camera e ora in discussione al Senato (Ddl 2495).
Si tratta di limiti che rischiano di rendere inefficace la normativa e che spingono le 35 organizzazioni della coalizione, fra cui Lipu, Greenpeace, ActionAid, AltroConsumo, Fridays for Future, per citare i nomi più noti, oltre ai quasi 19.000 cittadini che hanno firmato la petizione, a chiedere di rendere la legge più equa ed efficace.
Prima di tutto preoccupano le eccezioni previste dalla normativa per Confindustria e sindacati. Secondo l’attuale testo, questi attori, che sono fra l’altro quelli che hanno più contatti con le istituzioni, non saranno sottoposti a obblighi di trasparenza e potranno svolgere la loro attività di lobbying in penombra. Questo mentre tutti gli altri portatori di interessi, dalle società di consulenza al terzo settore, dovranno iscriversi al Registro della trasparenza e segnare i propri incontri con le istituzioni nelle Agende degli incontri. Una disposizione che va contro le indicazioni dell’OCSE, dell’Unione Europea e contro l’evidenza scientifica, come sottolineano 42 accademici italiani, europei e americani in una lettera indirizzata al Senato, che invita a rimuovere queste pericolose e discriminanti eccezioni.
“Mai come oggi, mentre è in corso l’assegnazione delle risorse del PNRR, avvertiamo il bisogno di garantire maggiore trasparenza e partecipazione ai processi decisionali, di fare emergere pubblicamente i contributi di tutti gli stakeholder auditi, le motivazioni che hanno spinto il decisore a compiere una determinata scelta e facilitare le attività di monitoraggio da parte dei cittadini. Il Senato può e deve migliorare questa legge” dichiara Federico Anghelé, portavoce della coalizione Lobbying4Change.
Inoltre, la coalizione chiede al Senato di stabilire un principio di reciprocità tra gli oneri previsti per i portatori di interessi e quelli per le istituzioni: le agende degli incontri, che il testo approvato alla Camera rende tassative per i portatori di interessi, dovrebbero invece essere in capo ai decisori pubblici, con l’obbligo a pubblicarle sui loro siti istituzionali (come avviene nelle istituzioni europee).
Per facilitare la partecipazione degli stakeholder alle decisioni pubbliche, gli iscritti al registro della trasparenza dovrebbero ricevere gli atti istruttori di un provvedimento normativo (bozze, lettere), in modo da superare le attuali asimmetrie informative. E dovrebbero essere consultati in via obbligatoria: la legge prevede l’opzione per le istituzioni di lanciare consultazioni pubbliche. Noi crediamo che le consultazioni dovrebbero essere tassative.
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